Correva il mese di settembre di un anno del XXI secolo quando visitammo Vico del Gargano, un'altra delle località definite borghi più belli d'Italia dal Touring Club Italiano. L'aria settembrina del Gargano accarezzava i panni dimenticati stesi fuori dalle finestre delle vecchie case del centro storico ed il cielo nuvoloso da ore, non ci diede tregua neppure durante una passeggiata per i vicoli del paese nelle sole luci artificiali della notte...
Vico del Gargano si trova nell'entroterra della Pugli ed è la porta di accesso all'oasi di biodiversità conosciuta con il nome di Foresta Umbra. Deserto e silenzioso, il borgo di Vico ci ha accolto senza opporre resistenza permettendoci di scoprire, al seguito di guide esperte, molti angoli nascosti. Il labirintico susseguirsi di vicoli e scalinate è un divertente toccasana per chi vuole mettere alla prova il proprio senso dell'orientamento. Destra, sinistra ed ancora sinistra, è incredibile pensare che solo salendo e superando qualche gradino, forse appartenenti ad abitazioni private, si giunga in pochi secondi su una terrazza panoramica inaspettata, forse il punto più bello per osservare il paese nuovo di Vico del Gargano dall'alto. Starei qui ore a sperare che il cielo torni sereno per mostrarmi il suo manto stellato, ma la notte è stata chiara con noi fin da subito: oggi niente stelle, oggi niente luna, oggi solo fine pioggierellina alquanto fastidiosa quando vuoi fotografare. Le lanterne del paese emanano una luce fievole e talvolta, viste da lontano, appaiono come lucciole incerte. I resti delle antiche mura si scorgono un po' ovunque ad imperitura memoria del loro ruolo difensivo... dopotutto il Gargano è stata terra di briganti, battuta dai pirati che giungevano con eleganti vascelli dal mare creando scompiglio e paura fra gli abitanti del promontorio.
Il telaio di Maria Voto
Nella
notte quieta di
Vico del Gargano c'è ancora qualcuno al lavoro... Un'insegna in metallo sovrastante una porta in legno, forse forgiata da un fabbro del paese, riporta due semplici parole "
La tela". Maria ci accoglie nella sua curiosa e colorata bottega dove un vecchio telaio in legno domina la scena. Cuscini, tovaglioli, tovaglie..., ogni prodotto della bottega è frutto di movimenti precisi e ben assestati del telaio al quale lavora ogni giorno. (manovrato con estrema abilità da mani e piedi!) Per tessere un semplice tovagliolo con questo strumento antico, sono necessarie parecchie ore di lavoro ed una domanda mi sorge spontanea, ne vale davvero la pena? Lo sguardo sereno e felice di Maria Voto mi risponde immediatamente: la soddisfazione di tenere viva una tradizione un tempo ben radicata sul Gargano ed ora praticamente estinta e l'orgoglio di riuscire ancora oggi a produrre
tessuti di ottima qualità con un vecchio telaio in legno sono una piacevole ricompensa al tempo dedicato a questa attività. I motivi tessuti dai fili che, guidati dalle esperte mani di Maria, con precisione si intrecciano tra loro, danno vita a
piccole opere d'arte. Un tempo, oltre al
lino, si tesseva anche la canapa mentre ora non è più possibile farlo, ma questo non ha assolutamente scoraggiato Maria che continua a lavorare con impegno e costanza. In ogni angolo della bottega si respira ottimismo e passione e se un giorno doveste passare da queste parti, non dimenticatevi di fermarvi a salutare la brillante Maria nel suo vivace piccolo paradiso chiamato "La Tela". La Tela è anche online e potrete scoprire di più riguardo questo
laboratorio artigianale, curiosando sulla
pagina facebook de la tela.
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Chiesa di Santa Annunziata o del Purgatorio
Disagio, spaesamento, tensione, non ho mai amato le chiese piene di inquietanti statue di Santi e mai le amerò. Ricordo che in una chiesa in Portogallo, durante
il viaggio in Algarve, mi ritrovai improvvisamente sola a fissare inorridita il
volto pallido di una donna vestita di rosso con in braccio una bimba triste, la copia in miniatura della donna. Non vi racconto in che modo mi precipati verso l'uscita inciampando nel pavimento scavato dalle troppe scarpe e dal tempo. La chiesa di Santa Annunziata mi ha trasmesso la stessa sensazione di inquietudine malsana di quando si prova a guardare qualcosa che in realtà non si vorrebbe vedere. L'altare buio è illuminato solo nel centro dove una statua della Madonna dal volto lucido appena uscita dal make up sorregge un Gesù bambino che volge gli occhi verso terra. Una corona sovrasta il capo della donna da cui parte un velo azzurro che si
trasforma in mantello. Due mezzi busti spuntano ai piedi della statua come fossero stati mozzati e guardano verso l'alto sperando di essere salvati. I confessionali, ai lati dell'entrata, garantiscono una certa intimità con dei drappi rosso sangue, tonalità interrotta solamente da una croce centrale dorata. L'unica navata della chiesa è interrotta a sinistra da una sorta di cappella aperta dove un drappo rosso fuoco anticipa una
Madonna dalle vesti nere che tiene fra le mani un fazzoletto bianco. Gli occhi al cielo, disperati, è trafitta da uno spadino ed ai suoi piedi il corpo esanime di Gesù, trafitto e sanguinante. Un brivido corre lentamente lungo la schiena ed io ho bisogno di un'intensa boccata di aria fresca prima di riprendere la visita di Vico del Gargano...
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Il trappeto Maratea, il vecchio frantoio
Dalla Chiesa di Santa Annunziata i vicoli di Vico si allargano in direzione di ciò che rimane del castello Svevo Normanno Aragonese del borgo. Noi svoltiamo a sinistra in un vicolo stretto che oltrepassa la Porta Casale, uno dei confini del paese di un tempo. Pochi passi verso sinistra immaginando di costeggiare la vecchia cinta muraria e ci ritroviamo davanti al trappeto Maratea. Una scala a chiocciola ci porta sottoterra dove vecchie macine e cisterne per la raccolta dell'olio vivono ancora antichi splendori. Questo è il loro regno ed insieme ad attrezzi agricoli datati ed altri oggetti, attendono che qualche visitatore venga a riscoprirli. Questo museo, un tempo frantoio da olive, risale al XIV secolo ma i suoi anni non li dimostra. Nel centro storico di Vico del Gargano, il trappeto Maratea svolgeva una funzione importantissima per un territorio in gran parte coltivato ad ulivi. Si entra e si esce dalla stessa porta dopo un breve ma intenso viaggio nel sottosuolo scoprendo una tradizione indispensabile per le genti del Gargano.
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Prendersi il proprio tempo...per scoprire Vico del Gargano
Vico del Gargano è uno di quei borghi dove vale la pena perdersi nei vicoli magari trovandosi a passare proprio dal vicolo del Bacio nello stesso istante di un'altra persona... per capirlo, bisogna davvero provarlo! Nel paese, porta d'accesso alla Foresta Umbra, le testimonianze di un passato diverso ma non così lontano, non mancano: le antiche porte racchiudono il cuore dell'abitato nella loro morsa ormai alleggerita dal tempo, i palazzi imponenti ricordano i tempi del re, le chiese riportano alla luce vecchie storie del Medioevo ed i giovani che resistono in questa terra dalle risorse economiche sfruttate poco o male, si improvvisano creativi dando vita ad attività nuove e ingegnose o portando avanti gli antichi mestieri di nonni e genitori con passione e devozione!
Dove mangiare: se volete provare qualcosa di tipico, non potete perdervi la paposcia, una sorta di panzerotto piatto condito con ogni ingrediente possibile ed immaginabile. Per gustare la vera paposcia di Vico, vi consigliamo la Pizzeria da Tony dove nonni, figli ed anche il nipote Giuseppe portano avanti una tradizione gastronomica tipica del Gargano!
Dove dormire: a Vico del Gargano possiamo consigliarvi un b&b dove vi troverete davvero a vostro agio. Dal Pizzicato Eco b&b troverete un bell'alloggio ad un buon prezzo!!! Pino vi saprà dare anche tutte le informazioni necessarie a rendere speciale il vostro viaggio sul Gargano!!!
Il Gargano è una zona della Puglia ricca di borghi, natura e coste da scoprire, continua il tuo viaggio nello sperone d'Italia con noi scoprendo come raggiungere il Gargano con i mezzi pubblici e cosa sono i tradizionali trabucchi
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico