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Mtb Val di Susa: sul Passo del Sommeiller a 3000 metri
Chi decide di affrontare il Passo del Sommeiller deve prima chiedersi cosa va cercando. Cerca forse la più alta vetta italiana raggiungibile in mtb? Vuole inerpicarsi lungo 27 km di strada alpina che serpeggia tra le montagne della Val di Susa? Vuole provare l’emozione di gettare lo sguardo sulle cime d’oltralpe? Vuole provare l’emozione di pedalare tra la neve quando in città i copertoni si squamano per la calura?
Il mio consiglio: meglio porsele tutte insieme queste ambizioni, altrimenti sarà dura ripagare gli estenuanti sforzi richiesti da un tal giro.
In questo articolo
Da Bardonecchia al rifugio Scarfiotti
Scelgo questo percorso che mi sembra (e poi l’impressione sarà confermata) tra i più intriganti nella zona dell'Alta Val di Susa.
Da Bardonecchia, località tutto sommato non indimenticabile, parte un nastro d’asfalto abbastanza indifferente e piuttosto monotono, che lascia il posto ad un'altrettanto larga carrozzabile su fondo naturale nel borghetto di Rochemolles. Pochi chilometri e si arriva all’omonimo laghetto. È qui che la mia ghiandola pineale percepisce l’entrata nella dimensione profondamente alpina: cascate, profumi, animali selvaggi, tutto riporta alla sensibilità più pura e primordiale.
Tutto tranne il cordone infinito di moto che nelle maggior parte dei casi mi sfreccia innanzi senza il minimo riguardo per i miei polmoni che fagocitano le micidiali polveri. Se tante formiche fanno un formicaio, tanti motociclisti fanno un motoraduno: e questo è il giorno di uno dei più grandi raduni dell’anno, con targhe e moto da ogni dove. Questo imprevisto quanto indesiderato effetto “Parigi Dakar”, mi perseguiterà fin quasi in vetta, diventando per fortuna più rado dopo il rifugio Scarfiotti a quota 2160 m.
La salita è un turbinio di panorami che variano ad ogni tornante con incredibile molteplicità di forme e colori. Costante e graduale, priva di strappi ma colma di emozioni e coinvolgimenti è un susseguirsi di scroscianti torrenti e cascatelle che spesso si incrociano con la traiettoria della strada.
A questo gioco di armonie la neve inizia a prendere parte sin dalle quote più basse: talvolta conservata dal fresco degli alberi o dalle sponde di qualche gelido ruscello. L’arrivo al rifugio segna un punto importante del percorso: qui la natura fa la sua selezione secondo i principi di Darwin. L’obiettivo della macchina fotografica è irresistibilmente attratto dalle cime aguzze imbiancate di neve, con profili seghettati e decisamente spioventi.
Al passo Sommeiller
La scena è però dominata da una serie di cascate di cui una particolarmente vigorosa: confluiscono tutte in una piccola valle verdissima con un piccolo stagno, qualche rudere e un prato trasformato in bivacco dai centauri. Dopo un pranzetto veloce e una “ricaricata” al calore del sole decido che è ora di affrontare l’ultimo la parte più estrema della salita. Verrebbe da non credere che questa pista, che qui è quanto di più simile ad una autostrada, possa continuare in un ambito sempre più impervio ed ostile. Anche la vegetazione sembra non volersi spingere oltre mentre invece la lingua di terra continua ad inerpicarsi senza temere le asperità e le durezze: talvolta solcando piccoli valichi, talvolta zigzagando incurante dei costoni franosi.
E così con lo stesso ardore che dovette ispirare l’ingegner Sommeiller, da cui la vetta prende il nome, mi inerpico fino a vedere l’estrema sommità: e sottolineo l’espressione “a vedere” perché per la neve è ancora presto prendersi una vacanza. Il GPS segna 2800 metri, ne mancano a occhio e croce 200 in altezza e forse altrettanti in lunghezza: mi siedo su uno dei tanti pietroni ad immaginare come deve essere l’altro lato, in pieno territorio francese, tutto questo mentre un quad vuole a tutti i costi raggiungere la vetta senza però avanzare di un metro.
Mi metto con il cuore in pace e mi prendo le pacche sulle spalle dei pochi motociclisti presenti: d’altronde sono l’unico dei senza motore, sento di meritarmi la stima. Sono le 3 del pomeriggio, e il vento inizia a spirare freddo: l’impressione è che se aspetto ancora un po’ diventerà una ritirata di Russia.
In picchiata fino a Bardonecchia
Guadagno la discesa che nella prima parte ripercorre, con qualche breve variante in single track, la strada dell’andata fino al lago di Rochemolles. Superato lo sbarramento della diga inizia un percorso inebriante con tratti elettrizzanti che si alternano tra goduriose rocce ed incantevoli prati. L’ultima parte è meno tecnica ma decisamente incantevole: un bosco reso cupo dall’ombra dei pini e un single track praticamente interminabile da fare a velocità di crociera… anche perché le gambe chi le sente più?
Per scoprire altri itinerari in MTB sulle Alpi ed in Italia consultate la mappa dei percorsi MTB di Life in Travel.
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Raffganz
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