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Beirut
 
 
Il Libano, a Beirut, fra le strade che fino pochi anni fa han visto guerra, distruzione, ma soprattutto odio... E' una settimana che faccio fatica a dormire bene, ogni volta che c'è un viaggio di mezzo perdo completamente la testa e poi di sicuro leggere il sito della Farnesina in questo caso non mi ha fatto un gran bene(fatelo ma con moderazione)... dopotutto, devo ammetterlo, riesco ad essere veramente una fifona quando voglio!!! Mancano poche ore alla partenza per il Medio Oriente: l'ultima notte a Sesto dai miei e domattina raggiungeremo Malpensa con il treno per poi decollare alle 11:15 verso Istanbul e, finalmente, Beirut, la capitale del Libano, la terra dei cedri.
Decolliamo con un po' di ritardo ma non abbiamo fretta, la nostra coincidenza da Istanbul per Beirut è oltre 6 ore dopo il nostro atterraggio nella capitale turca e quindi il tempo, per questa volta, non ci manca proprio!!!
Ci hanno detto che in Libano piove da quasi 20 giorni ma non vogliamo credere di essere così sfortunate. Viaggio con un'amica, Anna, che non è una persona qualsiasi..., è una delle più care amiche che ho, con lei ho condiviso momenti folli fin da quando andavamo al liceo e anche se non girovaghiamo insieme da tempo, questo viaggio promette bene.
Le ore sembrano interminabili all'aeroporto di Istanbul e temiamo che il nostro volo venga soppresso visto che nevica e ci sono -3°C. Quando finalmente annunciano la nostra partenza, non stiamo più nella pelle di raggiungere la capitale del Libano dove il termometro segna 15°C. Un pioggia fitta, e neppure tanto fine, ci accoglie in Libano: Benvenue!!!
Saltiamo sull'auto sgarrupata di Georges ed Estella e voliamo nel buio di Beirut verso Gemmayze, uno dei quartieri più animati della città che però stasera sembra piuttosto addormentato. Non importa: siamo stanche morte, domani capiremo di più di quello che stà accadendo qui!
La prima cosa a impressionarti del paese dei cedri è la presenza costante e diffusa dell'esercito, spesso spalleggiato da blindati, sembra proprio di trovarsi in un paese in guerra ed in effetti, fino al 2005 quando l'allora presidente Hariri fu ucciso, il lancio di missili e le sparatorie erano all'ordine del giorno. Mentre camminiamo in Rue Gourand, spostandoci a lunghi passi nella pioggia, cerco di ricordare quello che Anna ha visto pochi giorni fa in un documentario: colpo sordo, fucilata in avvicinamento o forse era secco? Confusa da questo pensiero, per poco non finisco in una voragine del marciapiede... Stamattina ci siamo dovute alzare presto perchè alle 8:30 abbiamo un appuntamento alla sede della Caritas libanese con cui Anna ha preso contatti, per visitare qualcuno dei loro progetti e poter documentare il loro lavoro. Shen Sharb è il nostro tassista: ha circa 60 anni e parla un inglese discreto allietandoci con i suoi racconti sulla città. " Ma perchè si chiama paese dei cedri? E' anche sulla vostra bandiera!" provo a chiedere..."Avete intenzione di girare un po'? Allora abbi pazienza e lo scoprirai..." L'incontro al palazzone dove ha sede ll'associazione è abbastanza interessante anche perchè la Caritas lavora in molti ambiti sociali differenti,  purtroppo non ci porterà a nulla perchè la burocrazia incombe imperterrita e dannosa su di noi ed i troppi moduli e liberatorie..., ci fanno ben presto passare la voglia di insistere!
Torniamo verso il centro, con la pioggia Beirut è priva di fascino e non ci mettiamo molto a capirlo, ma fortunatamente la maestosa ed immensa moschea Mohammad al-Amin ci illumina la giornata con i suoi interni dorati e il suo soffitto che sembra lontano chilometri tanto è alto. All'interno il pavimento è ricoperto da un tappeto finemente decorato da disegni neri che ricordano finestre orientali, esse indicano il posto di ogni fedele durante la preghiera. Gran parte del downtown di Beirut è controllato dall'esercito ed è vietato fare foto agli edifici crivellati o smembrati dalle granate a grappolo ed ai cantieri edili, efficaci mezzi per cancellare il triste passato di questo paese senza lasciarne traccia alcuna. Prima della guerra contro Israele, a Beirut sorgevano 16 sinagoghe e gli ebrei erano una delle minoranze più importanti, abitavano il quartiere di Jamil. Ora i pochi rimasti vivono praticamente nell'anonimato... chi può dar loro torto? Senza essercene rese conto, è gia ora di pranzo: spilucchiamo piatti tipici libanesi dalle ciotole sul tavolo dello Chef, un noto ristorante della zona che si rivelerà essere uno dei meno speciali fra quelli provati... come spesso accade purtroppo, chi viene recensito positivamente da una guida, si monta la testa e la qualità del locale peggiora drasticamente...
Questo pomeriggio pensavamo di visitare la zona di Hamra dove si concentra la maggior parte dei negozi e delle boutiques di Beirut. Non siamo amanti dello shopping, ma visto che il tempo non ci manca (per ora!!!) ed è una giornata uggiosa, rincorriamo la camionetta n° 4 (davvero economica visto che paghiamo solo 1000 lire a testa, 0,50€) che viaggia in direzione della nostra meta. Il gentile autista ci indica la fermata giusta ed in un batter d'occhio ci ritroviamo immersi nelle vie occidentalizzate di Hamra. Un caffè alla cannella è quello che ci vuole per sfuggire all'umido delle strade. Oggi Beirut non ci ha regalato il meglio di sè ma qualcosa di questo paese è riuscito già a conquistarci... si, ma cosa?!?
 
 
 
Ultima modifica: 30 Dicembre 2024
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Vero

Correva l'anno 1983: anch'io vidi per la prima volta la luce del sole estivo e sorrisi.  Nel 2007 ho provato per la prima volta l'esperienza di un'avventura a due ruote e, da quel momento, non ne ho potuto più fare a meno... nel 2010 sono partita con Leo per un lungo viaggio in bicicletta nel Sud Est asiatico, la nostra prima vera grande avventura insieme! All'Asia sono seguite le Ande, il Marocco, Il Sudafrica e Lesotho... e il #noplansjourney...

Se non siamo in viaggio, viviamo sul lago d'Iseo!

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