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Ven.To. in gravel: 770 km in solitaria lungo il Po
La VEN.TO. in Gravel in solitaria, questa la mia risposta alla domanda cosa avrei fatto in vacanza tra una settimana.
Il mio personale progetto era quasi pronto: sei giorni di viaggio, una media stimata di 100-120km/giorno, il tragitto che costeggia le rive del Po già caricato su Komoot diviso a tappe, alberghi da prenotare direttamente in loco per non mettermi paletti e borse attrezzatura e vestiario già immaginate. Dico quasi perché, mentre ingenuamente raccontavo ai presenti (Andrea, Daniele, Mariano, Marco, Valentina) in pausa pranzo il piano della mia vacanza, gli stessi amici e colleghi appuntavano “Eh sì… facile così… il Po' mica nasce a Torino… devi partire dalla fonte se vuoi farla tutta bene…”.
In questo articolo
- Alle sorgenti del Po: il prequel della VenTo
- 31 Agosto - VenTo Gravel - Giorno 0 - Pian del Re-Torino
- 05 Settembre - VenTo Gravel - Giorno 1 - Torino-Valenza
- 06 Settembre - Giorno 2 - Valenza-Piacenza
- 07 Settembre - Giorno 3 - Piacenza-Brescello
- 08 Settembre - Giorno 4 - Brescello-Ficarolo
- 09-Set – Giorno 5 (Ficarolo-Porto Viro)
- 10-Set – Giorno 6 (Porto Viro-Venezia)
- Com'è andata quest'avventura?
Non mi convincono; una salita del genere, da fare per giunta all’inizio, potrebbe, tra stanchezza e guai fisici, compromettere tutto il resto del viaggio. Non mi convincono!!! Però, a pensarci bene, sarebbe una sfida nella sfida…ci penso meglio…e tra uno spostamento e l’altro, riesco a inserire anche questa alle tappe di viaggio…la prima meta, quindi, arretra e si eleva in quota fino a Pian del Re (2020 metri s.l.m.). Il progetto è dunque definito: da Pian del Re a Venezia costeggiando il fiume Po per un totale di circa 770km … ora c’è solo da muovere la catena!
È andando in bicicletta che impari meglio i contorni di un paese, perché devi sudare sulle colline e andare giù a ruota libera nelle discese. In questo modo te le ricordi come sono veramente, mentre in automobile ti restano impresse solo le colline più alte, e non hai un ricordo tanto accurato del paese che hai attraversato in macchina come ce l'hai passandoci in bicicletta.
Mi ha ispirato tanto il viaggio di Marco che pochi mesi fa ha fatto lo stesso itinerario…ho visto le foto ed i video e questi 650 e rotti chilometri di strada lungo il Po mi sembrano una gran figata. La Ciclovia VENTO, che procede da Venezia a Torino lungo il fiume Po, fa parte di un più grande ed esteso percorso chiamato EuroVelo 8 Mediterranean Route che va da Cadiz (Espana) a Izmir (Cyprus).
Alle sorgenti del Po: il prequel della VenTo
---un week end di riposo, riflessioni e preparativi dopo---
È una fresca mattina di agosto, la sveglia suona puntualmente alle 04:28 ed un caffè e una ricca colazione mi aspettano per darmi la carica; la partenza è fissata per le 05:30. L’idea è di andare in stazione a Torino Porta Nuova e prendere il treno fino a Pinerolo (scelgo il treno come mezzo di trasporto giusto per evitarmi circa 30km di strada e ridurre l’andata da percorrere obbligatoriamente per scendere, d’altronde s’è parlato di scendere dalla fonte del Po, mica di salirci!!!).
Apro il garage, controllo la pressione delle ruote, fisso le borse, accendo le luci e parto… Arrivo in stazione dieci minuti prima delle 06:00 e mi metto davanti alle porte automatiche dell’ufficio. Durante l’attesa trovo il tempo per fare i biglietti a tre ragazzi stranieri in difficoltà con la macchinetta automatica di Trenitalia destinazione?click…quante persone?…click…orario?…click bagagli extra da caricare? …click. Perfetto, in cinque minuti stampo tre biglietti, due per Genova e uno in direzione Firenze (partiamo bene!!!).
Sono le 06:00 e con estrema puntualità apre l’ufficio Trenitalia. Sono il secondo, arriva il mio turno e mentre parlo con la ragazza dello sportello scopro che non ci sono treni Torino-Pinerolo (come non ci sono? l’ho visto sul sito…eh mi spiace…non sono acquistabili…bha). Esco dalla stazione rassegnato ed imposto il navigatore con la nuova partenza. Tragitto, tempo di percorrenza e itinerario sono aggiornati… Dopo pochi pochissimi chilometri verso le 06:15 capito davanti casa di Daniele (uno dei suggeritori per questa deviazione a Pian del Re) e la voglia di fargli saltare il campanello di casa (a patto di trovarcelo in casa) e fortissima…mi imbuonisco, ci ripenso e decido di risparmiargliela…tiro dritto e subito realizzo che di lì a poco avrei potuto far la prima pausa al bar delle pazze in strada del Drosso per un caffè…figurati se non sono aperti alle 06:40…passo, saracinesca giù e niente…tiro dritto.
Dopo circa 15km mi trovo a girare dietro la Palazzina di Caccia di Stupinigi per una strada che non avevo mai percorso. Entro per un cancello in ferro e mi ritrovo su una strada asfaltata e protetta dal traffico mattutino, la via passa giusto in mezzo al parco della palazzina dividendolo in due, nessuno in giro e sole che pian piano sorge dietro alle mie spalle come a darmi una spinta e a caricarmi per il viaggio: grandeee!!! Bene, si parte sul serio, anzi no, dopo poco, il cartello “None” mi suggerisce che potrei scroccare un caffè al mio caro amico Denis … messaggio vocale “Dè…caffe!?” risposta “Maioooo dove c…o sei” incalzo “a None in piazza, t’aspetto” incredulo accetta “ahaha sei un c…o, arrivo” (ci vogliamo bene ????).
Dopo una serie di insulti volti a commentare il mio stile di vacanza alternativo mi paga la colazione e mi fa un in bocca al lupo,si avvia a lavoro e io mi avvio verso la montagna. Imbocco una strada che mezza asfalto mezza sterrata passa in mezzo ai campi di pannocchie, il sole scalda la giornata, le mail sul cellulare suonano ma per ora non guardo niente, e in quel momento mi sento finalmente in ferie. Passo in serie Scalenghe, Cercenasco, Vigone passando per una vecchia ferrovia ciclabile (La Via delle Risorgive, conosciuta anche come Pista ciclabile Airasca-Moretta è stata realizzata sul sedime della ex linea ferroviaria regionale Airasca-Saluzzo, in esercizio dal 1884 al 1986) bellissima in mezzo alle campagne e poi giro a destra. Verso le 11:00 sono a Cavour e decido di far pausa con la pizza del posto.
Ricordandomi di Sergio un collega in pensione appassionato dei mitici grissini del forno di Cavour lo messaggio “Sergigno…se sei a Cavour? mi paghi la colazione!” esordisco, ma per sua fortuna è in vacanza fuori portata…ci salutiamo e riprendo il viaggio. Fino a Barge tutto bene. Si pedala abbastanza bene, il sole ormai è alto nel cielo e fa abbastanza caldo, il traffico è rado e contenuto. Dopo 70km nei pressi di Paesana il discorso si fa interessante, le pianure si trasformano in pendenze e inizio a salire: sa…li…reeeee (non ero mai salito oltre i 715m del Colle della Maddalena).
Seguendo i consigli degli esperti, cerco di pedalare il mio ritmo e con calma e umiltà, pedalata dopo pedalata, affronto la salita tornante dopo tornate. Da Paesana (650m) a Crissolo (1318m) c’è un bel muro che impiego circa due ore a superare (tempi non proprio da atleta professionista ma per me che devo godermi il viaggio “a va bin parej”). A Crissolo è previsto il primo stop lungo; questo è l’ultimo paese in cui posso fermarmi per la notte, non è tardi ma visto l’inconveniente con il non treno di stamattina, non riuscirei a completare andata e ritorno in giornata…per oggi basta così.
Dopo 80km e 8h di viaggio (5,5h in sella) trovo ospitalità in un tre stelle amico dei ciclisti che, dopo avermi supercazzolato e fatto fare la pallina cercando un prezzo più conveniente tra i due hotel rivali che già sapeva esser chiusi, mi consegna le chiavi di una camera al terzo piano matrimoniale con bagno e colazione inclusa; molto, molto confortevole. Consigliato per una trattoria a conduzione famigliare, sempre in paese, faccio una doccia e mi riposo un attimo. Prima di cena sento Daniele per un casino di lavoro in Quatar e sono pronto ad ordinare. Rientro in stanza satollo di cibo e metto in carica il cellulare sfruttando l’uscita usb del televisore (avevo dimenticato chissà dove il mio alimentatore 220V-USB).
31 Agosto - VenTo Gravel - Giorno 0 - Pian del Re-Torino
La notte passa tranquilla, dormo nel comodo letto a due piazze e l’indomani di buon'ora stretching e risveglio muscolare. Mi rendo presentabile e scendo giù dove svaligio il reparto colazione della struttura. Borse a posto, borracce piene, bici pronta, luce accesa e via… si esce carico a pallettoni, ma: minkia che freddo!!!
Abituato al caldo di Torino non avevo preso in considerazione i duemila metri e i relativi 15°C delle mattinate montane. Decido allora di fare un buon riscaldamento nel parcheggio di un campo sportivo girando intorno per circa una decina di chilometri mentre discuto con Davide dei sistemi operativi dei PC di Termoli. Stamattina mi tocca l’ultimo tratto che, in circa nove comodi chilometri, mi porterà da Crissolo (1318m) a Pian del Re (2020m) per iniziare così il mio viaggio. Dopo due ore di tornanti e salite, nebbia montana e ancora salite (minkia quanto freddo e minkia quante salite) arrivo a destinazione. Bomba!!!
Sudato fradicio nonostante i 10°C subito procedo con il cambio d’abito e successiva foto di rito alla fonte del Po: come da programma. Mentre mi riposo vesto i panni del fotografo e faccio un paio di scatti, nell’ordine, anche ad una famiglia sulla cinquantina con bimba adottata, ad una giovane coppia bulgara con occhiali, cappelli, zaini, ramponi e bacchette e a una doppia coppia di amici in giro per i monti con annesso esperto biker che da lontano sentenzia “Quella non è da corsa, quella è una gravel! vero? Bravo ragazzo…da dove arrivi?" a tutti racconto del progetto VenTo Gravel plus e da tutti ricevo i complimenti.
Giusto alle 12:00 decido che si può partire!!! I primi 20-25 metri sono piacevolissimi poi però devo fermarmi indossare maglia e kway (guanti e cappello non erano compresi nella dotazione di viaggio) e poi giù, tra curve e discese, tra freddo e irrigatori impazziti che bagnano il percorso mentre passo, frenando frenando, scendo e arrivo a Paesana alla media di 30km/h e anche i comodi 20-25°C. Torno a pedalare e ritrovo Barge, le vigne di Bagnolo, Cavour, Moretta, Faule. Dopo 70km mi fermo a Casalgrasso perché avevo una riunione di lavoro cui volevo partecipare. Fortunatamente va deserta e colgo l’occasione per spararmi nel gargarozzo una pizzetta, una birra in bottiglia e un pezzo di torta ai mirtilli fatta in casa; caffè offerto perché ho tradotto (almeno c’hò provato) a dei turisti tedeschi quello che la barista voleva raccontar loro e cioè che a poca distanza c’è la città di Racconigi, dove potete visitare “the royal palace” dove vivevano i reali dell’epoca e dove c’è anche un presidio L.I.P.U. “enviroment and bird protection” dove ammirare “the big white bird who in the ancient novels, brings the baby to the family”…bho chissà che c’avranno capito… mi fanno un cenno d’intesa…li saluto e riparto in direzione Lombriasco ma subito trovo una spiaggetta di pietre molto bella.
Scendo sulla riva, improvviso un cavalletto per la bici con un rametto, mi metto lì e inizio a scattare una bella foto al fiume e riesco anche a farmi insultare in dialetto dai pescatori che concentratissimi stavano aspettando il momento giusto per catturare il pesce. Mi rimetto in sella, sento aria di casa, imbocco la strada per Carignano, La loggia, Moncalieri, corso Moncalieri e finalmente verso le 19:00 entro in Piazza Vittorio!!! Dopo 110km e 7h (5h in sella) concludo il prequel della VenTo.
Sono molto soddisfatto di questo primo giro lungo. Ho visto dei posti bellissimi e il fisico ha risposto bene. L’esperienza delle borse sulla bici, del secondo giorno di fila in sella senza passare da casa e la salita di montagna non possono far altro che arricchirmi. Ho capito l’assetto da tenere e anche l’abbigliamento da portare (in montagna porta qualcosa di caldo anche ad Agosto, sa mai). Ho avuto tempo di riflettere e capire che anche la fatica della salita fa parte del viaggio, anzi se possibile ne aumenta la gratificazione lungo tutto il percorso.
05 Settembre - VenTo Gravel - Giorno 1 - Torino-Valenza
--- tre giorni di lavoro, decine di meeting, qualche casino che non guasta mai, una cena con amici, un compleanno alcolico e una mattinata passata ad impazzire per trovare il modo adatto per fissare la borsa sopra tubo, borraccia e vestiario al meglio dopo ---
Eravamo d’accordo che l’avrei avvisato ma fino all’ultimo non sapevo bene a che ora sarei partito…allora giusto la sera prima della partenza gli scrivo “domani mattina ore 08:30-08:45 in Piazza Vittorio offro colazione…ore 09:00 partiamo; se riesci mi fa piacere se no colpa mia che non t’ho avvisato per tempo”.
È così, con poche ore di sonno alle spalle, ancora tentando di smaltire le bisbocce della festa di compleanno di Mauro della sera prima, parto per l’appuntamento in Piazza Vittorio: il giorno è finalmente arrivato.
Arrivo, mi siedo sulla panchina della piazza guardando in lontananza la Mole Antonelliana e dopo poco capisco che la prima tappa l’avrei fatta in compagnia…dal ponte di Vittorio Emanuele vedo arrivare Ventsislav che, operativo come al solito, si presenta all’appuntamento in forma smagliante. Due cappucci due brioches e una fetta di torta dopo siamo carichi di energia.
Ventsislav ha una bellissima bici da strada con il telaio lucido e le ruote sottili quindi il primo pezzo di strada sarà percorso interamente su strade asfaltate. Pian piano infiliamo Sassi, San Mauro, Castiglione, Gassino, Crescentino, Fontaneto e dopo 4h e 55km troviamo a Palazzolo un bel paesello dove fermarci. Dopo un po' di cercare, troviamo un posto che ci pare interessante, entriamo dal cancello e ci troviamo in un giardino con i tavoli apparecchiati. Ci facciamo coraggio e chiediamo a tre anziane sentinelle intente a bersi una bella birra ghiacciata se possono dare un’occhiata alle ns. bici “Tranquilli, ci pensiamo noi ragazzi…qui nessuno tocca niente”.
Sistemati i cavalli ordiniamo il rancio: agnolotti fatti in casa al ragù e al burro e salvia e un dolce. Paghiamo, usciamo e ringraziamo i custodi che intanto stavano finendo ad occhio e croce la terza media (chissà se faranno gli esami a giugno). Di nuovo in sella transitiamo per Trino, Morale, Casale Monferrato e poi giù passando per Pomaro Monferrato e dopo 100km 7h (5 in sella) arriviamo a Valenza. Rabbocchiamo le borracce in un giardino pubblico e ci salutiamo. Ventsislav, infatti, prosegue verso la stazione di Alessandria dove il treno delle cinque lo porterà a casa per rientrare domani a lavoro. Io mi prenoto live un albergo super tecnologico (check-in e check-out via web, porte e portoni che si aprono con uno swipe via app, pagamenti elettronici, interattività, controllo accessi web…).
Parcheggio la bici nella lavanderia della struttura, entro in camera prendo un antistaminico (starnutivo dalle 03:00), doccia e son pronto per far due passi aspettando l’ora della cena. Il sole tramonta e la luce si fa fotogenica; attraverso la Riserva fiume Po di Valenza arrivo al fiume Po proprio al confine tra Piemonte e Lombardia dove scatto la foto che conclude la prima giornata. Mi riporto verso il centro della città trovo una pizzeria che mi rifocilla e chiudo con un mega gelato dal Siculo.
La prima giornata è andata!
06 Settembre - Giorno 2 - Valenza-Piacenza
Apro gli occhi, faccio un rapido check della giornata, prendo lo smartphone e mando un messaggio “Ciao Andrea…se stasera sei a Piacenza ceniamo assieme” così inizia la mia seconda giornata di viaggio. Esco presto dalla camera giro per Corso Garibaldi e subito entro in panetteria a far colazione salata; esco, mangio e dopo 25 metri entro nel caffè per cappuccino e pasticcini… sono pronto.
Salgo su percorrendo la strada per Frascarolo, Suardi, Gambarana, Mezzana Bigli (che ho sempre letto Bighi) attraverso il Ponte della Gerola, a Ceresina ho il piacere di incontrare una pubblicità di uno spettacolo di Omar Codazzi noto cantante e suonatore di musica lisssioooo-pop (ricordiamo tra le tante “Vita di cantastorie” e “Io...eterno viaggiatore”) di cui Costanzo è fan sfegatato, poi Broni, Stradella (che mi ricordan tanto i lavori di impiantistica che facevamo in SIME) e ad Arena Po dò un passaggio ad una coccinella che si fa qualche chilometro sul mio pantaloncino.
La strada non è proprio come me l’ero immaginata, non sempre adatta ai ciclisti (indipendentemente dal tipo di bici) e spesso devo passare ponti senza banchine dedicate o strade trafficatissime con le auto che sfrecciano e i tir ti fan fischiar le orecchie e ti spostan mezzo metro la bici ogni volta che passano. Oh, manco sto a dirvi quante volte ho sbagliato strada o imboccato l’uscita prima o dopo.
Comunque, proseguo… Per non farmi mancar nulla imbocco infine la trafficata via Emilia da Sarmato passando per Rottofreno fino a Piacenza. Dopo circa 125km 10h (7 in sella) arrivo finalmente in un hotel poco fuori Piacenza. Giusto il tempo di metter la bici in garage (tra l’altro il garage è allo stesso piano di una scuola di pole-dance), farmi una doccia, una comparsata in teams con gli amici del fantacalcio (la sera avevamo l’asta di inizio campionato abilmente condotta da mister Lorenzo) che già squilla il telefono… “Marco, son giù…se ti muovi che ho fame!!!” (minkia lui ha fame ahahah).
Scendo, ci salutiamo, salgo in auto e di corsa mi porta a mangiare un’ottima pizza in una piazza di Piacenza con dei camerieri autoctoni di Bari vecchia, gelato rinfrescante e Cenerentola a letto prima delle 11:00. È sempre un piacere incontrare vecchi amici anche solo per poche ore. Tornato in camera, dispositivi elettronici sotto carica e bonanott!!!
07 Settembre - Giorno 3 - Piacenza-Brescello
Mi sveglio presto, come ogni sera ho dovuto disfare completamente la borsa del vestiario per prendere il necessario e quindi mi tocca ripiegare tutto cercando di bilanciare i carichi al meglio. Questa mattina però inverto l’ordine di borraccia Hexagon, kway e maglia mettendoli dal più pensante al meno pesante, dal centro verso esterno così da limitare il più possibile il braccio creato tra vincolo sottosella e peso della borraccia. Scendo giù per la colazione e ordino come se fossimo in tre a mangiare, saluto due colleghi olandesi ciclo viaggiatori e riprendo il mio viaggio.
Pronti via, esco dalla struttura, giro a desta e subito mi pare di aver imboccato una strada che sa di autostrada; prima inversione di marcia della giornata. Il navigatore si riprende, passo per il centro città attraversandola tutta ed esco a Nord…e…subito cambia la mia visione di questa ciclovia. Le strade trafficate e statali si trasformano in ciclovie dedicate separate dal traffico veicolare nel mezzo della natura.
Viaggio benone verso Morizza, Roncaglia, Fossadello attraversando campi coltivati a destra e sinistra che mi godo dalla strada sopraelevata realizzata su una montagnola di c.ca 2mt. Ad un tratto sulla destra vedo un quadrupede (una volpe, credo) appostata a lato della ciclovia che immagino voglia tentarmi l’agguato, rallento, mi sente arrivare, forse realizza che sono un po’ più grosso di lei e scappa. Contadini che mietono, cielo azzurro sopra di me, sole alto nel cielo e viaggio verso l’infinito e oltre.
Passo Caorso e verso Olza noto tra i campi coltivati sulla sinistra uno strano sistema di spaventapasserA. A circa metà strada sto bene e decido che si può far visita a Cremona (non è proprio di strada e ci son già stato ma essendo belle bella, merita un saluto). Attraversando il ponte di Cremona lascio l’Emilia-Romagna per rientrare qualche ora in Lombardia. Giunto in piazza del Comune vedo che stanno allestendo un palco e posizionando sedie per tutta la piazza immagino per uno spettacolo serale. Appoggio la bici ad una colonna del porticato tolgo il casco e cerco di trovare un posto dove mangiare. Dopo qualche secondo, sento un “ehila … James Bond!?” incuriosito mi giro e immediatamente vengo deriso dagli sguardi di un bodyguard de noi artri con auricolare nero penzolante e giubbotto di jeans e dal compare James Bond di anni sessanta con la sua biciclettina sgangherata e il giornale sottobraccio…risatina e finisce li.
Dopo qualche minuto, mi si avvicina il bodyguard e guardando la bici mi fa “m’hai frecato il pphosto oggi eh” io subito rispondo “ma no, non si preoccupi, trovo un posto dove pranzare e vado via” vuole attaccar parola “di…ma non zei di qui thu” rispondo “no in verità sono di Torino” insiste “mah … tu non zei nemmeno di Torino” mi rivelo “origini Benevento e Rossano” si illumina “Rosshhano?! Anche io shono Calabbrese, piacere xxx” e da lì iniziano circa quarantaquarantacinqueminutidiraccontoautobiograficochespaziano dalle denunce per minaccia, dell’ex moglie, agli esposti contro polizia e carabinieri, passando per il classico razzismo dei Cremonesi non verso gli stranieri, ne verso i meridionali nemmeno tanto napoletani o siciliani…ma contro i chalhabbresi (stranello ma simpatico).
Finalmente riesco a divincolarmi, salto il pranzo, esco da Cremona e trovo subito sulla strada una panchina gigante rossa (anche qui a Gerre De' Caprioli hanno le Big Bench) e provo a procedere verso Brescello. Proseguo per Pieve D’olmi, San Daniele Po, Gussola, Casalmaggiore, Viadana…la strada è bellissima attraverso l’ennesimo ponte tra Lombardia ed Emilia ed entro in Brescello.
Subito vengo rapito dall’atmosfera dei film. Eccolo: "Ecco il paese, ecco il piccolo mondo di un mondo piccolo, piantato in qualche parte dell'Italia del Nord. Là in quella fetta di terra grassa e piatta che sta tra il fiume Po e l'Appennino. Nebbia densa e gelata l'opprime d'inverno, d'estate un sole spietato picchia martellate furibonde sui cervelli della gente, e qui tutto si esaspera, qui le passioni politiche esplodono violente e la lotta è dura, ma gli uomini rimangono sempre uomini e qui accadono cose che non possono accadere da nessun’altra parte”.
Non ci puoi far niente, in un attimo la musica di Cicognini ti si insinua nelle orecchie poi giri per le strade e vedi la campana senza batacchio (perché era misteriosamente scomparso la sera prima dell’installazione), il murales della Gisella (di quando le han colorato le terga di minio) e la strada arriva in piazza dove Municipio e Chiesa si guardano e le due statue di Don Camillo e Peppone si salutano. Per le vie del paesello, molti sono i riferimenti ai film compreso il carro-armato (quello americano nascosto nel fienile del podere del Tasca).
Dopo questa navigata cinematografica trovo posto all’Hotel Don Camillo (un albergo molto grande in Lentigione poco fuori Brescello. Il posto è bello pulito e mi fanno anche mettere la bici in un locale tecnico al sicuro. Arrivo, prendo possesso della camera poi vado a cena e mi calo due bicchieri di lambrusco. Sazio e contento, altro giro in notturna nel centro della pizza e concludo la giornata con 115km nelle gambe. Dopo, dritto a nanna.
08 Settembre - Giorno 4 - Brescello-Ficarolo
Nonostante oggi mi aspetti una tappa abbastanza lunga, dopo una buonissima e soprattutto abbondante colazione, decido di visitare ancora un pezzo storico dei film che ancora mi manca. Non potevo andar via senza vedere la famosa stazione di Brescello che in tante scene compare e che prima porta in esilio Fernandel e poi a Roma Gino Cervi a far l’onorevole.
Alle 09:00 dopo aver, manco a dirlo, sbagliato due tre volte strada, sono di nuovo sulla via indicata da komoot. Prima fermata dopo 15km nel centro di Guastalla (che ho sempre letto Guastella) nel bel mezzo di un mercato abbastanza affollato a lottar con le api per contendermi l’acqua della fontana e riempir le borracce. Caldo, molto caldo e sempre costeggiando il fiume circumnavigo Suzzara. A 50km verso Pegognaga mi fiondo in una latteria dove mi affettano del crudo e lo impacchettano con del formaggio in una fragrante pagnotta, coca-cola fresca e sosta sotto un albero…il pranzo e servito.
Alla ripartenza, in ordine, incontro: Quistello, Quingietole poi ad una rotondina spersa nella campagna mentre sbaglio uscita incontro un serpentello che striscia striscia attraversava la strada per rituffarsi nella gialla campagna, poi Carbonara di Po (con ovvia foto mandata a Francesco) Borgofranco sul Po, Moglia, Sermide, Stellata di Bondeno poi proseguendo sulla Strada Provinciale SP86 attraverso il Ponte sul Po (non so perché non abbia nome) e mi ritrovo in Veneto, entro in Ficarolo, giro a sinistra ed imbocco Via Ecole Sarti…arrivo in prossimità del vantaggiosissimo B&B che avevo prenotato telefonicamente una mezz’ora prima e mi ritrovo praticamente nel bel mezzo del nulla tra un night club (chiuso) un risto-pizza (che da fuori sembra abbandonato) ed il mio B&B.
Arrivo e non mi accoglie nessuno, chiamo il numero appiccicato su un foglio in bacheca e dopo un po’ arriva una signora che stava lavorando al risto-pizza (cominciamo bene). Le prime impressioni non sono positive ma la camera essendo a piano strada con accesso dal parcheggio sul retro mi permette di metter Viola a dormire dentro con me. Colazione per il giorno dopo pagata e, manco a dirlo, possibile cenare nel locale a fianco. Classica doccia rilassante con stretching annesso e mi dirigo a mangiare. Le cattive impressioni del B&B si trasformano immediatamente appena entro nel risto-pizza White House di Lory.
Il clima familiare mi rapisce come gli spazi belli ampi e ben tenuti; il nonno davanti la tv che aspetta la partita mentre cena, la titolare che accoglie i clienti e un buon profumo proveniente dalle cucine. Mangio e bevo a sazietà mentre guardo insieme al nonno il primo tempo della partita dell’Italia. Poi a lui lo spediscono a comprare il gelato e io mi congedo andando a nanna. Immancabili devices sotto carica, accomodo un ragnetto fuori alla porta e crollo come un sasso.
09-Set – Giorno 5 (Ficarolo-Porto Viro)
Di buon mattino, solita abbondante colazione e via…il fisico regge bene le gambe rispondono a dovere mentre il sopra-sella (e non potrebbe essere diversamente) inizia a farsi sentire. Inizio ad aver fastidio anche ai palmi delle mani, non ci avevo mai pensato ma effettivamente sono sottoposti a sette-otto ore di continuo stress sul manubrio.
Alle 08:00 sono già per strada, fa freschetto, ho voglia di pedalare e la strada è sempre bellissima e dedicata alle bici. Passando da Borgo Chiavica supero Occhiobello, mi ritrovo a Zocca dove mentre sfreccio rispolvero tutto il repertorio del Blasco. Ad un incrocio mentre, tentando di salire su un ponte, non so se scendere per il sentiero o salire su di una scala, ricevo una telefonata dal mio vecchio capo Gian Piero, facciamo quattro chiacchere e io ne approfitto per riposarmi. Al solito 50esimo chilometro mi fermo a pranzare. Sono a Polesella, metto il naso dentro un locale e subito vengo contagiato dall’allegria di un anziano signore che mentre si informa da dove vengo, se le gambe (e tutto il resto) mi fanno male mi invita ad entrare nella sua trattoria preferita.
Si rivelerà una scelta azzeccata. Un signore in un altro tavolo ordina “per me, spaghetti ai lupini”: bho, incuriosito ordino anche io e solo quando arrivano i piatti, capisco che lupino potrebbe essere il modo che hanno loro di intendere vongole. Vabbho…poco male, non saranno la novità ma almeno so bone. Prendo un secondo di verdure miste bollite/grigliate, caffè a chiudere, faccio il pieno alle borracce ed altro giro altra corsa. I panorami continuano ad essere spettacolari a destra il Po a sinistra verde, giallo, marrone a seconda della scenografia. Dopo Villanova Marchesana mi trovo a fare una deviazione nel centro città di alcune tra le più importanti metropoli della zona: Papozze e Panarella.
Le percorro velocemente giusto il tempo per far due foto e mandarle a Paolo per fargli rivivere qualche momento di spensierata giovinezza. Avevo pensato di fermarmi ad Adria ma visto che sto bene ed il sole non è ancora tramontato, proseguo ancora per un po’ (e mi risparmio un po’ di chilometri per domani). Supero Bottrighe e arrivo a Porto Viro dove trovo da dormire in una fattoria. Comunicazione telefonica voto quattro, indicazioni stradali cinque meno meno ma accoglienza e celle (nel senso bello del termine) sono da nove.
Appena arrivo, il marito stava svuotando i barili di miele che aveva appena raccolto dalle sue arnie, quattro cinque galline razzolavano per l’aia qualche gatto girava intorno; cucina tipica, genuina e vino della casa. L’organizzazione è più o meno questa: la gestione delle stanze è di competenza della moglie, la cucina e le commissioni varie (spesa, manutenzioni, raccolta miele, uova…) sono affidate al marito e la figlia è addetta alla gestione delle fatture e assistente di sala.
Prima di me c’era in attesa dell’assegnazione della camera una signora con la bici pieghevole elettrica e parlando parlado scopriamo essere entrambi di Torino centro. Lei instancabile viaggiatrice (ha nominato solo Panama, America del Sud e Kossovo ma sicuramente c’erano altri timbri sul suo passaporto) sempre sorridente aveva iniziato il suo viaggio tre giorni prima da Rovigo e sarebbe tornata a casa due giorni più tardi. Abbiamo parlato dei nostri viaggi e poi mi ha raccontato della sua vita; al caffè ed agli amari anche il gestore/cuoco della struttura ci ha tenuto a raccontare un po’ di lui e della sua vita (e scopri che tifa Milan).
Durante la cena assisti ad un assembramento di lavoratori che probabilmente mangiano li tutte le sere perché lavorano nei dintorni e ti sembra di essere come in ferie a Gallipoli. Per noi mattinieri ci preparano la colazione al sacco per domani mattina (Yogurt alla frutta due tipi di torta fatta in casa, biscotti e frutta fresca). Domani ultima tappa, qualche minuto di tv e social e poi, tutti a nanna.
10-Set – Giorno 6 (Porto Viro-Venezia)
La mattina dopo sono le 08:00 ed io ho già inforcato la bici (quella elettrica della signora parcheggiata la sera prima accanto alla mia non c’era…a che ora sarà partita stamattina!?).
Da Porto Viro a Venezia è praticamente tutto parco fluviale parco Regionale Veneto del Delta del Po e più avanti Golena di Ca’pisani un posto totalmente immerso nel verde tra laguna, fiume e pozze d’acqua. Pieno di bucolica flora e variegata fauna in ogni angolo a Porto Levante dopo i primi 40km io, Viola ed un turista ornitologo con la sua bici (da cosa si riconosce? È l’unico che si entusiasma per un Cormorano che pesca in laguna) saliamo su una piccola barchetta che ci fa passare da una sponda all’altra di un piccolo rigagnolo (Po di Levante, 60 metri al massimo) e poi di nuovo a pedalare.
Rientro un po’ sulla via Romea dove per un po’ mi fa compagnia al telefono il capitano Paolo che oltre a farmi i complimenti per il viaggio mi informa di importanti notizie riguardanti il Boça Senion (la squadra di calcio dove gioco). Dopo un bel po’ di pedalare, sudare e pedalare verso le 13:00 stanco e affamato trovo un ristorante di specialità carne (e mangio gnocchi al cinghiale in compagnia di squadre di lavoratori stradali, mamma e figlia a pranzo con il cane e cerchia ristretta di classe scolastica a pranzo con professori e genitori selezionati). Passo l’Adige e arrivo a Chioggia dove su di una barca mi portano a Pellestrina: attraverso un’isola di pescatori coloratissima.
Passo poi l’isola del Lido Malmocco per 30km dove vengo rapito dal vortice turbinoso della biennale di Venezia (traffico pazzesco, gente che viene gente che va per terra, via mare, per aria…) e arrivo finalmente all’incrocio tra Riviera San Nicolò e Via Giannantoio Selva dove addento due cuccioloni, aspetto di imbarcarmi sul ferryboat che mi porta a Tronchetto Venezia dove si conclude questa fantastica esperienza.
---Il viaggio di ritorno ve lo risparmio. Volevo dormire a Venezia ma 200€ notte mi parevano eccessivi. Il primo treno da Santa Lucia per Torino sarebbe stato alle 06:00 del mattino e non avevo voglia di passare la notte all’addiaccio. Mumble mumble…Alessandro il giorno stesso si era laureato a Bologna…mumble mumble “mi prenoti cortesemente la prima combinazione per Bologna, grazie” poi li mi aggiusto penso. In prossimità di Bologna, scorrendo le foto su IG non ho poi voluto rompere le scatole e in qualche modo limitare i festeggiamenti di Bubino e i suoi quindi alla fine ho deciso di mangiare un pezzo di pizza al Mascalzone a Via Indipendenza a Bologna e prenotare un flixbus (con trasporto bici) per Torino. Alle 05:00 ero a Torino in corso Vittorio zona tribunale…ultima pedalata al freddo fino a casa e poi…non potevo lasciarti in garage da sola---
Com'è andata quest'avventura?
Le premesse per far danni c’erano tutte: bici arrivata solo ad inizio Maggio, solo 1200km scarsi pedalati prima, mai fatto un viaggio così in sella (e nemmeno mai pensato), traccia per il primo segmento di komoot scarsa o addirittura inesistente, condizioni meteo e climatiche di settembre non proprio sicure e affidabili, attrezzatura per escursioni del genere non del tutto completa.
Ma è andato tutto bene, le sensazioni in sella sono state molto positive compresa l’adattamento del sopra-sella al sellino, la strada pian piano si è trasformata da inesistente, difficile e complicata a segnalata, piacevole e molto scorrevole, il tempo è stato veramente bello per tutto il viaggio con il sole splendente e le mattine fresche per iniziare a pedalare in freschezza.
Ho passato ponti lunghissimi fatti di legno, cemento, acciaio, sospesi sul fiume o sulle strade autostrade attraversando campagne, vigneti, fattorie, aziende di concimi, produttori di semi, distributori di farina, granai abbandonati depositi stracolmi di balle pronti per l’inverno alle porte, vecchie masserie, chiese abbandonate, ferrovie dismesse centrali idroelettriche in funzione e porti, ponti di barche, mulini.
Ho incontrato animali in allevamento e allo stato brado con cui ho sempre cercato un dialogo (ma anche a voi capita di provare a far un discorso a versi con gli animali che incontrate?).
Sono stato inebriato da profumi di fieno appena tagliato, terra appena riversata, concime appena cosparso e odore di catrame delle strade appena asfaltate o di olio bruciato di sgasata di tir. Ho salutato un numero imprecisato di persone pedoni, ciclisti, motociclisti, autisti di treno, conduttori di traghetti, auto o camion, addetti ai biglietti, vigili urbani signori fermi a leggere i giornali nei bar.
Grazie a Viola che mi ha accompagnato in questa pazzia (e naturalmente si prepari per le prossime ????)
Grazie a quelli che mi hanno supportato con un tratto di strada, con un pensiero, un audio messaggio, con un like ad una foto con una chiamata, un consiglio…grazie a quelli che sapevano che ce l’avrei fatta e a quelli che pensavano il contrario.
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mmarco__88
Marco, 1988, nato d'agosto.
Ho pedalato per anni con una Sperone da città, siamo ancora molto amici.
Viaggiatore da sempre; mi piace la libertà di vedere mondi nuovi e conoscere nuove persone.
Viaggio ovunque con la mia Gravel che percorre sterrati, asfaltati, fango, va sott'acqua e sa pure volare.
Pianificatore instancabile, fotografo di precisione.
Possibilmente apolide. Sicuramente rompicoglioni. ????
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico