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Traversata delle Alpi liguri: da Ventimiglia a Ceparana in MTB
Le Alpi liguri in MTB hanno un fascino particolare. Dal confine con la Francia fino al fiume Magra questo arco aspro e sconosciuto non può mai chiamarsi completamente “montagne” se confrontato con i colossi alpini non troppo distanti, ma non sono nemmeno dolci colline addomesticate. L’orografia delle Alpi Liguri è molto complessa, fatta di profondi e selvaggi valloni incassati tra ripide creste erbose, sferzate dai venti in ogni direzione. Il profumo del mare si fonde e confonde con quello frizzante delle alte quote e i panorami a volte spaziano a 360 gradi e a volte sono imprigionati tra immense distese di boschi...
Traversata delle Alpi Liguri in MTB
La dorsale delle Alpi Liguri e attraversata dall’Alta Via dei Monti Liguri (AVML), un trekking a piedi di più giorni lungo sentieri in quota e paesi caratteristici. Da un po’ di anni a questa AVML si è affiancato un percorso per MTB che se ne discosta laddove il percorso a piedi non è pedalabile. Non è una pista ciclabile, non è una ciclovia e non è un percorso facile né adatto a famiglie o bambini, se non per brevissimi tratti. Non è da sottovalutare da nessun punto di vista. Non so nemmeno se è proprio adatto al cicloturismo inteso nel senso classico. Sicuramente è una splendida cavalcata di più giorni in MTB, per circa 550 km con circa 12.000 metri di dislivelli totali, su terreni spesso impegnativi, ma con grosse soddisfazioni. È Susanna che ha scovato questo itinerario che subito ha affascinato anche me. Qualche settimana di preparativi, ferie a disposizione ed ecco che il colpo della strega (magari sarà una di quelle che ritroveremo a Triora) mi blocca mentre sto cambiando le gomme. Mi rivolgo in extremis a Luana la nostra massaggiatrice di fiducia e mi sento meglio… ma stranamente solo quando sono in bici.
Primo Giorno
Guida Susanna. Io sono appoggiato rigidamente a un cuscino e non riesco a piegarmi. Parcheggiamo la macchina a Ceparana e raggiungiamo la stazione di La Spezia facilmente in bici e, con il treno più bici al seguito, arriviamo a Ventimiglia, punto di partenza di questa avventura. Il percorso da Ceparana a La Spezia è facile ma piuttosto trafficato. Soltanto nei pressi del porto abbiamo trovato una ciclabile. Causa frane, decidiamo di evitare la prima parte e di intercettare il percorso a Pigna risalendo la pista ciclabile della Val Nervina fino alla bella Dolceacqua con il suo caratteristico ponte vecchio sovrastato dal castello dei Doria immortalati dal pittore Monet. A Pigna troviamo le prime indicazioni per la AVML in MTB: un cartello marrone con la freccia della direzione da prendere.Dal cartello ci accorgiamo che il percorso potrebbe essere stato studiato per le ebike e ci sorge qualche preoccupazione: al di là della lunghezza delle tappe che uno si organizza come vuole, pedalare in salita con una bici assistita è tutt’altra cosa e la percezione delle difficoltà, dell’impegno e delle pendenze possono essere diversi! Oggi tappa soft mentre il mal di schiena svanisce miracolosamente mentre pedalo.
Secondo Giorno
La strada SP64, mai trafficata dopo Pigna, diventa SP65 ancor più solitaria e ci porta a valicare il Colle Langan e in discesa a Molini di Triora. Attraversiamo il paese e sulla SP52 raggiungiamo Triora, il paese delle streghe. La sosta è obbligatoria ed è piacevole perdersi tra questi vicoli silenziosi. Scendiamo a Loreto e il suo caratteristico ponte che scavalca la Forra di Taggia, perdendo molto del dislivello guadagnato. Sarà questo un preludio di quel che ci aspetta: un susseguirsi di metri e metri di dislivello conquistati con fatica e sudore svaniti in pochi minuti di discese vertiginose. Taggia!? Ovvio che mi vengono in mente le olive taggiasche e mi sale l’acquolina in bocca. Ci accontentiamo di dolcissime e grosse more di gelso che troviamo sulla strada. Proseguiamo lungo la bellissima e silenziosa SP81 che si affaccia sulla profonda valle che a tratti diventa canyon. Nel tratto finale su uno sperone roccioso che chiude la valle si scorgono i tetti di Realdo, piccolo e caratteristico borgo pietroso semideserto. Il mal di schiena è sempre lì a mordere ma solo quando cammino.
Terzo Giorno
Poco dopo Realdo la strada diventa sterrata e la pendenza si fa sentire. Alla frazione di Borniga uno strappo cementato molto intenso ci fa guadagnare un falsopiano insperato. Dalle maniche corte siamo passati all’antivento. Soffia un vento tagliente e le nuvole nere si sono rinchiuse sopra di noi. Alla Baisse de Sanson, sella al confine con la Francia, decisamente piove, le nuvole sono basse ma sotto di noi il panorama si apre sui valloni impervi che abbiamo appena risalito. Indossiamo tutto quello che abbiamo per ripararci dal freddo e dalla pioggia. Lentamente, in preda ai brividi, raggiungiamo il Passo della Guardia. Le mani fanno fatica a stringere i freni durante questa lunga discesa sassosa e bagnata. Alla Casermetta dismessa facciamo una breve sosta per non raffreddarci troppo, meglio continuare a pedalare per scaldarci. Alla galleria del Colle del Garezzo nemmeno le mucche riescono a stazionare al suo interno talmente forte, fastidioso e gelido è il vento che ci passa attraverso. Penso che se avessimo forato quassù o rotto qualcosa delle bici, saremmo potuti morire assiderati in poco tempo. La lunghissima discesa ci fa perdere rapidamente quota e le temperature rientrano nel sopportabile mentre la pioggia cessa. Poco prima di San Bernardo di Mendatica la strada è interrotta da una frana che ci obbliga ad una faticosa, rischiosa e ripida deviazione immersi in un fango scivoloso. Per fortuna sarà l’unica giornata di brutto tempo che troveremo. Tappa impegnativa anche per il meteo...mentre la schiena era l’ultimo dei miei problemi.
Quarto Giorno
La strada SP1 ci porta al Col di Nava. Mi ricordo piacevolmente delle lezioni di geografia alle scuole elementari e medie, quando si studiavano le varie sezioni delle Alpi e degli Appennini. Un’altra ripida salita ci porta alla Chiesa di San Bernardo d’Antro. Bernardo e Bartolomeo sono nomi che ritroveremo spesso.Una bella strada sterrata panoramica in quota, che passa sotto gigantesche pale eoliche, con un ultimo strappo ripido e sconnesso ci porta a incrociare la SP216 nei pressi del Colle di Caprauna. Due motociclisti tedeschi si stupiscono nel vederci arrivare pimpanti da questa salita e ci salutano col pollice alzato. Raggiungiamo il bel Rifugio Pian dell’Arma per un meritato piatto di ottimi gnocchi. Un fitto bosco in single track, per nulla agevole con le borse e secondo noi evitabile, e la successiva e ripida rampa cementata ci permettono di guadagnare il Col San Bartolomeo, da cui si gode di un panorama spettacolare fino al mare. Da qui una lunghissima discesa sterrata, a tratti molto sassosa e sconnessa, ci fa perdere quota in fretta per raggiungere Ormea sul fiume Tànaro. Lungo la sponda destra corre una ciclabile, a tratti in costruzione, che in un tratto ripido ci obbliga a scendere e spingere le bici. Raggiungiamo Garessio e ci lasciamo incuriosire da questo paese tagliato in due dal Tànaro.
Quinto Giorno
I tornanti della SP582 ci portano al Colle San Bernardo (ancora!!) e alla bella stradina asfaltata che passa sotto altre pale eoliche. Le indicazioni ci fanno sorgere qualche dubbio e ci aiutiamo con il gps. Tra boschi e pascoli, greggi e cani da pastore che ci scortano e controllano, con continui saliscendi su sterrato, raggiungiamo la strada asfaltata del Colle Scravaion e in discesa la placida Bardineto. Seguendo le indicazioni risaliamo la strada sterrata, sassosa e sconnessa e a tratti ripida, che ci porta al Forte Tortagna e al Colle del Melogno. Silenzio e solitudine per chilometri e chilometri di boschi. Evitiamo un tratto dell’AVML in MTB e raggiungiamo il Rifugio Pian dei Corsi lungo la SP23. Tappa impegnativa conclusa con meritatissime trofie all’ottimo pesto e focaccia genovese.
Sesto Giorno
I primi chilometri asfaltati ci portano in discesa ad imboccare una strada sterrata che tra boschi, radure e saliscendi ci porta infine alla località Acque e ad Altare. Poi per la SP12 raggiungiamo Pontivrea da dove proseguiamo per Giovo Ligure e Sassello, patria degli amaretti morbidi. Una delle tappe più soft.
Settimo Giorno
La tortuosa SP49 e la SP40, mai trafficate, attraversando piccoli e curiosi paesini, ci portano al Passo del Faiallo e alla splendida SP73. Il panorama spazia sul mare e il golfo di Genova e la vertiginosa discesa non si sa bene come interpretarla: frenare per ammirare il grandioso panorama oppure mollare i freni e godere piacevolmente del vento in faccia? Una ripidissima stradina che ci porta a Masone ci fa capire che i freni sono finiti. L’urlo del metallo contro metallo e soprattutto l’impossibilità di frenare ci consigliano una deviazione a Campo Ligure per risolvere il problema. Diego, il titolare del negozio Dieghe Bike, ci risolve brillantemente, con simpatia e a un prezzo più che onesto, il problema e qualche altro fastidio, mentre noi ci facciamo una passeggiata e pranziamo ottimamente dove ci ha consigliato. Per non dover tornare a Masone decidiamo di percorrere la SP69 e riprendere la AVML in quota presso la SP167 del Parco del Mercarolo. La strada è bellissima e ombreggiata. In quota il panorama si apre vasto in ogni direzione. Con la SP4, la SP50 e una stradina sterrata scendiamo a Isoverde e proseguiamo per Pietralavezzara superando una salita ripidissima e continua, che a occhio stimo almeno del 18% di media, degna delle più dure salite da Tour de France o Giro d’Italia, che nulla ha a che vedere con il cicloturismo.
Ottavo Giorno
Si parte in salita per Paveto. Sempre su ripida salita la strada diventa sterrata e siamo costretti a spingere le bici per un lungo tratto. Il percorso si fa incerto tra vegetazione e tratti fangosi. Il panorama è sempre stupendo ma lo si gode poco dovendo stare attenti a dove si mettono le ruote. Poco prima del Passo dei Giovi riconquistiamo l’asfalto e ci dirigiamo al Santuario di Nostra Signora della Vittoria. Qui abbandoniamo nuovamente la AVML perché lo sterrato ci sembra impegnativo per noi cicloturisti classici con le borse, anche considerando quello che ci siamo appena lasciati alle spalle. Preferiamo scendere su bella strada asfaltata a San Bartolomeo e Casella, stazione di arrivo del trenino panoramico che parte da Genova. Lungo la trafficata ma mai fastidiosa SP226 raggiungiamo Montoggio da dove inizia la lunghissima e selvaggia val Pentemima. La strada a tratti assai ripida presenta spesso asfalto sbrecciato e tratti sterrati. Poca acqua lungo il percorso e alle poche fontanelle ci sono i cartelli di acqua non potabile. Nessun punto di sosta o ristoro fino a Pentema e poi a Donetta. Un tratto di strada assolutamente da non sottovalutare. Scendiamo a Torriglia e percorriamo la SS45. All’ennesima salita ripida su sterrato per Barbagelata rinunciamo a seguire i segnavia della AVML in MTB e scendiamo comodamente e senza pensieri a Due Ponti. Domani sarà un altro giorno. Tappa molto impegnativa.
Nono Giorno
Abbiamo riposato e mangiato bene e ci entusiasma di più inventarci il nostro percorso piuttosto che seguire una traccia che non si sa mai dove ti manda a finire. Così in tutta serenità saliamo a Canale e Casoni e raggiungiamo il Passo del Fregarolo e la splendida discesa che ci porta a incrociare nuovamente la AVML in MTB nei pressi di Cabanne. A Rezzoaglio non ci aspettavamo questa ripida salita fino al piccolo e troppo turistico Lago delle Lame. Il panorama è chiuso dai boschi e riusciamo a fermarci soltanto il tempo per un paio di foto frettolose. Proseguiamo su ripida strada sterrata a tratti sconnessa e ghiaiosa. Qualche belvedere tra gli alberi ci ripaga dalla fatica. Valichiamo il Passo delle Lame e ci affacciamo sul versante meridionale del Parco Naturale dell’Aveto. Il panorama si apre e dopo tanti boschi lo sguardo finalmente spazia senza limiti sulle creste e valli circostanti. La ripida salita che porta al Rifugio Pratomollo è resa ancora più fastidiosa e insidiosa per il traffico indisciplinato di macchine che non hanno nessun riguardo per due ciclisti lenti come noi e sfrecciano pericolosamente alzando nuvole di polvere che ci seccano la gola e gli occhi. Verremo a sapere che c’è una festa degli alpini al Rifugio. Festa o alpini nulla giustifica il modo di guidare su queste strette strade di montagna. Il rifugio è al completo e siamo costretti a salire al Passo della Spingarda e scendere fino al Rifugio Casermette del Penna immersi in un vastissimo e fresco bosco secolare a cavallo tra Liguria ed Emilia Romagna. Tappa impegnativa.
Decimo Giorno
Saliamo al Passo dell’Incisa e passiamo per le sorgenti e il piccolo lago artificiale del Taro. Ripidi saliscendi ci portano alla località Casoni e guadagniamo il Passo del Ghiffi per una ripida ma panoramica strada sterrata. Ormai la schiena non mi dà alcun fastidio, in compenso le gambe si fanno sempre più lente, dure e doloranti. Per la SP49 passiamo per il Passo del Bocco e il Colle del Faggio dove pieghiamo sinistra per strada a tratti asfaltata che ci porta verso il Passo Cento Croci attraverso piccoli borghetti, pascoli e casolari solitari. La strada non è mai banale. Ripide salite sterrate e polverose e faticosi tratti sconnessi ci portano al Passo Chiapparino e al bivio per il Passo Centocroci. Poco sotto al Passo, sulla SP523 decidiamo che ne abbiamo abbastanza di questa avventura e scendiamo verso Varese Ligure. Tappa dura e impegnativa.
Undicesimo Giorno
Studiando il tracciato dell’Alta Via Monti Liguri in MTB ci accorgiamo che il percorso ci impegnerebbe ancora un paio di giorni tra salite e discese, perdita di quote impegnative salite sterrate. Rimaniamo sulla nostra decisione di chiudere il giro, abbandonare definitivamente il percorso dell’AVML in MTB e rientrare a Ceparana nel modo più indolore possibile. La SP566 poco trafficata ci porta alla bella Brugnato lungo il corso del fiume Vara e dopo averlo valicato la SP10 ci porta direttamente a Ceparana e alla macchina. Tappa soft. Un bel bicchierone di menta ghiacciata per festeggiare ed è già ora di rientrare a casa.
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Sangioss
Ormai 60enne, acciaccato, ex alpinista, escursionista, cicloamatore da strada e da montagna, cicloturista e cicloviaggiatore. Assieme alla mia compagna Susanna, lavoro permettendo, passiamo parecchio tempo sui pedali e altrettanto a progettare escursioni e viaggi, a volte su percorsi classici e assai noti e altre volte improvvisando itinerari su strade secondarie poco conosciute. Spesso mi chiedo perchè lo faccio...e spesso mi rispondo semplicemente: perchè no!?
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Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico