Lasciamo il capoluogo del Trentino alle 7 del mattino quando il termometro della farmacia vicino casa segna già 27°C. Impossibile resistere ad una fuga in montagna! La
Val Sarentino è una zona dell'Alto Adige non distante da Bolzano, ma la sua fama non è così forte da renderla una meta soggetta al turismo di massa, meglio così! Saltiamo in auto ed in circa 1 ora e mezza, dopo aver solcato un lungo canyon che collega
Bolzano alla valle ed aver deviato verso destra in direzione di Valdurna, giungiamo a destinazione... o meglio, alla partenza! Il parcheggio alla fine della strada è vuoto: nessun'altro ha avuto la nostra stessa idea!
Mentre, un po' smarriti nei nostri pensieri, ci stiamo infilando goffamente gli scarponi, si avvicina una signora prossima agli 80 e con fare severo, ma gentile ci chiede di corrisponderle il prezzo della nostra sosta:
3,00€! Ancora frastornati dall'improvvisa apparizione della tirolese, ci incamminiamo lungo i 200 metri di strada asfaltata che portano al lago di Valdurna a quota 1545 metri.Lo specchio d'acqua è scuro come la pece o come il cielo che si riflette nelle sue acque: abbiamo lasciato il sole per trovare pioggia e brutto tempo? Presto a dirsi... lo scopriremo strada facendo ma... incrociamo le dita! Il nostro sentiero è il numero 16 e ci fa costeggiare un lato del lago, quello di sinistra.
Una barchetta rattoppata è ormeggiata davanti al piccolo molo: oggi nessuno ci salirà a bordo! La strada si trasforma presto in una strada forestale piuttosto erta che inizia ad arrampicarsi nel bosco. La fatica non dura molto perchè in meno di mezzora ci ritroviamo a trotterellare su un pianoro verso la
Seeb Alm, situata poche centinaia di metri più in là. Lentamente ci alziamo di quota attraversando distese di pini mugo e pietraie. Un movimento rapido mi fa sobbalzare indietro: una
piccola vipera, spaventata dal nostro passaggio improvviso, si è nascosto sul ciglio della strada fra tre grosse pietre. La testa appuntita è ben visibile anche se in parte nascosta sotto il resto del corpo arrotolato su se stesso. Proviamo a fotografarla per un po', poi ci mettiamo nei suoi panni e decidiamo di togliere il disturbo!
Fra i pinetti scorgiamo alcune chiassose
ghiandaie, una
nocciolaia ed altri velocissimi
passeriformi. Il tracciato 16 prosegue deviando sulla destra fino ad un vasto pascolo montano inclinato che è popolato da mucche, pecore e... decine di
marmotte davvero in carne, deve essere stata una bella primavera da queste parti! Una di queste, così assorta nella degustazione di fresca erba della Val Sarentino non si accorge della mia ingombrante presenza a meno di 4 metri da lei.
Se avessi avuto intenzione di far infartuare una giovane marmotta... beh, ci sarei quasi riuscita! Altri 15 minuti e finalmente le indicazioni del Cai di fanno sorridere soddisfatti: il
rifugio Vallaga, 2436 metri, (Flaggerschartenh) dista solo una breve salita, un nevaio ed una corsetta di pochi metri sull'erba, 20 minuti in tutto! Il panorama è davvero suggestivo anche se la densa nuvolosità ci impedisce di spaziare oltre le montagne del Brennero; al nostro sguardo però non suggono due laghetti alpini poco distanti: chissà se si tratta di pozze stagionali o se hanno un nome... Al rifugio ci concediamo una birretta (pessima!) ed una sana, ma rapida sfogliata di alcune riviste di montagna... in tedesco!
E' ora di ripartire: torniamo sui passi della nostra escursione per poche centinaia di metri fino alla deviazione incontrata prima di raggiungere il rifugio e svoltiamo sulla traccia di sentiero n° 13 che si incammina su una pietraia che sembra non finire mai. Gli urli acuti delle marmotte ci accompagnano durante tutta la traversata sulle enormi pietre instabili fino a quando il sentiero devia repentinamente verso l'alto. Annaspando per l'umidità ci portiamo sempre più in alto fino a giungere sulla cresta terminale orientale dello
Jackobspitz. Potremmo salire in vetta ma con le nuvole nere che all'orizzonte promettono tuoni e fulmini, preferiamo anticipare la chiusura del nostro trekking! Anche da quassù il paesaggio è veramente maestoso con cime di cui purtroppo non conosciamo il nome, ma che stimolano la nostra fantasia con forme alquanto bizzarre. La lunga discesa fino al
lago di Valdurna avviene quasi interamente lungo un sentiero che attraversa il mondo dei pini mugo (una distesa così vasta non l'avevo mai vista!). Le dita dei piedi spingono sulla scarpa, le portatrici di pioggia si avvicinano sempre di più e il nostro arrivo è ancora troppo distante.
Un altro gruppo di marmotte accompagna la nostra corsa contro il tempo finchè non scompariamo fra i bassi sempreverdi. Impieghiamo quasi 2 ore prima di terminare il'anello escursionistico in Val Sarentino che si è rivelata una piacevole sorpresa sia per i paesaggi che per la presenza di animali. Un posto dove tornare!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico