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Valganna: dalla ciclabile al Poncione tra bici e alpinismo
Scritto da gbal
Il respiro si fa ansimante, il cuore aumenta la frequenza del battito, lo sguardo si volge in alto a sfiorare la roccia ancor prima delle mani per capire dove dirigersi mentre rifugge dalla vista in basso, là dove il canale precipita. Eppure sono salito di qui più volte e disinvolto; cosa succede oggi? Da tanto manco dall’arrampicare e la confidenza con i movimenti non è più quella di un tempo. Inganno me stesso e mi dico che forse è meglio salire il canale più a sinistra, più protetto, ma arrivato a metà capisco che se pure ho appigli non ho appoggi adeguati alle scarpe da corsa che indosso. Devo ridiscendere e faccio tutto lentamente cercando di non pensare a cosa c’è là sotto dove la disattenzione di un attimo potrebbe condurmi. Cerco di ignorare la sensazione di gelo che corre lungo la schiena e finalmente torno sul terrazzino; forse è meglio salire per il canale ancora più a sinistra...
Le paure sconfitte
C’è anche qualche alberello che mi dà conforto ma anche qui… arrivo a metà e poi ancora il batticuore del dover ridiscendere. Di nuovo al terrazzino medito su una ritirata vergognosa ma obbligata quando, improvvisamente, l’adrenalina scatenata dall’esercizio ginnico mi fa capire che la via giusta è solo quella da cui rifuggo e che ce la posso fare. Due passi laterali, un appiglio solido; le dita lo afferrano con la sicurezza di un tempo, mi innalzo, trovo l’appoggio. Un nuovo appiglio e un nuovo appoggio; guardo in giù la ferita nella roccia che potrebbe ingoiarmi e la targa che ammonisce ricordando un caduto ma…. non ho più timore.
Ancora un poco e sono fuori.
Sorrido per le mie paure e per la ritrovata sicurezza. Ora so che dopo una china erbosa mi attendono delle belle roccette finali che in passato mi sono divertito a percorrere integralmente senza scappatoie. Arrivo sotto e salgo con piacevole e rilassata arrampicata che il II UIAA merita. Anche le difficoltà del canale precedente sono di questo livello ma è incredibile come la mente possa spostare quella che dovrebbe essere una oggettiva valutazione verso l’alto o verso il basso a seconda del nostro stato d’animo.
L'inizio della storia
Ma non è questo l’inizio della storia!
Oggi il menù è ricco: metterò assieme un giro in MTB lungo la Ciclabile della Valganna da poco dopo le Grotte fino a Ponte Tresa, poi un percorso stradale fin quasi a Porto Ceresio e la salita a Cuasso al Monte e all’Alpe del Tedesco; qui abbandonerò il mio cavallo di ferro e salirò in vetta al Poncione di Ganna per la Direttissima, via alpinistica recentemente dedicata almeno da Emiliano ed altri ad Oliviero Bellinzani recentemente scomparso in montagna.
L’idea prosegue: sarei ridisceso per la via normale, avrei recuperato la bici e sarei sceso a Ganna per ritrovare la ciclabile che mi avrebbe condotto all’auto in sosta nei paraggi dell’ex Miniera.
Ciclabile della Valganna
Il giro inizia nel migliore dei modi; l’aria è dolce e la giornata serena. La ciclabile della Valganna inizia dal parcheggio stesso e fiancheggia il Margorabbia, curioso torrente che anziché dirigersi a Sud verso Varese e l’Olona ha pensato di andare a gettarsi nel Lago Maggiore con un lungo percorso. Questo è il tratto più bello di una ciclabile che alterna sterrato ad asfalto e addirittura stradine secondarie nei paraggi di Marchirolo.
Ma andiamo con ordine: in compagnia del Margorabbia si arriva al Lago di Ganna, poi alla Badia omonima si imbocca una rotabile quasi chiusa al traffico che costeggia la bella sponda occidentale del Lago di Ghirla e al Maglio di Ghirla si incontra la deviazione a sinistra per un’altra ciclopedonale che scende in Valcuvia.
Dopo la vecchia Stazione della scomparsa Tramvia della Valganna (interessante e altrettanto godibile anche questo video) si è costretti ad attraversare la trafficata strada per Cunardo e con qualche difficoltà data l’alterna fortuna dei cartelli indicatori, in molte zone assenti, si seguono strade interne che conducono per Cugliate Fabiasco fino alle spalle di Marchirolo.
Qui la ciclabile torna tale anche se con una soluzione di fortuna parallela alla provinciale e finalmente va ad infilarsi in un esclusivo percorso che attraversa il bel Parco dell’Argentera. Raccomando di vedere i video di cui ai link perché purtroppo anche la velocità di una bicicletta è troppo alta per la visita che il Parco e le sue bellezze meriterebbero; un’idea è quella di lasciare l’auto a Marchirolo, visitare il Parco a piedi scendendo fino a Lavena o Ponte Tresa per tornare poi all’auto coi mezzi pubblici (es. Linea NO11 CTPI).
La ciclabile attraversa il Parco sulla sede della vecchia Tramvia con suggestivo e fresco percorso a fianco del Margorabbia e del Sentiero Naturalistico e, attraversando le quattro gallerie della tramvia, raggiunge Lavena o, a piacere, Ponte Tresa. In quest’ultima località la vecchia Stazione è oggi trasformata in bar-ristorante ma mantiene la struttura originale, almeno esternamente.
L'Alpe del Tedesco
Dalla Stazione torno a Lavena pedalando sulla bella passeggiata lungolago che però termina in questa località e così sono costretto a seguire la provinciale per Porto Ceresio che reputavo noiosa e pericolosa. Invece non è così e oltretutto anche una MTB riesce a filarvi a buona velocità e in meno di mezz’ora arrivo a dover lasciare la pianeggiante e panoramica strada per iniziare la salita che mi porterà fino all’Alpe del Tedesco.
La pendenza media di questi 8 km non è eccessiva ma ci son degli strappi del 12%-15% pur brevi che mi fanno pensare di avere nelle vene ghisa liquida anziché sangue. Transito boccheggiando per Cuasso al Lago, Borgnana, Cuasso al Monte, Cavagnano e dopo quasi due ore da Ponte Tresa posso legare la bici al Passo dell’Alpe del Tedesco.
Mentre sistemo la MTB non posso non ridere alla vista del segnale relativo, credo, alla Tre Valli Varesine pensando che sicuramente gli atleti avranno tenuto ben altre velocità che non la mia, malgrado io abbia dato fondo a quasi tutti i rapporti di cui disponevo.
La chiusura del cerchio
Dopo 1h30’ circa mi ritrovo di nuovo qui come ho descritto in apertura, inforco la bici e mi butto a capofitto verso la Valganna dove giungo in men che non si dica: il brutto e il bello della forza di gravità!
Esco sulla provinciale poco prima del 3 Risotti 3, noto ristorante della zona, mi dirigo verso la Badia e ripercorro la bella ciclabile che in circa 4 km mi porta dove iniziò il mio giro della giornata.
Una giornata di grande soddisfazione!
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gbal
Piuttosto tardi ho iniziato a praticare diverse attività sportive a scopo ricreativo e come accade in questi casi con risultati men che modesti. Ma come sappiamo tutti l’importante è divertirsi e così passo volentieri dalla montagna alla corsa, dallo sci di fondo alla bicicletta scoprendo più che la prestazione il piacere di organizzare una salita, una garetta, un viaggio o un giro con una modesta MTB.
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico