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Islanda in bici: 1532 km in 13 tappe nella terra del ghiaccio
Il tour dell'Islanda in bicicletta è stato realizzato insieme ad Emanuele Battistelli in due settimane, dal 30 giugno al 14 luglio, compresi i viaggi aerei di trasferimento. In definitiva, 12 tappe più una... "di scorta", ricavata dall'annullamento della tappa ad Husavik, per recuperare eventuali intoppi durante il percorso. 1532 km percorsi, 11256 metri di guadagno di quota.
Oltre a questo racconto puoi leggere del cicloviaggio di Gaia e Fabio sul numero 0 di Impronte - Storie a pedali acquistando l'arretrato a questo link (fino a esaurimento scorte).
In questo articolo
- Tappa 1 - Da Keflavik a Úthlíð
- Tappa 2 - Da Úthlíð a Hveravellir
- Tappa 3 - Da Hveravellir a Varmahlíð
- Tappa 4 - Da Varmahlíð a Godafoss
- Tappa 5 - Da Godafoss a Grimmstadir
- Tappa 6 - Da Grimmstadir a Egilsstadir
- Tappa 7 - Da Egilsstadir a Djúpivogur
- Tappa 8 - Da Djúpivogur a Höfn
- Tappa 9 - Da Höfn a Svínafelli
- Tappa 10 - Da Svínafelli a Vik
- Tappa 11 - Da Vika a Hella
- Tappa 12 - Da Hella a Reykjavik
- Tappa 13 - Da Reykjavík a Keflavik
Tappa 1 - Da Keflavik a Úthlíð
140 km | 1107 m
Dopo sei mesi di entusiasmante preparazione per il viaggio in bici in Islanda, per comprendere il popolo e le sue abitudini, la storia, la cultura, i luoghi e il fascino di questa estrema terra del nord, bastano i primi centoquarantachilometri controvento da Keflavik a Geyser per realizzare che sarà durissima! Costeggiamo il mare in direzione Reykjavik in una strada a doppia corsia con gli autoarticolati che ci sfrecciano di fianco senza lasciarci molto spazio. Inizio a farmi l'idea che in Islanda non esistono ciclabili (verrò contraddetto durante la visita di Reykjavik, in chiusura del viaggio) e che difficilmente incontreremo altre bici se non quelle dei bambini e quelle super equipaggiate dei turisti avventurieri.
Ci avviciniamo in maniera abbastanza sprovveduta alla capitale in mezzo al terribile traffico e subito sfuggiamo in direzione Þingvellir. In una prima vallata poco lontana, verso la cima della collina, riconosco la casa Museo di Halldór Laxness il cui romanzo "Gente indipendente" mi ha introdotto alla comprensione dei caratteri forti di questo popolo. Il vento si fa sempre più forte e freddo e, raggiunto il lago di Þingvellir, facciamo in tempo a dare solo un'occhiata, o meglio un salto dalla faglia americana a quella euro-asiatica: la spaccatura è visibilmente netta ed impressionante. Il viaggio scorre sempre faticoso e verso la fine anche piovoso, prima di raggiungere il campeggio scelto per la notte.
Tappa 2 - Da Úthlíð a Hveravellir
110 km | 1464 m
A vederla così questa tappa sembra normale, ma in Islanda le cose semplici non esistono. La prima notte in tenda è trascorsa con una serena dormita di ben 9 ore ad una temperatura fresca fresca (da freezer!), l'accoppiata Ferrino High Lab Air del sacco a pelo e il tetto sicuro della tenda Vaude Taurus Sul Xp hanno garantito sonni tranquilli nonostante la pioggia notturna. Partenza alle 9 per Geyser. Qualche minuto d’attesa e lo "sbuffo", preciso come un orologio, ti permette di preparare la macchina fotografica per immortalare i suoi dieci metri d'altezza. Pronti alla prossima celebrità, le "Gullfoss Falls": imponenti e umidissime, ma non siamo lì per loro.
Ormai il pensiero è unico: il viaggio in Islanda in bici.
È l'Islanda, per noi, più vera: il Kiolur. Lo sterrato che attraversa l'omonimo altopiano è lungo 160 km e non sappiamo esattamente cosa troveremo. Certo è il rifugio di Hveravellir, lontano 110 km, ma non ci rendiamo conto di che cosa ci aspetta. Dopo i primi chilometri di entusiasmo in uno sterrato che assomiglia a quello del vialetto di casa, la strada si inerpica con salite del 12-13% con un acciottolato sempre più impegnativo.
E salendo verso nord scopriamo che, come ieri, il vento soffia (spira? No, combatte!) proprio da quella direzione! Un muro invalicabile. Hveravellir sembra allontanarsi. Ci rendiamo conto di aver sbagliato la scelta delle gomme e subentra la paura di forare o di rompere il raggio di una ruota. Quando ormai non passano più quei mostruosi fuoristrada con gomme da un metro e mezzo d'altezza che potrebbero eventualmente assisterci, l'unica certezza, sembra incredibile, è la tenda. Così non rischiamo di rimanere congelati la notte. Con tanta fatica e fortuna, quando la strada che tortuosa attraversa questo deserto lavico sembra non termini mai, arriviamo al rifugio… E dopo tredici ore di viaggio: sono le 22, siamo partiti alle 9!. Cena frugale rimediata al rifugio, tenda vicino al fiume bollente e buona notte gelata tra i due ghiacciai che ci circondano.
Tappa 3 - Da Hveravellir a Varmahlíð
110 km | 962 m
Risveglio con pioggerellina leggermente ghiacciata. Per fortuna non è galaverna. Vestiti tecnici antipioggia e subito in bici temendo non poco gli ultimi km 80 di sterrato ancora da percorrere che ci costringono ad anticipare la partenza senza gustare le pozze calde di Hveravellir. Sterrato bagnato, copertone forato. E con temperature prossime allo zero cambiare una camera d'aria non è cosa da poco. Ma si fa e si riparte.
Lo sterrato diventa sempre più dolce, in compenso rinforza il vento e la sensazione è di maggior freddo. Il paesaggio lunare, mano a mano che si discende verso il mare in direzione nord, cambia e ricompare l'erba.
Ci fanno compagnia le pecore e le sterne artiche. Quest’ultime, ad ogni ingresso nei loro territori, per proteggere i loro pulcini, ci controllano minacciose e ci scortano. Alla fine della pista ritroviamo l'asfalto e come sempre, cambiando direzione, ancora vento contrario e freddo.
In Islanda nemmeno la discesa ti fa riposare, con l’ingombro dei borsoni al seguito devi continuare a spingere. Ma almeno qualche raggio di sole illumina delle vallate stupende: paesaggi alpini a pochi metri sul livello del mare. Finalmente a Varmahlid. Cena in un self-service con mega schermo durante il 5 a 2 subito dalla nazionale islandese a opera della Francia (sono i campionati europei di calcio): nessuna scena di isteria da parte dei presenti. Notte in un delizioso campeggio con temperatura mite. Il vento, ci dicono gli islandigur (islandesi, lo scrivo come me l'hanno pronunciato) di notte si ferma. Chissà che se non la smette di giorno ci tocca pedalare di notte!
Tappa 4 - Da Varmahlíð a Godafoss
146 km | 1334 m
La giornata inizia con una pedalata attraverso valli ampissime fino ai 500 metri del passo che raggiungiamo dopo 40 km di salita dolce e per metà con vento a favore. Quasi da non credere! Discesa controvento verso Akureyri e paesaggi mozzafiato. Costeggiamo il fiordo, dando un'occhiata nella speranza di scorgere qualche cetaceo venuto appositamente per salutare gli italiani in bici, ma nessuno si presenta, per cui ci allontaniamo con una salita ripida e lunga. Pioggia sulla cima, freddo e vento contrario in discesa, tanto per non cambiare. Ma Godafoss e le sue cascate sono ormai vicini e così la guesthouse che ci accoglie per la cena. Notte abbastanza mite con il fragoroso continuo scrosciare delle cascate.
Tappa 5 - Da Godafoss a Grimmstadir
97 km | 890 m
Finalmente il sole e un cielo sereno che ci eravamo dimenticati! Visita alle cascate e via verso il lago Myvatn approfittando della giornata magnifica. Decidiamo però di modificare l'itinerario base e di non raggiungere Husavik sulla costa nord, perché il ritorno sarebbe su un'altra pista sterrata che non ci sentiamo di affrontare con le gomme poco adatte che equipaggiano le nostre bici. La pedalata diventa così una passeggiata da giorno di festa. In prossimità del lago la velocità si riduce, ma non per il vento: dietro ad ogni curva uno scenario di grande bellezza ci costringe alla sosta foto. Contrasti estremi tra il verde dell'erba che tocca il blu intenso del lago con la roccia lavica che vi si riflette: scenari primordiali mai visti prima. Qualche chilometro in più e la "blue lagoon" del nord ci aspetta per un meritato relax. Un'ora ammollo a trenta gradi dopo giorni di vento glaciale. Ci voleva. I quaranta chilometri controvento nei rettifili interminabili verso Grimmstadir, sono ormai una formalità: testa bassa e giù di pedali. La guesthouse è fuori dal mondo e la cucina della signora lo è ancora di più: non sapremo mai che cosa c'era nella zuppa, ma almeno i sapori erano veri! Buona notte con un gran sole.
Tappa 6 - Da Grimmstadir a Egilsstadir
159 km | 1024 m
Ci aspetta la tappa più lunga ed è ancora una giornata soleggiata: alle 5:08 la tenda è già un forno sotto un sole quasi "italiano" in assenza di vento. Decido di sudare fino alle 7. Nel navigatore scegliamo il percorso più rapido. In verità la strada è unica, la Hringvegur 1; per buona metà del viaggio il vento ci è stranamente favorevole, per cui copriamo il tragitto in un tempo ragionevole.
I primi chilometri sono stupendi: panorami selvaggi, montagne dai profili vulcanici e dal colore marrone scuro nelle cime e verdissimo alla base. Incrociamo continuamente fiumiciattoli tortuosi che a mano a mano che procediamo si ingrossano, ma sempre offrono la vista di bordi di erba fittissima e molto chiara. Mi chiedo se in Islanda la natura sia stata troppo generosa nella sua varietà o troppo ingenerosa, così bella e selvaggia ma completamente disabitata: i primi segni di vita li troviamo dopo ben 80 chilometri! La seconda parte della pedalata, un poco più monotona, scende su una vallata molto ampia in direzione del mare. Purtroppo per noi il vento è contrario e la dolce discesa si trasforma in fatica. Passiamo Egilsstadir e un cartello stradale indica km 750 per Reykjavik, che sono esattamente il totale di quelli da noi percorsi: siamo a metà viaggio. Procediamo ora agilmente verso il lago che abbiamo scelto per trascorrere la notte, le cui sponde più riparate offrono rifugio agli alberi e anche a noi in un tranquillo campeggio.
Tappa 7 - Da Egilsstadir a Djúpivogur
89 km | 1012 m
Tappa breve e riposante, per la maggior parte soleggiata. Prima parte a salire verso un passo di montagna, seconda parte a scendere verso il mare. Del sud. Di normale bellezza la grande vallata che percorriamo a salire, accompagnati come sempre da pecore e da sterne, ma anche da diversi cigni selvatici che nuotano nel fiume poco distante. Tutto tranquillo, almeno nelle aspettative, tranne che per i 30 chilometri centrali che diventano sterrato proprio in corrispondenza del passo montano, con il vento che si fa glaciale e la classica foratura come ciliegina sulla torta che altera non poco la giornata. Da notare che quella che percorriamo è un’accorciatoia non asfaltata della Ring 1, il cui ramo principale percorre un intero e lunghissimo fiordo. Una volta al valico, lungo una discesa che mette a dura prova i freni, lo scenario è di incomparabile e strana bellezza: sullo sfondo il mare nella punta del fiordo, ai lati la valle contornata da montagne particolarmente erose e con profonde striature orizzontali, tagliate da cascate. Insomma ancora nuovi landscapes. Costeggiando poi il fiordo, il movimento è dato da numerose famigliole di anatre selvatiche che richiamano la nostra attenzione, ma soprattutto abbiamo la fortuna di vedere un branco di renne che attraversa la strada poco distante. E siamo già a Dyupivogur, dove ci fermiamo per la notte.
Tappa 8 - Da Djúpivogur a Höfn
104 km | 709 m
Il ticchettio leggero della pioggia alle 7:50 dice che è ora della sveglia. Ragazzi, che dormite! Saranno il freddo e la fatica del giorno o la temperatura favolosa nel sacco a pelo, ma tante ore di seguito non mi riescono mai. E nonostante la luce della notte! Insomma si parte. Solo 100 km, si può pensare ad un'andatura rilassante risparmiandosi per le successive tre tappe. La prima parte è dedicata alle foto: procedendo verso Höfn ad ovest, troviamo a destra i paesaggi alpini e a sinistra quelli marini. Una bella fusione di panorami che ad ogni promontorio si rinnovano e stupiscono. Più "normale" la seconda parte del tragitto dove si fanno sempre più numerose le fattorie e a rompere la monotonia ci pensa la pioggia, che si abbatte per una decina di chilometri portando la temperatura sotto i 6°. Ma siamo preparati, le previsioni lo avevano annunciato. Si procede verso ovest e dopo una galleria la vallata si apre alla vista delle prime lingue del Vatnajökull, il ghiacciaio più grande al mondo dopo i poli. Domani sarà tutto nostro. Notte ad Höfn.
Tappa 9 - Da Höfn a Svínafelli
130 km | 573 m
Il giorno del Vatnajökull, tappa da km 130 con il ghiacciaio al nostro fianco. Ci vestiamo con tutto quello che di più pesante abbiamo per entrare nel frigo, ma temiamo più del dovuto e il vento alle nostre spalle rende i primi 70 chilometri una piacevole e veloce passeggiata, peraltro in panorami abbastanza statici se non interrotti dalle enormi lingue ghiacciate che si spingono fino alla costa. Poi la pioggia e il freddo.
Ma a metà percorso la laguna degli icebergs, la Jökulsárlón, ci rinnova le energie e l'entusiasmo: dopo averlo immaginato e atteso durante e prima del viaggio, finalmente lo incontriamo nella sua maestosità con la bici a ridosso degli icebergs che galleggiano a qualche metro da noi. E la sorpresa più grande: un - credo - leone marino che si è spinto a caccia di prede fino sotto al ponte si lascia fotografare senza timore. Un incontro gradevole quanto inaspettato. La restante parte del viaggio scorre poi tranquilla a favore di vento fino al campeggio scelto come rifugio per la sosta notturna. Buon sole di notte.
Tappa 10 - Da Svínafelli a Vik
153 km | 421 m
Nonostante i 110 km percorsi ieri affiancando il ghiacciaio, ancora oggi ce lo troviamo per buona parte del percorso e a tratti le nuvole lasciano intravedere muri di ghiaccio in tutta la loro altezza. Alla nostra sinistra si apre invece una pianura di ghiaia nera molto ampia che ci separa dal mare e di fatto la ring compie un giro più largo per giungere a Vik, la punta più a sud dell'isola. Gli scenari cambiano continuamente, ma le montagne diventano di un colore verde sempre più intenso e sono frequenti le soste per immortalare gli scorci da "cartolina" che si presentano. Del resto i 144 km previsti non ci preoccupano più di tanto perché viaggiamo col vento "in poppa". Lungo il percorso, in senso di marcia contrario, incontriamo due ciclisti non "convenzionali" che avanzano lentamente per il vento e perché molto carichi.
Michele e Viola rimarranno in Islanda 25 giorni per compiere l'intero giro, ma lui ha negli occhi una luce speciale e dice di avere in Viola la sua guida preparatissima, la figlia tredicenne! Li ho ammirati molto. Seguiamo il loro consiglio di raggiungere un sito che hanno poco prima visitato e la digressione, sei chilometri di sterrato totali, fa aggiungere un'ora di pedali e far superare i 150 alla nostra pedalata giornaliera. Ma ne valeva la pena: il canyon "Fjaðrárgljúfur Masjid" ci stupisce per la bellezza, come accade ormai da dieci giorni in quest'isola incredibile. Ora ci rimangono 60 km per Vik. Siamo fortunati, il paesaggio di deserto lavico, sebbene muti di continuo per forme e asperità, ci lascia poche distrazioni e ci facilita la posizione a "testa bassa e giù di pedali" per giungere, con cambi regolari ormai controvento, alla cittadina ai 25 km/h di media, che con i borsoni sono... niente male. Giusto in tempo per la cena in hotel. Notte al campeggio di Vik. Si monta la tenda sotto la pioggia e si verifica la sua tenuta durante quella che si annuncia come una notte molto bagnata.
Tappa 11 - Da Vika a Hella
98 km | 512 m
La tenuta della tenda? Ottima e nonostante sia piovuto per buona parte della notte. Undicesima tappa, il viaggio in bici in Islanda è ormai agli sgoccioli. Dopo l'ultima galoppata tra i ghiacciai, da Vik gestiamo il rientro verso Keflavik con tranquillità, con un giorno precauzionale di vantaggio che avevamo deciso di riservarci per evitare eventuali contrarietà meteo, quali le tempeste di sabbia che a sud bloccano completamente il traffico. Insomma oggi è proprio una passeggiata che dividiamo in tre tronconi da trenta chilometri ciascuno, con soste lungo la ring per vedere le cascate di Skógafoss e Seljalandsfoss. Soste più che dovute perché sono entrambe all'altezza della fama descritta in tutte le guide. A parte la pioggia, che ci costringe ad indossare e svestire l'abbigliamento tecnico diverse volte, la meta stabilita per la sosta notturna nel campeggio del villaggio di Hella viene raggiunta senza fatica e senza soste, dato che nemmeno le foto ci obbligano a fermarci: la campagna coltivata e sempre più ricca di fattorie, insieme al tiepido sole "primaverile", potrebbe far assomigliare questo angolo dell'isola a qualsiasi altro posto in Europa. Con le due cascate di oggi, Þingvellir, Godafoss e Geyser visitati ad inizio viaggio, chiudiamo così la visita del "golden circle", l'itinerario tipico del viaggio in Islanda dei turisti con pochi giorni a disposizione.
Tappa 12 - Da Hella a Reykjavik
92 km | 592 m
Ancora testa bassa e giù di pedali. Si potrebbe riassumere così l'ultima tappa verso l'ideale punto di incrocio con la ring a Reykjavik percorsa dodici giorni fa, all'inizio del nostro viaggio. In effetti il trasferimento di oggi non offre interessi paesaggistici particolari e la strada, nella maggior parte composta da lunghi rettifili, se non per circa cinque chilometri di salita al 6%, si percorre abbastanza agevolmente con il solito vento contrario a cui siamo ormai più che assuefatti. L'ingresso a Reykjavik risulta sempre piuttosto problematico perché ci si trova in superstrada e in mezzo al traffico pesante, ma una volta in centro la viabilità risulta facile da percorrere data la presenza delle piste ciclabili. Il pomeriggio, dopo l'arrivo al campeggio, è dedicato interamente alla capitale, senza fretta e col massimo relax che, alla fine dell'impresa, ci meritiamo.
Tappa 13 - Da Reykjavík a Keflavik
104 km | 656 m
“Passerella finale" da Reykjavik all'aeroporto di Keflavik. L’adrenalinica sfida iniziale con le terre selvagge ha ceduto il passo alle rilassanti pianure del sud o forse, meglio dire, le forze della natura che ci hanno martoriati all'arrivo ci hanno forgiati e resi più tenaci nel finale, tanto da rendere una passeggiata il rientro.
Qualche rammarico: le "pozze" calde di Hveravellir non colte per le condizioni avverse e le kitchens dei campeggi, luoghi d'incontro di altri avventurieri pronti a scambiarsi le esperienze, sfuggite per la ricerca dei costosissimi ristoranti. Un viaggio fin troppo veloce, insomma, ma quando mai si trovano le sette settimane impiegate dal nostro amico tedesco, conosciuto per strada, che col suo “triciclo” ha girato su e giù per tutte le "paved and gravel roads" dell’Islanda? Ma nemmeno quelle basterebbero per scoprire ed abbracciare tutti gli angoli meravigliosi che questa isola fuori dal tempo sa offrire ai viaggiatori più intrepidi. E probabilmente non bastano per comprendere come questi trecentomila vichinghi si siano adattati a combattere dodici mesi all'anno con venti glaciali, piogge continue, temperature polari. O forse questa è l'Islanda che ci siamo immaginati da turisti, quella da vivere è sicuramente diversa. Sono orgoglioso di aver pedalato questo itinerario in Islanda in bici. Un grazie al mio compagno di viaggio per le eccezionali doti di adattabilità a tutte le situazioni e per la tranquillità con cui affronta anche quelle più avverse. 1532 i km totali percorsi in tredici giorni. 11256 i metri di guadagno di quota.
Puoi avere maggiori informazioni sull'Islanda sul sito ufficiale del turismo. Francesco ed Emanuele nel 2017 sono tornati nella terra di ghiaccio per un nuovo itinerario di 15 giorni tra il deserto e i fiordi occidentali.
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico