In questi due giorni mi trovo in Alta Valtellina in MTB con l'obiettivo di compiere un giro ad anello rimasto per troppo tempo nel cassetto. Con la complicità di un meteo decisamente favorevole e di un clima gradevole alle alte quote, mi vedrai alla scoperta di questo angolo di Alpi Retiche a cavallo tra Italia e Svizzera, affrontando con l'entusiasmo che mi contraddistingue salite impegnative ma anche discese adrenaliniche e di enorme soddisfazione.
Dati tecnici
Alta Rezia in MTB
DETTAGLI ITINERARIO
Partenza/Arrivo |
1° giorno: Bormio - Rifugio Monte Scale
2°giorno: Rifugio Monte Scale - Bormio
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Tempo |
2 giorni
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Dislivello |
1650 m + 2300 m circa
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Lunghezza |
58 km + 78 km |
Tipologia di fondo |
Asfalto 35%
Sterrato 55%
Single trail 10%
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VALUTAZIONE
Difficoltà |
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Panorama |
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Files GPS
2 giorni Alta Rezia in MTB
1° giorno: il periplo dei laghi di Cancano
Bormio e la ciclabile inaspettata
Bormio, anticamente nota come
“Magnifica Terra”, è una ridente e affollata località turistica valtellinese posta a 1225 m, punto di riferimento del mio lungo itinerario ad anello. Dopo circa un chilometro di pseudo – riscaldamento muscolare nella sua periferia, imbocco la breve salita panoramica verso la
località Le Motte, sede di alcuni impianti sciistici e di una bellissima
pista skiroll che si snoda nel bosco per circa 5 km il cui accesso è consentito sia ai pedoni che ai ciclisti...beh, io ci ho fatto un giretto, è davvero bella, anche se un po' nervosetta!
Scollino e mi infilo in una
pista ciclabile asfaltata, della quale sino a questo momento ignoravo l'esistenza, potendo così respirare qualcosa di meglio che gli scarichi diretti delle auto. Concluso questo piacevole percorso dedicato, mi immetto sulla strada principale a
S. Carlo, pedalando per 4 km di salita sino al
tornante di Arnoga.
La decauville e le Torri di Fraéle
Lasciando alle mie spalle la
Val Viola Bormina sovrastata dal Corno di Dosdè, mi immetto sulla
decauville, una stradina sterrata e pianeggiante di una decina di chilometri che si snoda sulla costa meridionale delle Cime di Plator. Si tratta di un
vecchio percorso ferroviario a scartamento ridotto utilizzato per trasportare i materiali occorrenti per la costruzione delle dighe che andremo a visitare successivamente.
Lungo il suo sviluppo ho l'opportunità di ammirare le montagne e i ghiacciai più importanti della Valtellina, tra cui la Cima de' Piazzi, il M. Cevedale, il Gran Zebrù e il ghiacciaio dei Forni. Terminata la decauville si presenta davanti ai miei occhi
un'imponente falesia sulla cui cima svettano le
Torri di Fraéle, due strutture medievali poste a guardia della strettissima gola tra il Monte delle Scale (2521 m) a est e le
Cime di Plator (2910 m) a ovest e che avevano l'importante funzione di difesa dagli invasori nonché di garantire sicurezza ai viandanti che percorrevano la
Via Imperiale D'Alemagna, arteria fondamentale per i traffici commerciali con il Centro Europa.
Per coprire il dislivello creato da questo precipizio ora si usufruisce di una strada asfaltata e tortuosa, la cui ultima parte è caratterizzata dalla presenza di due
brevissime gallerie scavate nella viva roccia. Ma prima della loro realizzazione il transito era possibile soltanto superando alcuni risalti rocciosi sui quali venivano fissati dei gradini di legno e che potevano essere rimossi in caso di attacco nemico (da cui il nome di Scale di Fraéle).
Una valle, due laghi
Una volta superata questa asperità la strada ritorna sterrata e pianeggiante; dopo poche centinaia di metri raggiungo il bellissimo
Lago delle Scale (1928 m), prima di affacciarmi sulla Valle di Fraéle occupata interamente da due enormi laghi artificiali: uno scenario degno del
Parco Nazionale dello Stelvio.
Pedalare in questa valle così estesa dà molta soddisfazione, nonostante spiri costantemente un
leggero vento contrario. Le rocce di natura dolomitica delle montagne circostanti fanno da contrasto al colore tipico delle acque glaciali che questi laghi ricevono dai canali derivatori della Val Viola, di Livigno e dei Forni.
L'improvvisata: il Passo Trela
Giunto al
Rifugio San Giacomo decido di fare un'aggiunta: la salita al Passo Trela dalla
Valle Pettini. Percorro una sterrata ripida ma breve sino al bellissimo pianoro che ospita la
Malga Trela e poi affronto con decisione un bellissimo single trail completamente compatto e pedalabile fino all'omonimo passo (2294 m).
Il giro completo dei laghi
Ed ora non resta che girare la bici e tornare indietro, lungo una discesa bellissima e filante, divertente dall'inizio alla fine! Però non è ancora finita, perché voglio compiere il
giro completo dei laghi artificiali prima di concludere questa giornata. Quindi, giunto sulle sponde del Lago di S. Giacomo, ne percorro la stradina fino al Passo di Fraéle (1952 m), tra prati ben curati e baite che ricordano le architetture Walser.
L'ultima parte di sterrato si snoda sul versante settentrionale dei laghi, tra pini mughi e canali detritici. Dopo il
Rifugio Val Fraéle supero una breve galleria, poi ne evito un'altra percorrendo il bel sentiero esterno, raggiungo la C
hiesa di S. Erasmo e il Rifugio Solena e quindi, pedalando sulla mastodontica diga di Cancano, alta ben 136 m, mi dirigo al
Rifugio Monte Scale, dove pernotterò se non dopo aver assaggiato un buon piatto di pizzoccheri!
2° giorno: Val Mora, Passo dello Stelvio e Bocchetta di Pedenolo
Una mattinata frizzante
Un'abbondante colazione è quello che ci vuole prima di affrontare il tappone di oggi! Alle 8 del mattino inforco la mia mountain bike e, con il vento gelido sulle guance, costeggio nuovamente i due laghi artificiali lungo la sponda meridionale sino alla
Chiesa di S. Giacomo di Fraéle e al vicino Passo di Fraéle (1952 m), lasciando sulla sinistra le alture ove sono ubicate le
sorgenti dell'Adda.
Lasciandomi alle spalle quest'immensa distesa di acqua (circa 200 milioni di metri cubi!), proseguo su
pista sterrata sino a giungere ad un bivio: a sinistra si scende al Lago di Livigno ma io seguirò
la strada del vino e del sale alla mia destra che mi porterà, tra una moltitudine di cespugli di pino mugo, al confine italo – svizzero in corrispondenza del
Passo di Val Mora (1934 m), anticamente luogo di passaggio della Via Imperiale d'Alemagna tra la Val Fraéle e la Val Monastero attraverso la Val Mora.
Il fascino della Val Mora
Da questo punto l'ambiente cambia drasticamente; la pista sterrata lascia il posto ad un
single trail dal fondo molto buono che si sviluppa a mezzacosta su falde detritiche, esposto, alto sul torrente e, durante il mio passaggio, totalmente all'ombra. Dopo circa 3 km di divertenti saliscendi l'ombra lascia il posto al sole e la valle si apre in tutta la sua bellezza, tra pratoni e boschi, vette dolomitiche e mandrie di mucche al pascolo (mi trovo all'interno della “
Biosfera Val Müstair”, area protetta riconosciuta ufficialmente dall'Unesco). Pedalando su una bella sterrata in leggera salita raggiungo il punto di valico, denominato
Döss Radond (2234 m), brulicante di bikers tedeschi.
Non è facile lasciare questo luogo incantevole, ma mi aspetta ancora tanta strada e tante cose da vedere, per cui decido di proseguire, ma non senza fermarmi più volte a osservare le magnifiche cascate che scendono dal Lago di Rims. Al bivio di Pra da Vau giro a destra proseguendo su ripido sterrato fino a Santa Maria Val Müstair (1375 m).
La scalata dello Stelvio
Ora comincia la parte più impegnativa della giornata:
la salita al Giogo di Santa Maria (Umbrailpass, 2505 m) e al vicino
Passo dello Stelvio (Stilfser Joch, 2758 m) per un totale di 16 km e 1400 m circa di dislivello positivo.
E' decisamente una bella salita, con tanti tornanti e un bel panorama sull'Ortles, ma la mia mountain bike scalpita perché ha bisogno di uscire dal caos e graffiare lo sterrato!
Un lungo mezzacosta...
Ritorno quindi all'Umbrailpass e mi dirigo alla Bocchetta di Forcola pedalando su un single trail in leggera salita e quasi completamente ciclabile che si sviluppa a mezzacosta sotto il Piz Umbrail (3033 m) e la Punta di Rims (2947 m). Notevole il colpo d'occhio su Trafoier, Thurwieser e sulle alture delle
Rese di Scorluzzo, tutte aree teatro di scontri durante la
Prima Guerra Mondiale.
Una volta giunto alla
Bocchetta di Forcola (2760 m), caratterizzata da trincee e postazioni belliche, entro nella valle omonima sfiorando la ex caserma e dirigendomi su saliscendi sterrato alla
Bocchetta di Pedenolo (2760 m), immerso in un ambiente surreale, arido e selvaggio, quasi mistico, tra sfumature cromatiche verdi, ocra, grigie e rossastre.
...e una discesa vertiginosa
Ora mi aspetta una
lunga discesa davvero emozionante; all'inizio il tracciato militare si sviluppa con una sequenza indefinita di tornanti sino al Piano di Pedenolo ed alla malga omonima (2394 m).
Poi lo sterrato si trasforma in semplice sentiero, un incredibile
percorso militare a precipizio sulla Val Forcola, il cui torrente scorre 400 metri più in basso!
Potrai percepire la sua esposizione solo osservando l'immagine seguente, scattata il giorno prima dal Rifugio Monte Scale!
Dopo questo percorso entusiasmante arrivo al guado nei pressi de
Le Fornelle (2070 m), toponimo che deriva dai forni fusori dove nei secoli passati il minerale di ferro estratto nelle vicinanze subiva una prima lavorazione. Peraltro tale località si trova
sulla storica Via Maestra dell'Ombraglio che metteva in comunicazione, ancor prima della costruzione della rotabile dello Stelvio, la Valtellina con la Val Monastero attraverso la Val Forcola e il Giogo di Santa Maria.
Il rientro a Bormio e la degna conclusione
In breve raggiungo l'area picnic di Solena (1993 m) e successivamente mi tuffo nella discesa (che poi scoprirò che presenta pure due tratti in salita) verso Boscopiano e Bormio, dove mi attenderà come premio finale una pizza e mezzo chilo di tiramisù!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico