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Val Pellice in MTB: i rifugi Lowrie, Barant e Jervis
La Val Pellice, una delle più corte delle Alpi Occidentali con uno sviluppo complessivo inferiore a trenta chilometri, si presenta ampia, pianeggiante e molto antropizzata nella parte bassa, selvaggia e scoscesa nella parte mediana, alpestre e d'alta quota nella parte terminale al confine con la Francia. L'itinerario MTB proposto consentirà di scoprire queste tre facce della vallata, e sarà pure un banco di prova per il biker più esigente che vorrà divertirsi lungo un anello affascinante, un po' faticoso e per nulla tecnico.
In questo articolo
I boschi di Mamauro
L'itinerario ha inizio a Bobbio Pellice (744 m), paese in cui si ergono i campanili di due chiese appartenenti a religioni differenti, quella cattolica e quella protestante valdese. Nella vicina borgata di Sibaud venne eretto nel 1889 un monumento a ricordo del giuramento stipulato duecento anni prima dal popolo valdese dopo una lunga marcia – il Glorioso Rimpatrio – che lo ricondusse nelle terre d'origine dopo tre anni di esilio. Dopo un breve tratto asfaltato e pianeggiante si giunge in prossimità della borgata Buffa, ove un cartello recante la scritta “Mamauro Sup.” sancisce l'inizio di una strada forestale, che chiaramente imboccheremo. La sterrata, che si sviluppa all'interno di un bel bosco di latifoglie, presenta pendenze abbordabili ed è intervallata, ogni tanto, da qualche tratto pianeggiante. Pedalando abbastanza agevolmente su percorso tortuoso si superano Peyron, Forestet, Mamauro Inferiore, Mamauro di Mezzo sino a giungere al piccolo nucleo di baite di Mamauro Superiore (1300 m).
La temuta Comba dei Carbonieri
Dopo un brevissimo strappo si giunge ad uno scollinamento, oltre il quale una discesa ripida, sporca e sconnessa ci porta dapprima verso la Comba della Ciabraressa e successivamente al Ponte Pautas (1019 m), punto di congiunzione con la strada asfaltata proveniente da Bobbio Pellice e diretta al Rifugio Lowrie.
Dopo un breve spuntino attacchiamo questa micidiale salita asfaltata che si sviluppa all'interno di una valletta molto profonda chiamata Comba dei Carbonieri, diretti al Rif. Lowrie. La strada, molto stretta, presenta da subito il suo conto: nel primo chilometro e mezzo la pendenza media è del 15%, con punte del 20%...una vera tortura! Ma per fortuna, oltre Pralapia ci si può permettere il lusso di guardarsi intorno, con il sonoro e spumeggiante Rio Ghicciard a distrarci dalle fatiche. Le pendenze saranno sempre molto importanti, mediamente sul 13%, sino alla conclusione dell'asfalto, in corrispondenza delle Grange del Pis e dell'adiacente Rifugio Barbara Lowrie (1756 m), dove sventola la classica bandiera occitana.
L'oasi del Barant
Dopo una buona fetta di torta è giunto il momento di ripartire, soprattutto perché comincia di nuovo la parte più divertente e indicata per la mountain bike, ovvero lo sterrato. Dobbiamo percorrere l'ultimo tratto della ex strada militare, costruita durante la Seconda Guerra Mondiale, che collega Bobbio Pellice con il Colle del Baracun attraverso il Rif. Lowrie. Aggirando le pendici del Content, la strada percorre a mezzacosta un tratto prativo molto suggestivo; infatti sulla destra è ben visibile l'Alpe La Roussa raggiungibile tramite una deviazione dal tracciato principale, la mulattiera per il Colletto e la Cima del Fautet (ove furono installate diverse batterie di cannoni all'aperto), e più in basso la profonda incisione della Comba dei Carbonieri. Dopo aver percorso a semicerchio il Pian delle Marmotte, la salita termina – dopo una faticosa sequenza di tornanti – al Colle del Baracun, nei pressi del Rifugio Barant (2373 m). Tale struttura venne realizzata nei primi anni del '900 con la funzione di ricovero militare, riutilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale ed ora valorizzata come struttura ricettiva a tutti gli effetti.
Nei pressi del rifugio sorge il Giardino botanico Bruno Peyronel, inserito all'interno dell'Oasi del Barant, area di 4000 ettari distribuita su una fascia altitudinale molto vasta in cui coesistono numerosi habitat tipici della zona alpina e una ricchezza floro – faunistica di pregio, come l'endemica Salamandra Lanzai.
Verso la Conca del Pra'
Dopo aver affrontato così tanto dislivello non si vede l'ora di fare una bella discesa sterrata! E così sia! Dopo il primo traverso sulla Costa del Curbarant la strada descrive una serie di tornanti su fondo non ottimo ma comunque pedalabile, perdendo costantemente dislivello sino al Rifugio Willy Jervis (1732 m).
Tale rifugio è ubicato all'interno di una vasta area prativa chiamata Conca del Pra', retaggio di un'antica conca glaciale occupata da un bacino lacustre di grandi dimensioni, contornata da cime che culminano nei 3170 m del M. Granero. Qui sono presenti diversi alpeggi, come Partia d'Amunt, ove mandrie di mucche pascolano indisturbate.
La strada dei Garin
Scendendo dal Pra' verso il paese di Villanova ci colpirà l'aspetto selvaggio di questa valle, profondamente incisa dal torrente Pellice il quale forma lungo tutto il suo percorso cascatelle e salti spumeggianti. E' estate, c'è tanta acqua, ma purtroppo non abbastanza come nel periodo primaverile per restare incantati davanti alla Cascata del Pis.
Dopo aver oltrepassato il punto in cui sorgono i pochi resti del cinquecentesco Forte di Mirabouc si procede a fianco di impressionanti speroni rocciosi strapiombanti sino a giungere a Villanova, ultimo paese della valle, caratterizzato dalla presenza della ex caserma Monte Granero e di tutte quelle opere militari che costituivano lo sbarramento difensivo del Vallo Alpino durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dopo un breve tratto asfaltato si devia a destra innestandosi, nei pressi dell'abitato di Rostagni, sulla pista alta, percorso perlopiù inerbito che si sviluppa a mezzacosta nel bosco sotto la Punta Garin. Dopo quasi tre chilometri di salita si giunge ad un bivio: a destra si sale verso il Colletto con la possibilità di individuare incisioni rupestri (coppelle protostoriche) che testimoniano la presenza di insediamenti umani sin dai tempi del Neolitico, ma noi scenderemo a sinistra lungo una divertente sterrata fino a Bobbio Pellice, concludendo l'itinerario stanchi ma veramente soddisfatti per aver pedalato in questo angolo sperduto e affascinante delle Alpi Occidentali.
Per scoprire altri itinerari in zona, sia a piedi che in bici, puoi dare un'occhiata al sito degli amici di valpelliceoutdoor.it
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Leo
ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.
EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico