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Volumi e pesi in bici: due setup bikepacking a confronto
Come si organizza la distribuzione dei pesi e dei volumi nel bikepacking per un viaggio in bicicletta? Che attrezzatura bikepacking bisogna portare con sé? In questo articolo potrai leggere due setup bikepacking a confronto e, se ti stai avvicinando al variegato mondo del bikepacking o se vuoi raffrontare la tua esperienza di viaggiatore con la mia e quella di Alessio dei Cicloslavisti, sei nel posto giusto.
In questo articolo
Di come abbia iniziato a viaggiare, del perché proprio in bicicletta, del clamoroso e sconvolgente passaggio da un setup da cicloturismo classico al bikepacking e dei successivi viaggi con questa modalità… Di tutto questo e di molto altro ci parlava Alessio dei Cicloslavisti l'altra sera nelle nostre consuete Live Facebook e YouTube domenicali.
Se hai perso la diretta e vuoi riascoltarne il contenuto a breve uscirà sotto forma di podcast come tutte le scorse live che abbiamo organizzato da marzo a questa parte (#pedaliAMOperlitalia e Storie a pedali).
Oltre ai racconti di Alessio, mi hanno affascinato l’aspetto tecnico, la scelta dell’attrezzatura, la distribuzione dei pesi e volumi in un viaggio in bicicletta con le borse da bikepacking. Da bikepacker di breve data quale sono, ho pensato che potesse interessarti il confronto bici vestite da viaggio, entrambe adventure bike, entrambe Salsa Fargo, una del 2016 e una del 2018.
Distribuire pesi e volumi in bicicletta: due Fargo, due viaggi, due setup diversi
La famosissima produttrice di bikepacking bike Salsa cambia raramente il suo prodotto di punta Fargo, quindi non mi voglio perdere nelle differenze minime di questi due modelli, quello di Alessio del 2016 rosso fiammante e il mio del 2018 viola acceso. L’unica difformità nella componentistica sono i cerchi e le gomme che montiamo, più gravel quelle di Alessio e più MTB le mie.
Passiamo al punto focale del confronto, che sta nell’arsenale di “gingilli” e cioè tutte le borse che usiamo per vestire i nostri mezzi e per trasportare l’attrezzatura bikepacking utile per i nostri viaggi e soprattutto la distribuzione dei pesi e dei volumi sulle bici nei due viaggi in bikepacking.
Le due avventure considerate nel confronto bici sono:
- per l’assetto bikepacking di Alessio: l’ultimissima pedalata affrontata insieme a fine settembre nel Peloponneso, della durata di 12 giorni nella seconda metà di settembre, con partenza e arrivo a Patrasso ad anello principalmente su strada asfaltata, toccando alcune delle località più interessanti della penisola greca in senso orario;
- per il mio assetto: il mio viaggio di 15 giorni del 2019 in Lettonia a luglio insieme agli inseparabili colleghi de La Compagnia del Pignone Matteo, Davide ed Emanuele, con partenza e arrivo a Riga ad anello toccando quasi tutte le località principali del paese baltico, mangiando tonnellate di gravel e passando le notti in campeggio.
Già questa prima distinzione tra periodi diversi dell’anno, fasce climatiche e tipologia di terreno e di pernottamento suggerisce alcune differenze di base nella scelta dei materiali, nella distribuzione dei pesi sul mezzo e nei reciproci bikepacking setup.
Per un clima che si presumeva essere fresco (ma ahinoi non si rivelò tale), in Lettonia avevo previsto materiale più pesante, per dormire in campeggio (o all’occorrenza in wild camping) avevo considerato la triade tenda-materassino-sacco a pelo e per il terreno aggressivo avevo necessità di stabilizzare al meglio le mie borse.
Al contrario, per un viaggio in un clima caldo (nonostante fosse la seconda metà di settembre), principalmente su asfalto e fermandosi a dormire esclusivamente in B&B o ostelli, Alessio ha guadagnato in peso e volume lasciando a casa l’attrezzatura da campeggio ed evitando zaini. Abbiamo entrambi forzato la mano sull’acqua, portandoci almeno 3 litri a testa, temendo di rimanere a secco (fortunatamente siamo stati smentiti).
Entriamo nel vivo del confronto, passando in rassegna ogni zona della bicicletta che ha ospitato il nostro equipaggiamento.
Sottosella
Per prima cosa vediamo la più semplice, la zona sottosella. Qui non vengono riscontrate grandi differenze: possedendo entrambi delle sacche capienti (Alessio una Alpkit Big Papa da 17 litri e il sottoscritto una Miss Grape Cluster da 20 litri), solitamente in questa borsa stipiamo vestiti di ricambio, doppioni di abbigliamento da ciclismo, asciugamano in microfibra e nel mio caso un piccolo beauty case con il set da bagno.
L’eccentrico Alessio ha inserito anche il Kryptonite U-Lock e, amando sdoppiare il suo paio di scarpe, ne ha lasciata una nella borsa sottosella e l’altra… lo scopriremo! La stessa borsa Alpkit, fornita di alcuni elastici nella parte superiore, ospitava le ciabatte da casa (o da spiaggia qualora se ne incontri una).
Io invece ho usato i passanti esterni per legare uno dei più basici lucchetti di Decathlon (confidando da un lato nell’onestà del popolo lettone e dall’altra nella possibilità di legare insieme tutte le biciclette per rendere molto difficile ogni possibile tentativo di furto).
Telaio
Nella zona telaio Alessio ha scelto di inserire 3 delle 4 borracce (due interne e una esterna al triangolo del telaio), oltre all’essenziale frame bag Alpkit Possum Medium da 3,5 L che ospitava alcune chiavi inglesi, delle barrette energetiche e un kit per le riparazioni.
La mia borsa telaio bikepacking Miss Grape Tendril da 4 litri era invece dedicata alla camera d’aria di scorta, un multitool, la paleria della tenda, un k-way, una giacca antivento, i gambali, i manicotti e uno dei power bank.
Top tube e serie sterzo
Questa zona solitamente ospita oggetti o indumenti molto compatti di primaria importanza per un utilizzo rapido. La borsa top tube Alpkit Fuel Pod di Alessio ospitava una camera d’aria di scorta, pastiglie di ricambio per i freni a disco e un multitool, mentre le sue Alpkit Stem Cell (comode sacche verticali da ben 3 litri fissate alla serie sterzo, al manubrio e alla forcella con tre fasce velcro) gli hanno permesso di portare con sé la macchina fotografica compatta, il portafoglio e la cassa bluetooth.
Anche nel mio caso ho sfruttato tutto lo spazio disponibile con le due sacche verticali (una capiente Alpkit come quella di Alessio e una Acepac Bike Bottle Bag più contenuta) e utilizzando la stessa toptube Fuel Pod di Alpkit come il fondatore dei Cicloslavisti. Di preciso non ricordo in quali delle tre abbia sistemato il materiale trasportato ma posso dirti che con me avevo il secondo power bank, la macchina fotografica compatta, le barrette energetiche e le intramontabili monoporzioni di frutta secca, un po’ di schede SD nella loro custodia compatta, il portafoglio, fazzoletti e cavi di ricarica di alcuni dispositivi tecnologici.
Manubrio
Dopo una fallimentare esperienza in Sardegna con il sistema di imbracatura da manubrio Alpkit Kanga, che purtroppo ha rovinato parte della forcella e del manubrio della sua preziosa compagna di viaggio a pedali, Alessio ha seguito la mia scelta di posizionare sul manubrio il sistema di staffe Vap Cycling Butterfly, capace di stabilizzare una borsa stagna (nel suo caso una Airlok Dual da 13 litri) che conteneva la sacca del drone con caricatori e telecomando, la custodia degli occhiali e il cavo d’acciaio del suo lucchetto Kryptonite.
Invece nel mio caso, avendo organizzato un viaggio con pernottamenti in campeggio, la zona manubrio con montata la stessa Butterfly accoglieva la borsa stagna Naturehike da 5 litri con all’interno il sacco a pelo.
Questo sistema di staffe permette di trasportare altri oggetti sopra alle stesse: campanello, luce anteriore, GPS Garmin, cassa bluetooth, supporto per la Go-Pro e un portaborraccia nel mio caso, per avere accesso rapido all’acqua e al controllo della colonna sonora del viaggio.
Forcella
Trattandosi di due forcelle Salsa Firestarter Carbon, entrambi non abbiamo avuto problemi nel montare due coppie di "portapacchi per il bikepacking da forcella", altrimenti detti Anything Cage, Alessio nella versione V1 in alluminio e io nella nuova versione HD in nylon.
A queste gabbie Alessio ha fissato due borse stagne acquistate alla Decathlon della marca Itiwit per kayak (le uniche due borse non Alpkit del suo set!), da 5 litri ciascuna, che contenevano la famosa seconda scarpa di cui avevamo lasciato in sospeso la ricerca poco fa, i cavi e caricatori vari, l’astuccio beauty case, la crema solare e le barrette ai cereali per i momenti di crisi delle salite del Peloponneso.
Invece nel mio assetto, sempre pensando all’ottica del viaggio con pernottamento in campeggio o wild camping nei boschi lettoni, le due borse stagne Alpkit Dry Bag Airlok da 4 litri ospitavano i due teli della mia tenda Naturehike Cloud Up 2, sapone di marsiglia per il lavaggio dei panni, una corda per stenderli, i picchetti e il materassino.
Zaino
Breve parentesi su questa tortura moderna legalizzata: pensando di dover affrontare un clima rigido (o comunque non i 35° sperimentati sul gravel della Lettonia), avevo considerato e acquistato lo zaino Quechua da 10 litri per tenere coperta la schiena e per trasportare il drone e relativi caricatori, batterie e telecomando. Devo ammettere pubblicamente il mio sbaglio e non pensarci mai più: erroraccio che mi ha fatto sudare troppo, di conseguenza bere molto e puzzare abbastanza.
Acqua
Purtroppo con l’acqua abbiamo invertito la scelta: mentre in Grecia Alessio non ha quasi mai avuto problemi di approvvigionamento nonostante trasportasse quasi 3 litri con sé, in Lettonia abbiamo affrontato zone poco urbanizzate senza fontanelle portando con noi circa 2,5 litri a testa e rischiando di rimanere senza. Un mio sogno nel cassetto è l’acquisto di un filtro ai carboni attivi (ad esempio il dispendioso Katadyn) per la sterilizzazione acqua, per portare meno acqua e filtrarla man mano che ne ho bisogno (ovviamente se il tipo di viaggio me lo permette).
Distribuzione di pesi e volumi a confronto in sintesi
Dopo aver passato in rassegna tutte le zone e i settaggi delle nostre Salsa Fargo, sotto trovi riassunte a confronto le principali differenze di distribuzione di pesi e volumi in questi due viaggi, diversi ma comunque abbastanza vicini concettualmente e anche geograficamente. La situazione cambierebbe radicalmente se si affrontassero climi estremi o pensando di restare in autosufficienza per giorni o sapendo di non incontrare nessun luogo ospitale per molti chilometri, in zone diverse del pianeta. Come si vede nella tabella, a parità di litraggio i due pesi trasportati sono abbastanza lontani: ciò è sicuramente dovuto alla presenza della già citata triade sacco a pelo-materassino-tenda con relativi picchetti e paleria, alla presenza dello zaino, al numero e al tipo di indumenti trasportati, più leggeri e meno numerosi in un caso e più pesanti e numerosi nell’altro.
Alessio
Francesco
Sicuramente, come spesso abbiamo ripetuto, è questione di tentativi ed errori per trovare la perfetta distribuzione dei pesi e volumi in un viaggio in Salsa Fargo, bikepacking o cicloturismo classico che sia.
E tu, hai già affrontato un viaggio in bikepacking? Hai domande o suggerimenti per distribuire al meglio pesi e volumi? Scrivici nei commenti!
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Francesco G
ITA - Ho 33 anni e sono piemontese, anche se da qualche anno vivo e lavoro in Lombardia. Dopo un inizio da totale inesperto in questo campo, mi sono avvicinato al mondo dei cicloviaggi e della bicicletta sempre più. Oggi posso definirmi "cicloviaggiatore", e assieme all'altra mia passione - il videomaking - non mi fermerei mai! Cyclo ergo sum, pedalo quindi sono, per cercare di capire perché andare in bici sia così bello, terapeutico, ricco... E ogni volta che provo a capirlo, non ce la faccio, e sono costretto a ripartire sui pedali!
ENG - I'm from Piedmont and I'm 33 years old, I have been living and working in Lombardy for a few years. After a start without any competence in this field, I then approached the bicycle world more and more. Today I can call myself a bicycle traveller and videomaker who would never ever stop. Cyclo ergo sum, I cycle therefore I am. I ride my bike trying to understand why it is so beautiful, rich, therapeutic. And every time I try, I do not understand it. So I must leave again...
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico