fbpx

Unisciti alla LiT Family



Bicitalia: viaggio in Italia in bicicletta | Pontassieve - Trieste

Scritto da
Vota questo articolo
(0 Voti)
Il Muraglione attende la sua vittima, con calma, pazienza, è immobile, dantesco. Mi muovo con circospezione nella stanza, con solenne rispetto e un po' di timore reverenziale per l'ultima prova, l'esame di maturità di Bicitalia 2015. In fondo sono una novantina di chilometri e più della metà saranno in discesa, ma i primi 35 di salita seria. Mentre affondo gli incisivi nel cornetto dribblando la marmellata che esce ovunque dalla pasta, mi guardo attorno osservando i clienti, la barista, la merce esposta e il mio caffè sul banco. Cerco una distrazione che attenui le spinte di adrenalina, ma in fondo avrò bisogno anche di quella.
Life in Travel Diaries
Sono disponibili i Life in Travel diaries, libri fotografici con tanti racconti di viaggio scritti dai cicloviaggiatori per i cicloviaggiatori. Puoi acquistarli singolarmente, in bundle o abbonandoti al piano Esploratore della LiT Family. Che aspetti? Salta in sella con noi!
 

Venerdi 12 giugno - Il Muraglione

I giochi sono finiti, scatto un paio di foto in divisa gialla e poi con l'aiuto del navigatore mi dirigo all'uscita di Pontassieve.
Le indicazioni sono chiare, puntano tutte verso Forlì, mi attengo alle indicazioni sulla statale che corre parallela al fiume Sieve, sempre in piano, a una velocità sostenuta fino a Dicomano dove svolto a Nord-Est seguendo l'affluente Godenza. Ultima sosta per un caffè prima della salita, che prende una pendenza riconoscibile, ma pedalabile. Le gambe faticano a prendere il ritmo, sento le fitte dei muscoli che reclamano soste e invece mi alzo sui pedali e cerco una spinta ritmata che mi risparmia il sedere. Rifiato solo due volte prima di arrivare a San Godenzo dove prendo una pausa da quarto d'ora e chiacchierando con un signore del posto mi riferisce, sorridendo sarcastico, che ora mi tocca il vero Muraglione, nove chilometri per fare 500 metri di dislivello. Penso che in fondo è una salita come altre, che ho già scaldato per bene le cosce e con molta fiducia vado.
Dopo una curva a sinistra vedo la successiva che sembra ribaltarsi su se stessa, scalo progressivo tutti i rapporti e per cento metri tengo i nove all'ora con una spinta decisa. M fermo per rallentare la pompa cardiaca in fuori giri, guardo indietro e mi rendo conto della pendenza, guardo avanti e capisco il sorriso del toscanaccio. C'è poco da fare, devo lavorare sodo, pressare i pedali in piedi, farli girare da seduto, fermarmi per evitare uno scarto pericoloso quando non riesco ad andare avanti. È inutile fare l'eroe con trenta chili di bici zoppa, devo lavorare d'istinto, di testa, di forza, di nervo. Un chilometro fatto, solo uno sui nove che mancano al passo, ma so che è questione di tempo.
Passano le moto, bestioni da pista, le sento arrivare con un urlo, girano i tornanti con le ginocchia sull'asfalto. Fossi uno della stradale non gli farei le multe, ma l'obbligherei a fare il passo con la mia bici, con tuta di pelle e casco integrale con la visiera saldata. La strada mi contrasta, mi porta in alto cercando di respingermi, forzo e sosto, bevo e sputo, sudo e mi spoglio. Il cervello cerca un diversivo, analizza la vegetazione che ora è più conifera che latifoglia, misura la differenza di lumen tra l'ombra e i tratti soleggiati, vagheggia sulla manutenzione delle strade, sulla costanza di temperatura e umidità. Durante le soste mi impongo di non fermarmi oltre il minuto per non scendere troppo di pulsazioni e respiro, controllo il gps che mi demoralizza per l'esiguità del tratto prodotto dalla sosta precedente. Ma i chilometri si sommano e arrivano a cinque. Mi fermo in un baretto di quota dove parlano di cisti e ecografie, di storie di tumori e ospedali bellissimi, prendo un pezzo di focaccia e una coca, ammirato dall'allegria della compagnia, sempre più convinto che si tratti della maledizione del Muraglione.
Chiedo alla barista informazioni sul tratto successivo e la risposta è una pacca di incoraggiamento, di stare attento che tanti ciclisti sono morti su quello che mi attende e senza nemmeno accorgersene! Così le prometto che starò attento al fatidico momento. Inizia l'ultimo pezzo di strada, veramente duro, ma ormai sono inquadrato e vado inveendo appena al 3%. Finalmente arrivo sulla sommità, luogo di ritrovo dei motociclisti da montagna che si pavoneggiano sui bolidi e si vantano di mirabolanti manovre con cronometri alla mano. Il mio è un pugno chiuso e un " Si, ragazzi!!" da copertina. Sono davanti al muraglione, quello fisico, che separa brevemente i due sensi di marcia che da il nome al passo, picchio due pacche sulle pietre e ringrazio dell'esperienza. Certo di trovare freddo nella discesa che segue, mi rivesto e indosso anche l'antivento, ma l'aria è carica di umidità, calda e opprimente quindi poco dopo mi spoglio e scendo con le cuffie nelle orecchie per rilassare anche la mente oltre che il corpo.
 
Devo stare sempre attento alle buche perchè la velocità diventa alta e spesso sfugge al controllo, doso con attenzione i freni e percorro una ventina di chilometri senza quasi toccare pedale. Entro dentro l'abitato di Castrocarro Terme che si presenta anonima e spenta alle tre del pomeriggio, sosto senza scarpe una mezz'ora in un bar per un tramezzino e un'aranciata davanti a un acida signora inorridita dai miei terribili piedini. Troppe terme pregiudicano la tolleranza... Forlì è a una manciata di chilometri, ho notizia di forti acquazzoni a Parma e per questo mi sbrigo a fare un giro di scatti fotografici al centro della città (molto bello) e poi in stazione per farmi un idea sulle coincidenze dei treni per Trieste. L'unica proposta parte alle 17 e 28 e arriva alle 00.46, stampo i ticket (32euro). Parto in orario, arrivo a Bologna per il cambio e salgo per accomodare la mia stellina nel suo scompartimento dove faccio la conoscenza di una lodevole e giovane coppia che con le bici stracariche ha viaggiato da Londra a Bologna, un po' pedalando e un po' in treno. Sono alla prima esperienza e si ritengono soddisfatti ripromettendosi di provare qualche altro tour correggendo qualcosina del corredo bagagli e accessori bici. Scendono a Ferrara, io proseguo verso Venezia dove mi attende una sosta lunga più di un ora, quando arriva l'intercity diretto a Trieste delle 21. 38, faccio il gattino miagolante con il capotreno pregandolo di farmi salire e questi mosso a compassione mi concede di salire. Lo speaker annuncia “Prossima fermata Monfalcone”, evidenziando che manca poco all'arrivo a casa, portandomi a spegnere il cellulare e mettere via la tastiera per rilassarmi, perchè prima di concludere questa bellissima esperienza, ho bisogno di pensare, di ricollegare le tratte, i volti, il mare con il sole , le montagne con i laghi, le città e le strade di collegamento. Si domani, concluderò il mio racconto domani.rientro in treno trieste

Domenica 14 giugno - Il viaggio nella testa

Ora sulla strada costiera di Trieste, quella che da casa va a Sistiana, pedalo scarico, svanito, insensibile al caldo e immerso nella musica che accompagna il valzer di pedali. Ritornano le immagini di un territorio vastissimo, di una striscia segnata a terra larga due centimetri e lunga 1700 chilometri su cuscini d’aria gommati, immagini di salite corte e altre interminabili, di ponti sospesi nel nulla e di quel colore azzurro di acqua e cielo, palco e sipario di castelli che sfilano e persone che sorridono, di belle stanze e altre ancora più belle.
Girano immagini e anche emozioni come gioia e rabbia, frustrazione e orgoglio, la difficoltà nell’operare una scelta, a volte una rinuncia che fa male passando oltre una città che attira con la sua incantevole bellezza. Non mi accorgo nemmeno di aver passato la galleria naturale, le gambe hanno ripreso un ritmo inerziale, non dolgono come ieri sera. Tutto il giorno precedente con le ginocchia in fiamme, le caviglie tramortite e i muscoli deboli e dolenti, una stanchezza arrivata dopo avere sgonfiato il petto e chiuso il rubinetto dell’adrenalina. È sempre così il giorno dopo il rientro, con la nausea per la bici mentre riprendo contatto con il quotidiano. Ma stamattina il pensiero di fare un giro è stato assecondato con un lento andare accompagnato dalla nostalgia per il vagabondare in giro per la penisola. È bella l’Italia, quella nota e quella sconosciuta, ha colori e profumi che identificano il posto. Le alghe del Salento, le ginestre in fiore, la mozzarella di bufala, il dialetto che muta chilometro dopo chilometro, l’architettura del trullo e quella delle ville di Nettuno, il profilo dominante del Vesuvio a Pompei, i decolli degli aerei a Fiumicino, la pietra candida di Bari e quella che sostiene fin che riesce le case di Civita Bagnoregio. Nei ricordi tutto si mescola, è oriente e occidente, è meridione e settentrione che si tengono d’occhio, è estremo come a portata di mano. Per coglierle mi è stato sufficiente allungare la mano in punta di sella e per catturarle, schiacciare un tastino sulla macchina fotografica. E oggi in costa dei Barbari mentre il caffè riempie il palato, sogno di un viaggio già fatto e ringrazio il destino di avermi dato una spinta portandomi a destinazione. Bello essere a casa in una progressiva dimensione di tempo che presto o tardi mi darà un nuovo traguardo, l’aspettativa, i preparativi e altre esperienze da vivere.
Bicitalia è un viaggio in bici avventuroso e in solitaria: dal sud Italia al nord della nostra bella penisola in bici. La quarta puntata dell'avventura di Ale si è svolta da Terracina a Pontassieve, l'hai già letta?
 
 
Scrivi qui quel che pensi...
Log in con ( Registrati ? )
o pubblica come ospite
Carico i commenti... Il commento viene aggiornato dopo 00:00.

Commenta per primo.

Alessandro67

Sono Alessandro Vitale e abito a Trieste . Coltivo la passione dei viaggi con la bicicletta perché mi hanno dato un serie di soddisfazioni sempre più complete, mi fanno vivere la natura poliedrica del pianeta a una velocità visivamente sostenibile.
Sono fidanzato da quasi cinque anni con una Cube Trekking e non abbiamo mai litigato, siamo in perfetta sintonia. Pensiamo di non mettere al modo figli, perché siamo profondamente egoisti e comunque lei non potrebbe averne.
Il viaggio più bello? Quello che devo ancora fare .
Il posto più lontano che ho raggiunto è stato il Marocco, toccata e fuga.
Il più bello, le gole di Vintgar in Slovenia.
Il più caro la Svizzera.
Il più economico la Sicilia.
Il prossimo? Forse il raduno Harley a Velden...vedremo.
Ho un' altra donna oltre la Cube e ogni tanto mi vorrebbe con se...non pedala...che dolore...