Sapevamo che sarebbe stata dura, ma non così lunga! La nostra due giorni nel
Parco naturale Adamello Brenta è iniziata sotto un cielo piuttosto plumbeo dal
parcheggio della Val Brenta, 1260 metri circa di altitudine, a pochi chilometri da Madonna di Campiglio. Carichi come muli da soma ed ignari di esserlo, con uno zaino più grosso di noi, ci siamo incamminati lungo il sentiero in direzione della
Vallesinella, un'ora più sù ed in là della nostra automobile. Da tempo pensavamo di affrontare due giorni di trekking sulle Dolomiti del Brenta seguendo il leggendario
Sentiero Orsi per poi cimentarci nella ferrata più panoramica del gruppo, quella delle
Bocchette Centrali.

Un'ora di facile sentiero permette di raggiungere il
Rifugio Vallesinella ed il grande parcheggio a pagamento (6,00€ l'intera giornata) a 1500 metri, dopo aver superato un ponticello panoramico sulle
Cascate di Mezzo (ideali per rinfrescarsi in caso di giornata afosa!) ed un altro breve tratto in salita. Il trekking continua sul sentiero 317 fino al
rifugio Casinei dove si incontra un bivio. Il percorso è fin qui abbastanza impegnativo (soprattutto l'ultima scalinata del Casinei) perchè si alternano gradoni di terriccio a single track con pendenza elevata.

Dal rifugio Casinei, ottimo per una prima sosta veloce, i cartelli Sat si dividono in 318 (Sentiero Bogani) verso il
rifugio Brentei, 317 in direzione del Rifugio Tuckett, 391 che raggiunge il Brentei (Sentiero Violi) ma con un sentiero più lungo e tortuoso. Imbocchiamo il 317 (che già prima stavamo seguendo) per entrare in un bosco di larici. L'escursione si trasforma magicamente in una semplice passeggiata nella natura dove non è affatto difficile avvistare caprioli o esemplari di avifauna come il ciuffolotto, la nocciolaia e la ghiandaia. In 1 ora e venti di facile ascesa, giungiamo in prossimità del
rifugio Tuckett a 2272 metri.

Dall'area sul retro dell'edificio, dove tavolini e panche di legno rappresentano lo spazio ideale per l'escursionista che vuole riposarsi o fare uno spuntino, si avvista la Bocca di Tuckett anticipata dalla vedretta di brenta inferiore, un lungo nevaio ormai battuto dai tanti già passati di qui. Sopra le nostre teste, i picchi rocciosi della cima di Castelletto inferiore e superiore ci fanno sentire davvero minuscoli.

La salita nella neve mezza sciolta è più faticosa del previsto: le impronte sul manto ombreggiato di grigio aiutano il nostro incedere, ma la pendenza della vedretta sembra respingerci senza pietà. Impieghiamo poco meno di un'ora per raggiungere la
Bocca di Tuckett da dove partono svariate alternative escursionistiche/ferrate: il sentiero attrezzato Benini in direzione del Passo Grostè a nord, ad est il sentiero attrezzato Orsi che conduce al rifugio Pedrotti-Tosa (un bivio più avanti permetterà anche di scendere a Molveno!) ed a sud l'impegnativa ferrata delle Bocchette Alte.

L'inizio del sentiero Orsi è attrezzato con cordini e, visto che non lo abbiamo ancora testato sul campo, decidiamo di indossare imbrago e caschetto. Assicurati alle funi metalliche, ci sentiamo sicuri e procediamo a passo spedito non curanti dei tre metri sotto di noi. Scendendo nel canalone, incontriamo presto la deviazione per la
Val Perse (n° 322) che permette di raggiungere il paese di
Molveno ed il suo lago che già si riesce a scorgere da quassù. Noi continuiamo lungo il 303 ossia il
sentiero attrezzato Osvaldo Orsi che, zigzagando nel cuore delle Dolomiti del Brenta con tratti esposti e paesaggi da quadro impressionista, approda dopo quasi 2 ore 30 al rifugio Pedrotti-Tosa.

Il cielo non è terso come nelle belle giornate di fine estate, ma le nuvole si muovono veloci e ci permettono di scorgere qua e là, le sagome seghettate delle cime dolomitiche, uniche al mondo! Il percorso richiede l'utilizzo di imbrago da ferrata e caschetto. La montagna è per tutti, come diceva l'a
lpinista e fotografo Guido Rey, ma la prudenza non è mai troppa in ambienti selvaggi e talvolta ostili.

A metà del sentiero si attraversa la Busa del Castellaz e, subito dopo, si costeggia la
Busa d'Armi (alla nostra sinistra, facendo poi la ferrata delle bocchette centrali la si ritrova sulla destra!). Il
rifugio Pedrotti-Tosa è sempre più vicino e, lemtamente, il panorama si apre mostrandoci alcune fra le montagne più conosciute del gruppo della Paganella e delle
Dolomiti del Brenta orientale come il Piz Galin.

Il sole stà già scendendo rapido anche se alla fine di questa giornata estiva manca ancora qualche ora. Il rifugio Pedrotti-Tosa è leggermente più in alto del sentiero Orsi e l'ultimo strappo prima di poter togliere imbrago, scarponi e zaino dalle spalle è il più duro della giornata. Bellissima giornata di trekking: dislivello rilevante e 18 km di paesaggi di struggente intensità.

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