Con alle spalle il lago di Santa Giustina, bacino artificiale molto suggestivo incastonato nella Val di Non dal 1951, saliamo i brevi tornanti che ci portano a Livo poco dopo il quale imboccheremo la Val di Bresimo. Il Monte Pin ci osserva dall'alto nella sua candida veste invernale... è una delle prime vette (forse proprio la prima) appartenenti al gruppo delle Maddalene che si incontrano provenendo da Trento, sul lato occidentale dell'Alta Val di Non. L'ascesa fino a Malga Binasia bassa ci porterà a scoprire il silenzio di queste montagne un po' fuori dalle solite rotte escursionistiche.
Dati tecnici
Trentino - Val di Non
DETTAGLI ITINERARIO
Partenza/Arrivo |
Bagni di Bresimo
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Tempo |
5 ore circa
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Dislivello |
1000 m circa
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Lunghezza |
17,8 km
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VALUTAZIONE
Difficoltà |
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Panorama |
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Se la meta di un escursionista non è la
Val di Bresimo, difficilmente arriverà proprio lì... Nascosta da due pareti di roccia, la valle di Bresimo è il punto di partenza ideale per esplorare a piedi gli
angoli più segreti del Monte Pin e di questa piccola area della
Val di Non. Da
Bagni di Bresimo, poco conosciuta ma comunque importante per la presenza di acque ferrugginose ed un centro termale (sito in un albergo), si continua a seguire il corso del torrente Barnes lungo la strada forestale in direzione della Malga Bordolona di sotto. In certi stratti la strada sterrata potrebbe presentarsi come una scivolosissima lastra di ghiaccio, questo per la sua posizione ombreggiata per la gran parte della giornata.
Se riuscite a proseguire con il vostro mezzo fino al bivio per malga Binasia, potreste risparmiare qualche centinaio di metri di dislivello oltre a qualche chilometro di lunghezza. Noi abbiamo lasciato l'auto poco più in alto della fontana d'acqua ferrugginosa, in uno slargo della strada. Il tracciato sale dolcemente ed in maniera costante, ben presto si incontrerà il primo bivio e dovremo proseguire verso Malga Bordolona ed i laghi Corvo (Malga Binasia non appare ancora sui cartelli!). Le cime più imponenti delle Dolomiti,
Punta di Quaira fra tutte con i suoi 2752 metri, si scorgono all'orizzonte mentre procediamo su comoda strada (attenzione a non scivolare in caso di ghiaccio!). In
località Amol (1369 metri), la strada si divide in due: continuando dritti si proseguirebbe in direzione del passo Lainert e del bivacco Pozze, ma noi svolteremo a destra puntando al lago Trenta e a Malga Bordolona.
L'aria è frizzantina e
non si sente volare una mosca: se si ha la possibilità di attraversare questi luoghi popolati da un gran numero di esemplari di fauna alpina durante la settimana, probabilmente si riuscirà a scorgere qualche movimento furtivo e magari, con un po' di fortuna, anche a riconoscere l'abitante del bosco. Guardo il torrente un'ultima volta prima di iniziare a salire verso il lago Trenta ed un piccolo pennuto vola rapido specchiandosi nelle acque turbolente del rio, lo riconosco. Il
merlo acquaiolo è solito frequentare le rive di torrenti e fiumi in cerca di insetti... ma non credevo si spingesse fino a oltre 1000 metri, una bella sorpresa! La strada continua ad alzarsi di quota e, dopo essersi trasformata in forestale sterrata, inizia i suoi tornanti verso il cielo.
Due curve ed un rettilineo: panoramiche sempre più interessanti si presentano passo dopo passo. Ancora due tornati ed un altro rettilineo e finalmente il bivio che aspettavamo: l'indicazone per
Malga Binasia appare su un grosso cartello indicandoci la retta via. Abbandoniamo quindi la forestale per Malga Bordolona iniziando a seguire i ritmici tornanti: il cielo è limpido e la vista può presto arrivare a scorgere vette lontane decine di chilometri come i picchi delle
dolomiti del Catinaccio, le punte del Lagorai ed, addirittura, la
cima della Vigolana, raggiunta in un'altra escursione nell'Alta Valsugana Guadagnando quota lo spettacolo visivo aumenta d'intensità fino a raggiungere il picco massimo a Malga Binasia bassa.
Orme sospette ci fanno sperare in altri incontri: la suggestione del luogo ci convince della presenza di impronte fresche del
più grande predatore delle Alpi che popola queste montagne. L'orso bruno, ormai in letargo, sarà davvero passato di qui?!? I nostri pensieri si mischiano a racconti leggendari mentre i tornanti si fanno sempre più pendenti mettendo a dura prova le mie gambe già stanche.
Calzare le ciaspole con così poca neve sarebbe inutile, ma camminare su una sottile coltre di neve sotto la quale spesso si nascondono lastre di ghiaccio, è davvero faticoso. Dall'ultimo bivio, dove abbiamo lasciato la strada per Malga Bordolona, 5,3 km ci separavamo dalla meta, da Malga Binasia Bassa.
Il
Monte Pin ogni tanto spunta sopra gli alberi quasi ad incoraggiare il nostro spirito a non mollare. Man mano che guadagniamo quota gli alberi si fanno sempre più radi ed il manto nevoso, appena oltre il sentiero, si mostra uniforme ed immacolato. Malga Binasia bassa si trova a poche centinaia di metri da noi ed il Monte Pin, finalmente, si mostra in tutta la sua maestosità. Dopo quasi 9 km di trekking siamo giunti finalmente ad una prima destinazione. La tentazione di proseguire ancora per quasi un chilometro fino a Malga Binasia alta è tanta ma il sole stà già iniziando a tramontare e, per tornare in valle, ci serviranno almeno due ore. Ci godiamo l'alta quota respirando l'aria pulita a pieni polmoni. Per qualche minuto osservo con attenzione il cielo in cerca di qualche rapace: nelle vicine Val di Rabbi e Val di Pejo, all'interno del
parco nazionale dello Stelvio, vivono delle coppie di gipeto, l'avvoltoio delle Alpi reintrodotto nella riserva da qualche anno. Con un'apertura alare che raggiunge quasi i tre metri sarebbe impossibile non accorgersi della sua presenza nei cieli trentini. Il
gipeto non si presenta all'appuntamento con il mio tele-obiettivo quindi non ci resta altro da fare che tornare verso valle per la stessa via dell'andata. Escursione lunga ed abbastanza impegnativa, sicuramente più piacevole da affrontare in condizioni di neve abbondante. In questo caso saranno indispensabili le ciaspole!
Prima di iniziare il tracciato della Val di Bresimo fino alla Malga Binasia bassa, potrete riempire le vostre borracce con l'
acqua ferrugginosa della valle. Una fontana eroga di continuo l'acqua usata anche dall'hotel per le terme, acqua a mio parere non particolarmente diversa da quella dei classici torrenti di montagna. Se avete la possibilità, magari in occasione di due escursioni differenti, assaggiate l'acqua di Bresimo ed anche quella del Fontanino, in val di Pejo... vedrete che differenza!!!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico