Tutti sappiamo del piacere che percorrere il corso sinuoso della Gardesana ci dona. Raramente ci interroghiamo sulle ragioni di questo piacere, godendo delle sensazioni di armonia e insieme di drammaticità che la strada apre davanti agli occhi, della sua bellezza e preoccupandoci se mai di certificare l’avvenuta fruizioni nel portare a casa un numero imprecisato di fotografie. In effetti nel profondo non c’avevo mai pensato sinché in biblioteca ho trovato un libro trattante la progettazione della Gardesana nei primi del '900 e la sua trasformazione di fine secolo. È stata un’autentica riscoperta; per questo ho voluto ripercorrerla in bici per l’ennesima volta, più consapevole e più critico.
La strada – parco Gardesana Occidentale e la strada della Forra
Luogo
Lombardia, Trentino
Durata
Fuggitivo (1 giorno)
Lunghezza
66 km
Percorso
Ad anello
Dislivello
1001 - 2000 m
Difficoltà
Micro avventura
Tipo di fondo
100% Asfalto
Il tratto prealpino della Gardesana Occidentale, l’audace Meandro come lo definì Gabriele D’Annunzio, è una strada – parco di grande valore paesaggistico e infrastrutturale, attualmente in crisi d’identità.
Sensibilità e cultura hanno ispirato il tracciato a lago così da esaltare le caratteristiche della conca lacustre e sostanziare l’appartenenza del territorio al lago. Preceduta da importanti studi geologici i lavori iniziarono nel 1929 e si conclusero con l’inaugurazione dell’opera il 18 ottobre 1931. Il tracciato nei suoi 28 km contava ben 70 gallerie di piccole e medie dimensioni e diversi ponti. Purtroppo già dagli anni ’60 in Meandro andò incontro ad una crisi di identità sempre più profonda. Le scelte del sistema turistico del territorio del Garda con conseguente aumento del traffico ed il timore di frane hanno imposto interventi pesanti che hanno trasformato e quindi snaturato la strada storica; nuove gallerie naturali, gallerie artificiali paramassi e barriere di diverso tipo hanno interrotto quel naturale dialogo fra strada, e quindi fruitori, e lago, che era alla base del progetto iniziale.
Le auto sfrecciano veloci e le possibilità di sosta si riducono ai pochi centri abitati ed a qualche area di sosta. Una riscoperta in bici quindi è doverosa.
Sostanzialmente invariata rimane invece la strada delle Forra, oggi provinciale 38, definita da Winston Churcill: “la strada più bella del mondo” inclusa ovviamente nel mio giro. Ma andiamo con ordine.
Partenza da Riva del Garda, estrema punta del Garda Trentino, naturalmente munito di luce anteriore e posteriore. Le prime gallerie sono ampie, luminose, moderne, in una parola anonime. Subito dopo aver passato la forra del Ponale compaiono le gallerie scavate nella roccia dalla forma incerta e suggestiva mentre nei tratti aperti svettano i tipici cipressi, a testimonianza della lungimiranza dei progettisti della Gardesana. Infatti fra il 1932 e ’36 lungo la sponda lacustre e sui pendii a monte vennero piantati 250000 alberi, per lo più cipressi. Il verde, oltre che per fini estetici, serve per consolidare i pendii e regimare le acque di ruscellamento.
Il primo centro abitato è Limone sul Garda nel bresciano (11 km). Il nome non deriva dal noto agrume bensì dal termine limo o lemos “olmo”. Dal nucleo antico si estendono fino alla punta di raemòl alcune tra le più vaste e monumentali limonaie dell’intera costa gardesana. Altre gallerie, anche piuttosto lunghe, mi conducono all’incrocio per Tremosine raggiungibile percorrendo la strada della Forra che farò al ritorno in discesa. Obbligatorio fermarsi e guardare in alto per ammirare lo snodarsi della strada che sale ed i due “balconi panoramici” a picco sul burrone presso l’abitato di Pieve.A sinistra dell’ultima galleria della Gardesana si può fare, a proprio rischio e pericolo, un breve tratto della vecchia strada – parco dalla quale si può maggiormente apprezzare la predetta strada della Forra. Tornando sulla statale una lunghissima galleria conduce a Campione del Garda (20 km), un luogo indubbiamente anomalo, dalla strana energia. Sotto costante “pericolo” dell’enorme falesia di dolomia si protende sorniona verso il lago.
Ancora percorribile il tratto di strada – parco declassato a sentiero verso nord con bella cascata, inaccessibile invece quello che si dirigeva a sud. A poca distanza presso una suggestiva baia si trova il porto di Tignale (25 km), ai piedi di una rupe a picco sul lago dal quale si può ammirare la limonaia a “Prato della fame” ed uno dei tratti abbandonati della strada – parco più spettacolari che raggiungo in bici. Superamento di pareti verticali, fossati e speroni di roccia entro brevi spazi con ponti, gallerie, tratti a capanna e muri a mensola: fantastico. Ancora sulla Gardesana sino a prendere all’incrocio per Tignale.
La strada sale dolcemente ed il lago di Garda si apre in tutto il suo splendore. Immancabile una pausa al tornante panoramico poco prima dell’abitato di Gardola (km 30). Seguo la SP38 in direzione Tremosine, lasciandomi alle spalle la civiltà per immergermi in un bosco cordiale. Il su e giù è continuo in quanto debbo attraversare la valle di San Michele (rampe e discese al 12%). Il comune di Tremosine è un parco giochi per la MTB. Arrivato all’incrocio, dopo circa 40 km, svolto a destra per Pieve di Tremosine, se svoltassi a sinistra raggiungerei su sterrato in 18 km Passo Tremalzo, se invece andassi diritto arriverei in 3 km a Vesio quindi, a scelta, per asfalto o tramite strada militare si salirebbe a Passo Nota. Un mondo meraviglioso.
Tornando a noi eccomi a Pieve di Tremosine (46 km), uno dei borghi più belli d’Italia, a picco sul Garda, con la caratteristica chiesa di San Giovanni Battista. Per secoli un unico ripido sentiero ha collegato il capoluogo al porto, circa 300 m più in basso. Solo nel 1913 fu costruita la strada della Forra, incastonata nelle viscere della montagna, lungo la spaccatura scavata dal torrente Brasa. Fu in passato anche lo scenario per un inseguimento mozzafiato con protagonista l’agente segreto più famoso del mondo, il mitico James Bond. La SP38 è suggestiva anche in orari serali grazie alla scenografica illuminazione della Forra. Luce abbagliante degli squarci verso il lago, buio della lunga galleria non illuminata che conduce alla Gardesana. E la storia si ripete nel tornare a Riva del Garda (70 km). Con la giusta attenzione al traffico (nel periodo estivo è particolarmente intenso) questo giro fra storia e paesaggio è imperdibile.
PS: da tempo si parla di una ciclabile che possa abbracciare l’intero bacino lacustre. Mi rendo perfettamente conto che l’impresa ha un costo importante ma se venisse utilizzata la stessa sensibilità e lungimiranza dei progettisti di cento anni fa si potrebbe finalmente tornare a vivere “a contatto” col lago anche e soprattutto attraverso la messa in sicurezza e la riqualificazione del tanto amato Meandro.
Ultima modifica:
03 Giugno 2024
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