La Vigolana, una delle montagne che cinge la città di Trento, insieme al Bondone ed alla Marzola, è una delle vette più panoramiche della zona con i 2150 metri dello sperone roccioso del Becco di Filadonna. Il periodo più bello per fare un trekking sulla Vigolana è l'autunno quando i bosco di faggi si colorano di rosso ed i larici ingialliscono vanitosi fra le conifere.
In prossimità del bar del Sindech, poco distante dal Passo della Fricca, si può parcheggiare l'automobile per imboccare il sentiero SAT 442 che si sviluppa all'interno di un bosco di faggi. Procedendo fra gli alberi tinti dalla stagione autunnale, durante la prima parte del tracciato si avanza faticosamente ma poi, dopo qualche centinaio di metri, il sentiero diventa più regolare zigzagando in direzione del Rifugio Casarota ed tagliando più volte una strada forestale. I raggi del sole filtrano nel bosco accentuando i colori dei caducifoglie ed il sentiero sembra un manto arrossato dalle foglie dei faggi. In circa un'ora si raggiunge la breve scalinata che porta all'ingresso del Rifugio Casarota, a quota 1572 metri. Sono certa dell'altitudine perchè qualche giorno fa ho fatto un acquisto dei miei, imprevedibile e inaspettato. Ho acquistato un altimetro barometro con bussola di quelli da esploratore che già durante la prima escursione sulla Vigolana mi ha dato non poche soddisfazioni! Le indicazioni presenti riportano la tempistica di 2 ore dal Rifugio Casarota per arrivare in vetta al Becco di Filadonna, ma se siete allenati ed avete un buon passo, ce ne impiegherete una e mezza o forse anche meno. Pochi passi dopo l'edificio alpino si lascia il bosco per continuare l'ascesa su sentiero che risale la parte più alta del pendio della Vigolana devastato da un incendio nel 2002 e quindi spoglio. Ad Albi, 1600 metri di quota, si incontra una deviazione verso il Rifugio Paludei, situato più ad ovest sulla montagna. Gli scheletri candidi degli alberi contrastano con la vegetazione autunnale appena oltrepassata e la desolazione di questo crinale trasmette una sensazione di tristezza ed abbandono, ma la natura ha già ricominciato a vivere dopo l'anno dell'incendio, anche se, per ora, solo in piccoli fiori e sofferente erba verde. Si continua a camminare in salita alternando tratti più semplici, a strappi più impegnativi. In estate, durante questo tratto del trekking esposto totalmente al sole, sarebbe necessario ripararsi la testa con un cappellino e cospargersi di crema protettiva. Il panorama da quassù è davvero piacevole: il bosco sotto di noi è rosso, giallo e verde scuro, il paese delle Carbonare sembra un piccolo borgo fiabesco ed, in lontananza, l'altopiano di Lavarone e le altre montagne dell'area appaiono stratificate perdendosi all'orizzonte. In poco più di un'ora si giunge al Bus de le Zole a quota 2070 metri. Questa sorta di passo permette finalmente di avere una vista completa dei paesaggi che ci circondano: subito davanti a noi il piccolo altopiano della Vigolana è punteggiato da pini mugo e larici, appena dietro si scorgono l'Altissimo, lo Stivo e le Tre cime del Bondone e poi, oltre, l'Adamello e le Dolomiti del Brenta... un panorama da favola! Il sentiero continua sulla destra costeggiando il retro del costone che abbiamo appena terminato. In pochi minuti si incrocia sulla sinistra il sentiero che sale da Folgaria (2 h e 45' in discesa) ma per raggiungere il Becco di Filadonna ci teniamo sulla destra. Qualche passo ancora e si può nuovamente decidere se proseguire fino alla vetta più alta della Vigolana o deviare verso il rosso bivacco della Madonnina, situato a picco sulle formazioni rocciose che vanta questo massiccio. In 10 minuti, senza lasciare il sentiero più orientale, raggiungiamo la croce del Becco di Filadonna, la meta di questa escursione. Dai 2150 metri del Becco di Filadonna si ammira gran parte dell'Alta Valsugana, i laghi di Levico e Caldonazzo, la catena del Lagorai, il pizzo di Levico o cima Vezzena, ideale da fare con le ciaspole e montagne più lontane, a perdita d'occhio, la Valsorda con Vigolo Vattaro e appena sopra la Marzola, Trento con parte della Valle dell'Adige e tutto l'anfiteatro oltre i 2500 metri dell'Adamello e del Brenta fino alle vette dell'Alto Adige e dell'Austria. In vetta ci si può sedere comodamente ad osservare il fantastico panorama anche se è buona norma indossare una giacchetta antivento, per poi riprendere, una volta riempiti gli occhi di cime aguzze e valli lussureggianti, lo stesso sentiero dell'andata e tornare al bar del Sindech, all'inizio del nostro trekking.
Ristori lungo il trekking: in solo un'ora di escursione si raggiunge il rifugio Casarota dove è possibile mangiare e pernottare. Il rifugio rimane aperto fino alla fine di ottobre (dalla fine di settembre solo il sabato e la domenica!)
Se siete interessati ad altri trekking sulle Dolomiti potete consultare la mappa dei trekking.
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