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Anello romagnolo tra Reno, Savio e Lamone

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È febbraio e fa freddino. Le previsioni sembrano non essere il massimo, ma d’altra parte tutto l’inverno non è mai il massimo per andare in bicicletta. Gli ultimi mesi sono stati pesanti e stressanti e c’è l’urgenza di una pausa rigenerante. Poi c’è San Valentino, perché non festeggiarlo sui pedali?

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Il giro era già pronto lì da un po’, in attesa dell’ispirazione giusta. Non c’è voluto molto: un pezzo di Ciclovia Adriabike, che Susy ed io nel 2018 avevamo tralasciato durante il nostro viaggio sull’Adriatica; una traccia rubata a Vero e Leo durante una loro scorribanda nelle terre dello spungoneil percorso naturalistico sugli argini del fiume Lamone a chiudere l’anello.001   Destra Reno

1° tappa Sant'Alberto - Cervia

La nebbiolina che ci ha accompagnato durante il tragitto in macchina si dirada lentamente lasciando filtrare un sole incoraggiante. 002   Destra RenoLa sponda destra del canale di bonifica Destra Reno ci permette una pedalata rilassata e rilassante. Seguiamo le comode indicazioni marroni del percorso Adriabike verso Cervia. 003   Destra RenoA Mandriole passiamo sulla sponda sinistra per raggiungere Casalborsetti dove ripassiamo il canale di bonifica Destra Reno su una ponticello. 004   Casalborsetti***************************************Ci affacciamo sul mare e tentiamo di percorrere la spiaggia su una bella passerella in legno. Purtroppo i tratti sabbiosi sono troppi e optiamo per il percorso nella pineta retrostante. Passiamo la foce del Fiume Lamone per giungere a Porto Corsini e al traghetto che ci porta in breve a Marina di Ravenna, sull’altra sponda del Canale Candiano. 005   OrtazzoUna piadina e un crescione ci ricaricano e proseguiamo lungo il Lido di Adriano e il ponte sui Fiumi Uniti. Poco dopo troviamo dei cancelli che sbarrano tutti gli accessi alla pineta Ramazzotti retrostante il Lido di Dante e la spiaggia della Bassona. A seguito di un vecchio incendio la pineta è stata interdetta. Seguendo un sentierino aggiriamo la pineta fino al Fiume Bevano. Il percorso costeggia la zona acquitrinosa dell’Ortazzo di notevole interesse avifaunistico, tra canneti e argini con caratteristici capanni da pesca. 008   BevanoDopo il Lido di Classe, passiamo il ponte sul Savio e attraversiamo la pineta di Cervia. 007   BevanoPurtroppo anche qui deve esserci stato un incendio perché la parte finale risulta spoglia e scheletrica. Raggiungiamo Cervia in tutta tranquillità. È una goduria pedalare fuori stagione senza dover schivare pedoni disattenti e pericolose macchine.006   Bevano

2° tappa Cervia - Fratta Terme

La notte deve aver piovuto per bene e stamattina nell’aria c’è ancora qualche goccia. Lasciamo Cervia seguendo il percorso di Leo e Vero attraverso le saline di Cervia. Il cielo pesante e gonfio, quasi violaceo, sembra schiacciarci mentre il traffico dietro di noi ci sospinge velocemente oltre, a incontrare i primi sterrati. 012   Tra le Saline e il SavioLa pista ciclabile del Fiume Savio è scorrevole e panoramica e si snoda lungo gli argini tortuosi, ben alti sopra il fiume. 014   Argine del SavioArriviamo a Cesena in orario per il mercato e una piadina al volo, sorvegliati dall’alto dalla “ragazza più fotografata di Cesena”, originale scultura di Leonardo Cucchi.016   Cesena La ragazza più fotografata

Dopola città, la ciclabile si restringe e un single track tra le sterpaglie ci fa rizzare le antennine: ci passiamo con le borse laterali? Si, ci passiamo, ma il problema diventa il fondo piuttosto molliccio, evidentemente pregno della pioggia della notte. Ci ritroviamo tra pozzanghere e fango, sperduti in un’ansa del Savio. 018   Ansa del SavioOramai ci siamo nel mezzo e proseguiamo finché le gomme non fanno più presa e uno scivolosissimo argine ci sbarra la strada. Non ci perdiamo d’animo e issiamo le biciclette una alla volta spingendole e tirandole su per il ripido argine invaso dalle erbacce a lato del sentiero, almeno qui non c’è fango e non si scivola. Ancora poche centinaia di metri tra pozzanghere fangose e sterpaglia e ci fermiamo a togliere alla meno peggio tutta questa zavorra appiccicosa che ci blocca gomme e cambio. 019   Ansa del SavioCi viene spontaneo chiederci se anche Leo e Vero si sono ritrovati impiastricciati come noi. Lo sconforto passa e riprendiamo il percorso verso Bertinoro. In discesa tra i vigneti del Monte Maggio dobbiamo scendere e portare le bici a mano data la pendenza e il terreno scivoloso. Non basta, il tratto successivo è ancora più fangoso ed è impossibile evitarlo né pedalarci in mezzo, sarebbe una caduta garantita. 020   Monte MaggioQui scopriamo tutte le varietà di fango, dalla poltiglia liquida alla grassa creta appiccicosa; dall’impasto colloidale a quello grumoso e ruvido. Tutte indistintamente si impastano con foglie, sassi e stoppie e si infilano tra gli ingranaggi e le maglie della catena fino a formare un enorme grumo tra forcelle e copertoni.021   Monte Maggio Lo stesso grumo che si appiccica alle suole delle scarpe facendole scivolare via dai pedali. Nessun Santo oggi ci aiuta a districarci da questa palude. Alla meglio riusciamo un po’ a ripulirci e proseguiamo su ripida salita fino allo scollinamento che ci porta a Fratta Terme. Prima di trovare un albergo ci fermiamo alla fontanella per renderci presentabili almeno un po’.

3° tappa Fratta Terme - Faenza

Questa mattina fa freddo, l’acqua della fontanella non scorre più e le pozzanghere a terra sono ghiacciate.022   Dopo Fratta Terme La giornata però è splendida e subito si parte faticosamente in salita. I panorami ricompensano gli sforzi. 024   Verso MeldolaStrade solitarie sulle creste e in mezzo a boschi ci portano ad attraversare Meldola, antichi conventi e resti di monasteri e raggiungere la Rocca delle Caminate.023   Verso Meldola Attraversiamo Predappio e la raccolta Predappio Alta per continuare in quota verso Castrocaro Terme. 026   Convento ScardavillaLa strada sterrata è bellissima anche se presenta una discesa vertiginosa dal fondo smosso e una risalita ripida che incute timore già da lontano. 030   Verso CastrocaroDopo la bella Castrocaro una lunga strada sterrata ci porta a sfiorare la Rocca di Monte Poggiolo. 031   Monte della BirraContinui saliscendi impegnativi ci mettono a dura prova. Il sole si abbassa all’orizzonte, tutto diventa violaceo, fa freddo e la stanchezza si fa sentire. 032   Monte della BirraMolta gente che passeggia lungo la strada panoramica ci guarda stupita e incuriosita. Tutti ci salutano e qualcuno chiede da dove veniamo e dove andiamo. Fa piacere e soprattutto è una scusa per fermarci e tirare un po’ il fiato, ma siamo in ritardo e non possiamo fermarci con tutti. 033   Monte della BirraAbbandoniamo il percorso di Veronica e Leonardo e puntiamo diritti verso Faenza dove arriviamo mentre il sole ormai tramontato viene sostituito dalla scenografica illuminazione di Piazza del Popolo.035   Monte della Birra

4° tappa Faenza - Sant'Alberto

Oggi è San Valentino. Chissà quante coppie lo festeggiano pedalando tra argini erbosi e canneti! 038   Argini del LamoneDoveva essere una giornata tranquilla e rilassante dedicata a un facile rientro e invece ci accorgiamo subito che non sarà così. Il percorso ciclabile lungo gli argini del Fiume Lamone non è proprio così ciclabile. È un tracciato su fondo naturale, in gran parte erboso, dove la pedalata è lenta, faticosa e poco efficace. Qualcuno ci aveva detto che l’argine sinistro era meglio tenuto. Noi ci siamo trovati meglio sul destro, almeno per il tratto che abbiamo percorso.039   Argini del Lamone

Da Faenza imbocchiamo l’argine sinistro che alterna tratti in terra battuta, tratti asfaltati e lunghi tratti erbosi, fino al ponte della Castellina. Qui passiamo su un percorso più agevole sull’argine destro o nelle sue immediate vicinanze.042   Palazzo San Giacomo Una breve deviazione ci porta a San Giacomo davanti all’imponente dimora signorile detta “Palazzaccio” o “Palazzo delle 365 finestre” risalente alla seconda metà del 1600.040   Argini del Lamone

In località Traversara ripassiamo sull’argine sinistro molto meno scorrevole tanto che a Villanova di Bagnocavallo decidiamo di abbandonarlo e seguire la strada provinciale 25 che corre ai suoi piedi. Già avevamo notato l’altezza inusuale degli argini del Savio e ora ci stupiamo dell'imponenza di questi che si elevano ben più alti delle case a due piani sotto di essi. Il fiume Lamone, come anche il Savio, sembra così docile, placido e innocuo che questi argini ci sembrano eccessivi. 041   Argini del LamonePoi però veniamo a sapere delle varie esondazioni di questi fiumi, l’ultima nel 2019, e allora anche queste vengono ridimensionate nelle nostre menti al punto che ora ci sembrano quasi insufficienti a imbrigliare la furia incontenibile dell’acqua. A Mezzano ripassiamo sul lato destro del Lamone abbandonando l’argine e percorrendo belle strade semideserte. Chissà perché non facciamo minimamente caso a diversi cartelli che avvisano di qualcosa…Pedaliamo piacevolmente fino a Torri, fino al ponte sul Lamone…ponte che non c’è! Ecco cosa indicavano i cartelli! Strada chiusa, ponte chiuso, argini del Lamone impraticabili.Che si fa? Mica si torna indietro a Mezzano per prendere l’argine sinistro! Sempre avanti. Così improvvisiamo un percorso tra campi e vigneti fino a riprendere l’argine del Lamone che qui è ancora più erboso e invaso da fastidiose stoppie. Alla base dell’argine il fondo non cambia e dobbiamo arrenderci attraversando a spinta un campo arato per approdare su una provvidenziale stradina asfaltata secondaria. 

043   Nei pressi di Sant Alberto

Lungo questa perveniamo alla pericolosa e trafficata SP1 che in breve ci permette di ritornare ad incrociare nuovamente il Destra Reno e raggiungere Sant’Alberto per chiudere questo giro febbraiolo.

 

  • Le valli di Comacchio, o almeno la zona a sud costeggiata dall'argine sinistro del Reno
  • Quando sarà percorribile nuovamente la Pineta Ramazzotti al Lido di Dante e più avanti Il Parco dell'Ortazzo e delle Dune Costiere
  • La Pineta di Cervia
  • Le saline di Cervia
  • Il breve giretto attorno il Palazzo Grossi a Castiglione Romagnolo
  • Cesena
  • Bertinoro
  • Predappio Alta
  • La strada di cresta che porta a Meldola, quella per Sadurano e quella della Rocca di Monte Poggiolo
  • Il Castello del Capitano a Castrocaro e il parco lungo il fiume Mentone
  • La Torre Oriolo dei Fichi
  • La piazza del Popolo a Faenza
  • Il Palazzo San Giacomo a Russi
  • Come raggiungo il punto di partenza? Sant'Alberto si trova in prossimità di Ravenna ed è quindi facilmente raggiungibile dalla città. A Ravenna giungono treni da Bologna e dal resto del litorale adriatico.
  • L'itinerario è segnalato? No, il percorso proposto unisce diversi tracciati e consigliamo di scaricare la traccia gps per seguirlo
  • Sono presenti fontane o fonti d'acqua in generale? Lungo l'itinerario si trovano fonti d'acqua soprattutto nei paesi e cittadine
  • Itinerari collegati: questo itinerario comprende parte del Romagna Bike Tour e può essere facilmente collegabile ad altri percorsi lungo la riviera romagnola

Dove dormire in Emilia Romagna sull'itinerario?

  • A Cervia consigliamo il B&B Liliana praticamente in centro. Ottimo rapporto qualità/prezzo e posto per bici
  • A Fratta Terme abbiamo alloggiato all'Albergo Romagna: molto disponibili con ricovero per bici, ma camera e cena ridotte ai minimi termini
  • A Faenza non abbiamo trovato nulla di nulla, forse perché era San Valentino e siamo stati costretti a dormire all'Hotel Vittoria, lussuoso ma accessibile con ricovero privato per bici e mega colazione self service.
  • Cosa mangiare lungo l'itinerario? 
  • Per mangiare abbiamo pranzato al volo con piadine, rotoli e crescioni data la presenza capillare delle piadinerie. Per cena a Cervia pesce al ristorantino Dai Pescatori, secondo noi il meno turistico della zona; a Fratta all'Albergo meglio di no! A Faenza una classica pizza allo Zingarò, bell'ambiente e primi invitanti e abbondanti, oltre la pizza.Purtroppo non siamo amanti del vino e non abbiamo potuto apprezzare le varietà della zona.
 
 
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Sangioss

Ormai 60enne, acciaccato, ex alpinista, escursionista, cicloamatore da strada e da montagna, cicloturista e cicloviaggiatore. Assieme alla mia compagna Susanna, lavoro permettendo, passiamo parecchio tempo sui pedali e altrettanto a progettare escursioni e viaggi, a volte su percorsi classici e assai noti e altre volte improvvisando itinerari su strade secondarie poco conosciute. Spesso mi chiedo perchè lo faccio...e spesso mi rispondo semplicemente: perchè no!?