Un intenso aroma di caffè, che gorgheggia bollente, ci sveglia dolcemente: l'elegante Urbino è accarezzata dal sole di ottobre e il cielo è attraversato da strisce di nuvole bianche, più tirate di un volto sottoposto al lifting. Iniziare una nuova giornata di viaggio in bicicletta con la luce solare a guidare ogni faticosa pedalata ha un buon sapore e l'eccitazione per i luoghi sconosciuti che visiteremo sale fin sopra le nubi d'autunno ormai sbiadite...
La strada delle Cesane con gli olandesi
Dopo un giorno di riposo in una città, ricominciare l'avventura in salita è praticamente un must. Il lieve traffico di Urbino, tra camionisti gentili e automobilisti già stanchi, è come una bottiglia di sali minerali: ci da una carica inaspettata (forse è la voglia di immergerci il prima possibile nei paesaggi marchigiani e lasciarci la confusione alle spalle...) e in pochi minuti ci troviamo fuori città, all'imbocco della strada provinciale delle Cesane. Gli pneumatici scivolano leggeri sull'asfalto sporco, le ultime case lasciano spazio al bosco dove dividiamo il respiro con caprioli, gufi comuni e cacciatori.
La bicicletta non è troppo lenta ma neanche eccessivamente veloce: l'andatura la decide chi pedala e al mio ritmo riesco ad assaporare ogni metro di Natura attraversata. Passa più di un'ora prima di giungere a Fossombrone, Fossombron in dialetto gallo-italico per gli amanti della Storia e delle curiosità toponomastiche. Poco prima di spuntare in paese incontriamo una macchina con la targa gialla.
"Non è possibile" penso, eppure gli olandesi, grandi viaggiatori per tradizione, amanti del cicloturismo e dell'esplorazione sono arrivati anche qui!
Il ponte sul Metauro, che da il nome anche alla valle, è un'opera ingegneristica perfetta: nessuna sbavatura nell'armonia dell'arco, nessuna incertezza nella struttura, un ponte vanitoso che si specchia nel fiume sdoppiandosi come per magia.
Nel centro storico una pasticceria attira subito la nostra attenzione non tanto per la presenza di un'insegna luminosa o di torte decorate esposte in vetrina quanto per il sublime profumo che l'avvolge. La scelta si rivela azzeccata quando, al primo morso, un fiume in piena di crema pasticcera oltrepassa l'antro buio e raggiunge le papille gustative, un sorriso soddisfatto decreta la vittoria dei sensi, ora possiamo ripartire rigenerati!
La Gola del Furlo in bicicletta
Imbocchiamo la Via Flaminia antica a Fossombrone, verso est, in direzione di Calmazzo e della Gola del Furlo. Poche pedalate e ci allontaniamo dalla strada voluta da Caio Flaminio a partire dal 220 a.C., l'unica strada che per molto tempo collegò Roma a Rimini e al resto del nord Italia.
I casolari punteggiano la campagna e i campi sono già pronti ad affrontare l'inverno, spogli e freddi. Zigzaghiamo tra le frazioni dai nomi difficili da ricordare, nomi che probabilmente identificano fatti accaduti nel passato che sarebbe curioso scoprire dopotutto...
Rientriamo sulla Flaminia antica giusto in tempo per iniziare a percorrere la gola del Furlo in bicicletta. Un grosso cartello segnala la chiusura della strada ma sappiamo che è difficile fermare veramente un cicloviaggiatore... certo, ci si può provare ma davvero arduo farla franca! Così, senza neanche pensarci, proseguiamo lungo l'acqua insinuandoci tra le strette pareti di roccia del canyon.
Restiamo a bocca aperta davanti alla galleria voluta da Vespasiano nel punto più stretto della gola del fiume Candigliano.
Lo chiamavano petra pertusa o forulum, foro piccolo e non era facile oltrepassarlo. In epoca precedente a quella romana, gli etruschi avevano creato un passaggio più primitivo, poi sostituito definitivamente da quello voluto da Vespasiano e terminato a cavallo tra il 76 e il 77 d.C..
Pedaliamo nella riserva naturale statale Gola del Furlo, su una strada percorsa da più di due millenni.
Si dice che passarono di qui anche Giulio II e Lucrezia Borgia oltre agli ostrogoti, ai longobardi, ai partigiani e ai fascisti...
Nella gola non c'è nessuno oltre a noi e una sensazione di estrema libertà pervade lo spirito facendomi sorridere.
Ripenso a quando Raffaele ha percorso l'itinerario in MTB nei dintorni della Gola del Furlo e spero di poter tornare presto in questo piccolo paradiso per la bicicletta delle Marche.
Poco più avanti capiamo il perchè del divieto, soprattutto alle automobili, di passare: uno smottamento della strada ha privato la Flaminia del suo manto grigio e, finchè non verrà ripristinato, si potrà attraversare la gola solo a piedi o in bicicletta.
La barista diffidente si scioglie presto in un sorriso amaro quando le chiediamo cosa sia successo alla via di comunicazione storica. "La strada ha ceduto 10 mesi fa ma nessuno si sogna si sistemarla e qui non ci vengono più i turisti", lo sconforto nella sua voce racconta di continue richieste di intervento mai andate a buon fine, le sue parole narrano di un'Italia che abbiamo già incontrato durante il nostro viaggio, l'Italia dei Don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento della burocrazia e delle amministrazioni locali...
Tra rovine romani e abbazie medievali
Basta poco per ritrovarsi a pedalare dall'epoca romana a quella medievale: l'abbazia di San Vincenzo al Furlo è aperta e incustodita. L'interno ha un aspetto austero ma allo stesso tempo accogliente. Costruita con pietra corniola proveniente dalle cave limitrofe, fu un'abbazia animata dalla vita di numerosi monaci dei quali oggi non rimane che il ricordo lontano.
L'antica via Flaminia che seguiamo passa anche da Acqualagna, paese natale di Enrico Mattei.
La Storia racconta che proprio ad Acqualagna, nel 1901, guidati dal padre di Enrico fermarono Giuseppe Musolino.
Il brigante, ricercato in tutta Italia, si aggirava nella campagna marchigiana e alla vista di due uomini in divisa si mise a correre inciampando in un filo di ferro.
I carabinieri in realtà non cercavano lui ma un altro criminale locale. Celebre la frase di Giuseppe Musolino "Chiddu chi non potti n'esercitu, potti nu filu", quello in cui ha fallito l'esercito, è riuscito un filo.
Il sole è sempre più basso e nel giro di una mezzora scomparirà dietro le montagne. Oltrepassiamo Smirra prima di ritrovarci all'ingresso di Cagli, ingresso moderno che ha sostituito l'antica entrata attraverso il massiccio ponte Mallio, risalente all'epoca repubblicana.
Cagli è uno di quei borghi che non ti aspetti, piacevole da scoprire tra vie strette, vecchi caffè e torrioni imponenti. Due fotografie al tramonto e poi l'ultima salita, quella che superi facilmente perchè l'adrenalina di fine tappa ti sostiene.
La campagna marchigiana si prepara ad essere avvolta dalle tenebre ma non ce ne preoccupiamo, la nostra stella polare è apparsa all'orizzonte e smarrire la via è impossibile. Il castello di Frontone svetta dalla collina davanti alle nostre ruote, è vicino così come il campeggio dove passeremo la notte cullati dell'acqua del torrente, all'ombra del selvaggio Monte Catria.
Per scoprire tutte le tappe di #transitalia e scaricare le tracce GPS dai un'occhiata alla mappa del nostro viaggio in bici oppure continua a viaggiare in bici per l'Italia tornando alla tappa n° 5 da Carpegna ad Urbino... a breve ti racconteremo anche la settima tappa da Frontone a Pettino.
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