Arrivare a Newquay, sonnolento paese che profuma di oceano Atlantico, adagiato sulle coste della Cornovaglia, è stato relativamente semplice. Basta un volo per Londra, poi un treno in direzione ovest, seguendo le scie rossastre del tramonto: io, il mio diario, 600 pound e la promessa di esplorare un po' la Cornovaglia in bici.
Giunsi a destinazione sul far della sera e m'incamminai subito verso l'alberghetto. Dio benedica i navigatori satellitari: non c'era un'anima, neppure in pena, per strada. Trovai l’alloggio decisamente ospitale, in legno e caldo: dopo una doccia, un boccone ed una birra, da queste parti è davvero buona, mi sfiorò l’idea di iniziare subito a pedalare, sarei potuto arrivare fino alla stella polare forse, ma poi ho pensai fosse meglio dare ascolto ai muscoli piuttosto che allo spirito appena rinfrancato ed il sonno prese in fretta il sopravvento. Il giorno dopo andai a scegliere la mia compagna di avventura presso un negozio che noleggiava biciclette. Avevo le idee chiare, prima di partire avevo pianificato percorsi, luoghi e... che tipo di cavallo richiedere: una mountain bike Olympia Nitro 1.5 evo R-1. Fu come sedersi su una nuvola e già, dopo la prima pedalata, ebbi subito la piacevole impressione che fosse lei a portarmi sulla giusta via. Caricai lo zaino in spalla e fui finalmente pronto a viaggiare per la Cornovaglia in bici: viveri, acqua, vestiti, navigatore, bussola e cartine (le tecnologie sono sempre utilissime, ma meglio avere sempre un piano B in caso ti abbandonino improvvisamente) e benzina nelle gambe. Il mio diario. C'era tutto. Ore nove e trenta del mattino. Via. Meta: Land's end, estrema punta occidentale della Cornovaglia.
Lasciatomi alle spalle Newquay, con l'Oceano alla mia destra, fui subito inebriato dal costante odore di salsedine che nelle successive otto ore mi avrebbe fatto perenne compagnia. Il cielo appariva leggermente nuvoloso, ma non minacciava pioggia. Percorsi sentieri e strade tenendomi sempre in vista del mare della Cornovaglia. In bici si ha spesso la tentazione di spegnere il navigatore e sentirsi completamente slegati da qualunque tecnologia e legame con la civiltà, ma non potevo permettermi il lusso di smarrire la retta via in terra straniera, in mezzo al nulla. Tuttavia la cosa non m'impedì di godere della solitudine e dell'atmosfera del luogo. Se state immaginando i paesaggi del Sud Inghilterra e della Cornovaglia simili ai tratti costieri tipici delle nostre parti, ovvero monti e colline che man mano si distendono fino al mare spegnendosi in spiagge lussureggianti, vi sbagliate di grosso. La costa nord della Cornovaglia è frastagliata, spigolosa ed in gran parte a picco sul mare.
Mentre mi rifacevo gli occhi percorrendo a ritmi antichi la Cornovaglia in bici, approfittavo di piccole pause per bere un sorso d'acqua in prossimità di vere e proprie terrazze naturali affacciate a strapiombo sul mare: ogni occasione era quella giusta per provare un brivido lungo la schiena e godere di quella vista straordinaria. Ovviamente, lungo la costa, non mancano spiagge magnifiche, alcune dorate, altre fatte di sassi, altre apparentemente irraggiungibili. La prima tappa del tragitto fu St. Agnes. Delizioso paesino di poche migliaia di anime, conserva ancora delle antiche costruzioni in muratura di epoca medievale. Una cappella metodista, un'antica calchera, le vestigia di una vecchia miniera di stagno. Gli edifici del Sud Inghilterra, costruiti impilando pietre su pietre in maniera decisa, appaiono disadorni ed allo stesso tempo robusti quasi fossero un sistema difensivo contro condizioni climatiche poco favorevoli agli insediamenti umani. Talvolta il muschio dipinge l'angolo di una casa ed infonde una sensazione di reverenziale rispetto per un passato certamente mistico. Le costruzioni sono sempre inserite in paesaggi verdi che ammaliano gli occhi con timidezza, mai con invadenza.
Dopo lunghe considerazioni romantiche e contemplazioni, ripresi la pedalata. All'altezza di North Cliffs riemersi dai miei pensieri e mi accorsi di essermi perso per le stradine della Cornovaglia. Un sentiero ritornava su stesso, ne percorsi un altro, ma ritornai sempre al punto di partenza dopo un lungo giro. Volevo continuare in una certa direzione ma la strada si trasformava in sentiero inoltrandosi in un bosco nel quale non volevo avventurarmi per timore di allungare troppo l’itinerario. Insomma, non sapevo proprio che pesci prendere. Rinunciai ad inoltrarmi lungo stradine sconosciute e fui costretto a raggiungere la B3301 road. Girare la Cornovaglia in bici si stava rivelando più difficile del previsto, ma ero troppo emozionato e felice per farmi demoralizzare da un imprevisto, dopotutto, di poco conto. Solitamente detesto percorrere in bici le strade cittadine o quelle trafficate, ma la striscia di asfalto, questa volta, appariva veramente deserta, ad eccezione di qualche solitaria auto ad intervalli irregolari di decine di minuti. L'incidente mi fece paradossalmente guadagnare tempo e giunsi a Saint Ives, che si affaccia sulla'ampia baia di Carbis, in un paio d'ore.
Era ormai tempo di pranzare e dalle parti del porto mi imbattei in una muraglia invisibile di deliziosi profumi di carne e spezie. Legai la bicicletta e mi rifocillai in una taverna. All’interno del locale mi sentii un po' imbarazzato per l'abbigliamento non proprio da milord e l'aspetto di chi ha sudato e faticato per ore, ma lo stomaco ha le sue ragioni che la ragione vera e propria non vuole affatto sentire. Optai per un pranzo leggero, non volli intrattenermi troppo: ordinai del pesce con verdure, una specialità davvero squisita. Prima di andar via però, mi fu consigliato di visitare un'attrazione del paese. Si trattò di salire, in bicicletta ovviamente, su un punto della scogliera che l'oste mi indicò e mi spiegò come raggiungere. Una volta arrivatoci, finalmente la vidi. L'attrazione era il paese stesso, che si offriva alla vista in una morbida mezzaluna adagiata sul mare. Sorrisi incredulo e soddisfatto.
S'erano ormai fatte quasi le tre. Ripartii.
Pedalai verso la località di Pendeen mantenendomi un po' più verso l’entroterra. Lo feci principalmente per accorciare un po’ il tragitto: mi sarebbe piaciuto percorrere interamente la costa della Cornovaglia in bici, ma quanto era lunga? Evitando una parte del litorale però, potevo dedicarmi ad esplorare l’area più incontaminata e selvaggia della Cornovaglia. Quasi trenta chilometri di verde e silenzio, di pianura senza fine, di prati e pascoli e cielo fino all’orizzonte, mille odori intensi che si scontrano dando vita a paesaggi davvero unici. La vegetazione non è particolarmente ricca da queste parti, il terreno è brullo e gli appezzamenti vengono, a volte, interrotti da recinti e pietre posti ancora dove si trovavano già in tempi antichi.
Quando giunsi in vista del mare, all'orizzonte, mi sentii un po' come Cristoforo Colombo: la prateria stava cominciando, in un certo senso, ad angosciarmi: non avevo punti di riferimento e sembrava non avesse mai fine… ora, per fortuna, c’era il mare a guidarmi! Trovarmi con qualcuno intorno, una volta raggiunto Land's end, un capo della penisola di Penwith, non mi dispiacque affatto; questa terra aveva messo a dura prova il mio amore per la solitudine. L’oceano, l’acqua, il principio di tutte le cose: una sensazione di perdizione, smarrimento, ma anche di potenza trovarsi al cospetto del grande Atlantico, sul punto più occidentale non solo del sud Inghilterra, ma di tutta la nazione... Improvvisamente, intorno a me non c’era più nessuno, solo io, la mia bici e l'infinito.
Questo itinerario in bicicletta nell'Inghilterra del sud conduce fino a Land's end, il punto più occidentale del Regno Unito che dista 1400 km dall'estremo nord, John O' Groats in Scozia, ci siete mai stati?
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