Lasciata Valona di buon'ora sotto un cielo che all'orizzzonte sembra promettere una giornata di sole, dobbiamo riporre ben presto le nostre speranze sotto una pioggia che inizia a cadere leggera ma costante. I primi chilometri si snodano lungo la costa, con bei panorami sulla baia di Valona (Vlore in albanese) e sull'isola di Sazan. Purtroppo una cementificazione selvaggia sta rovinando in gran parte questo tratto costiero di Albania. In bici i chilometri scorrono lenti e giungiamo dopo un'oretta nella cittadina di Orikum, in fondo alla baia, anch'essa prettamente dedicata al turismo estivo. Una deviazione di quattro chilometri ci condurrebbe al sito archeologico dell'antica Oricum ma decidiamo che non ha senso visitarlo con queste condizioni meteo e proseguiamo verso il parco nazionale di Llogaraja e l'omonimo passo. La strada inizia a salire, docile e gentile. Una sosta caffè (ci dobbiamo accontentare di un Nescafè in lattina dato che nel locale dove ci fermiamo non hanno a disposizione la corrente elettrica per un paio d'ore al mattino) e siamo carichi al punto giusto per affrontare la salita che si preannuncia impegnativa, sia per la difficoltà altimetrica, sia per quella climatica: le cime attorno al passo sono imbiancate dalla neve.
La strada s'impenna e voltando lo sguardo è possibile ammirare, tra le nuvole grigie, la baia di Valona allontanarsi alle nostre spalle. A metà salita un buco allo stomaco ci convince alla sosta nel primo ristorante... abbiamo deciso di concederci qualche comodità in più in questo viaggio! Però il maiale arrostito e la birra si faranno sentire come due macigni sullo stomaco durante i restanti chilometri del valico. Un cane mal intenzionato ci si lancia contro minaccioso e subito esce di casa un ragazzino che lo redarguisce ed inizia a rincorrerci sui tornanti che stiamo affrontando. Quando è sufficientemente vicino grida a squarciagola: “What can I do for you?”
Restiamo spiazzati da questa domanda, a cui segue l'offerta di dormire nella sua casa. Rifiutiamo con gentilezza e ringraziamo il gesto generoso che rispecchia la gentilezza e l'ospitalità ricevuta dagli albanesi.
Raggiungiamo un gruppo di hotel dove è presente anche un trasandato centro visite del parco ed in un parcheggio due albanesi stanno fumando e ci iniziano a chiedere, in un inglese stentato, qualche informazione sul nostro viaggio in bici in Albania.
Dopo qualche minuto di conversazione, giunti alla fatidica domanda:
”Where are you from?”
“From Italy”
alla nostra risposta ci sentiamo apostrofare: “Ma dovevate farci fare tanta fatica con l'inglese... ditelo prima” in un tipico accento fiorentino.
I due ragazzi sono rientrati per le vacanze in Albania ma vivono e lavorano ormai da anni in Toscana. Ci rassicurano sulla vicinanza del passo di Llogara e si scusano per le condizioni di sporcizia e trasandatezza in cui versa il loro paese: magari ci fossero più giovani con le loro idee anche qui in Albania... il paesaggio sarebbe sicuramente meno devastato.
Gli ultimi due chilometri diventano un calvario a causa di problemi al cambio e di una digestione che definire complessa è un eufemismo... ci sta bene, la prossima volta evitiamo di fare i signori a metà salita! Un'ultima serie di tornanti e raggiungiamo l'agoniato passo: il panorama sulla costa meridionale dell'Albania e sull'isola di Corfù ci ripaga dello sforzo.
Arcobaleno al tramonto
Qualche scatto veloce sotto la pioggia e ci fiondiamo verso valle, tremanti dal freddo. Un arcobaleno ed il tramonto sullo sfondo ci accompagnano verso la località turistica di Dhermi dove giungiamo all'imbrunire. Il paese è abbarbicato sul pendio e per raggiungere i numerosi hotel dobbiamo scendere un'erta strada verso il mare. La ricerca di qualcosa di aperto è infruttuosa e così, a fatica e controvoglia risaliamo verso monte. Ci fermiamo da una gentile signora che vende pochi generi alimentari chiedendo se conosce un posto dove dormire: gentilissima, ci fa cenno di entrare e sederci intanto che telefona al figlio... a Tirana! Mi chiedo come possa sapere il figlio se ci sono degli alloggi a 200km di distanza ed infatti il figlio non ne sa nulla. Sconsolata la signora ci lascia andare quando ormai il buio è sopraggiunto. Mentre ce ne andiamo ci accende un filo di speranza dicendoci con le due parole di italiano che conosce che poco più avanti sulla destra dovrebbe esserci un piccolo hotel.
Effettivamente la fortuna ci assiste e troviamo il posto, sulla strada e piuttosto rustico... stanchi, fradici ed infreddoliti, ci facciamo andare bene anche una stanza senza riscaldamento, sperando che domani sia una giornata più soleggiata visto che prevediamo di raggiungere Sarande, città dove il sole splende per 300 giorni l'anno.
Non sempre girare l'Albania in bici in inverno può risultare semplice. A Dhermi abbiamo trovato, solo grazie alle indicazioni di una signora albanese e del figlio al telefono, un alberghetto modesto senza riscaldamento ma che almeno ci ha dato la possibilità di dormire al coperto. Vi segnaliamo quindi l'Hotel Dorian situato oltre il bivio per Dhermi (centro paese) lungo la strada principale (così non dovrete neanche scendere fino al mare per poi risalire!). Brian, il figlio maggiore, parla un pochino inglese ed è un simpaticone. La madre ed il padre sono gentili anche se probabilmente non riuscirete a farci grandi conservazioni. Costo di una stanza doppia 1000 lek (circa 8€).
Ti è piaciuto questo racconto? Continua a leggere il diario del viaggio in bici in Albania:
Da Fier a Valona inseguiti dai cani Il passo di Llogara tra Valona e Dhermi Mangia e bevi verso Sarande Alla scoperta di Butrint Dal mare di Sarande ai monti di Girocastro...e dopo il racconto delle nostre avventure, qualche consiglio utile:
Dieci cose da vedere in un viaggio in bici in Albania
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico