Nel frattempo...Hornopiren, Caletta Gonzalo, Chaiten con il suo santuario di alberi morti, inceneriti dall'ultima eruzione del vulcano omonimo. Da Chaiten verso il lago Yelcho, attraversando la foresta dalle foglie giganti. È qui che rischierò di perdere la tenda sotto una tempesta di pioggia e vento come non ne ho mai viste prima.
Continuo e raggiungo Villa Santa Lucia, il paesino distrutto da una gigantesca colata di fango che tre anni fa causò la morte di 22 dei suoi 50 abitanti. Lo scenario è a dir poco apocalittico. A villa Vanguardia dormirò in una casa abbandonata in compagnia di uno scozzese di nome Johnny, un Argentino, una Peruviana, un Cileno e un ragazzo della Repubblica Ceca. Questa comunità di viaggiatori, innamorati del mondo,si costituisce a sera tarda quando tutti hanno bisogno di un luogo in cui dormire e si disgrega al mattino, perché ognuno ha i suoi tempi, il suo mate da prendere guardando il sole che sorge sul ghiacciaio, il suo caffè stretto tra le mani nel tentativo di riscaldarsi. Chi prima, chi dopo, tutti raggiungiamo La Junta dove la ragazza del supermercato mi dice che piove almeno 300 gg all'anno. Dalla Junta in poi la Carettera si fa difficile. Pioggia, vento, ripio, paesini troppo distanti tra loro e scarsa disponibilità di cibo. Imparo a razionare le mie scorte; un sacchetto di riso si trasforma immediatamente nella cosa più importante che ho. A Villa Amegual finalmente ritrovo il pane e anche gli amici.Dormiremo in 8 in una casa in lamiera di 30 metri quadri. La sera si canta al suono della piccola chitarra che un ragazzo Austriaco porta con sé da un anno. Lui è partito dalla Colombia e adesso come me va a raggiungere la punta estrema del continente. Al suo cospetto mi sento come se fossi uscita in bici per fare un giro ad Acciaroli.
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