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Isola d'Elba in bici: cicloturismo in punta di pedali
Scritto da Alessandro67
Succede quasi sempre allo stesso modo, vedo qualche immagine di posti lontani sulle riviste o alla televisione e la curiosità mi spinge a cercare informazioni più dettagliate fino a quando si concretizza l'idea del viaggio. L'isola d'Elba mi attrae per una sorta di mistero che sembra non volersi svelare, che non si fregia di pubblicità rutilanti rimanendo un'incognita che galleggia sul blu profondo del Tirreno. Indago mappe, cerco percorsi, mi informo sugli alberghi e i prezzi, sui tragitti dei treni per arrivare da Trieste a Piombino, esploro i listini compagnie di traghetti e infine fisso una data, quella della partenza il primo di maggio e quella del rientro il quattro.
Elba in bici: un'avventura anche arrivarci
Prenoto tre camere in tre strutture diverse, in località che penso possano essere strategiche per riuscire a completare il giro esplorando le varie sfumature del posto. La bicicletta è pronta, rodata e collaudata con gli pneumatici nuovi e la sostituzione del portasmartphone in plastica con uno più solido in alluminio, monto le borse dietro e le due sacche piccole davanti per bilanciare i pesi visto che dovrò portare anche la sacca per chiudere la bicicletta smontata da caricare sull'intercity che non consente il trasporto come sui regionali. Purtroppo per quanto trenitalia si dichiari sensibile al discorso delle biciclette, poco si adopera per rendere fruibile un servizio che a volte diventa snervante nel dover smontare e ricomporre la bicicletta di continuo.
Parto con un bagaglio quanto più possibile alleggerito e comunque la bicicletta ha la solita massa da panzer division, arrivo alla stazione dei treni e inizio lo smontaggio, richiudo la sacca che ripongo tra i sedili. Ore 7.21 si stacca dal marciapiede (costo del viaggio 39 euro) per arrivare a Firenze Riffredi dopo un viaggio su un treno stracarico di gente, scendo e per rimontare la bicicletta perdo la coincidenza con il regionale per Pisa. Fortunatamenete il convoglio successivo mi consente di arrivare alla coincidenza con quello diretto a Piombino marittima e alle 15.36 in perfetto orario scendo al porto per prendere il traghetto. Sul regionale chiacchiero con un gruppo di cicloturisti formato da tre coppie di sessantenni che approfittano del ponte per andare anche loro a fare un giro. Ci sono già stati altre volte e scherzano su una salita che sembra essere molto impegnativa, quella del Volterraio e mi danno delle indicazioni sui luoghi più carini da visitare.
Alla biglietteria del porto la confusione regna sovrana, mille file agli sportelli mi danno l'imbarazzo delle scelta e non conoscendo le differenze di prezzo guardo sul display delle partenze l'orario delle successive partenze e decido di acquistare il ticket della Blunavy che mi costa la bellezza di 20 euro per me e la bicicletta. Mi imbarco alle 16.30 e dopo un'ora e dieci di navigazione attracchiamo a Portoferraio. Durante la traversata mi siedo sulle balconate che guardano verso l'isola e solo in quel momento mi rendo conto di quanto immenso sia lo "scoglio" che mi appresto ad esplorare. Non esistono spiagge lungo costa, è una continua roccia che piomba nel mare e ne deduco che le strade saranno un continuo saliscendi sui pendi che si ergono altissimi, avvolti da nuvole poco promettenti. Tocco terra e timidamente mi avvio verso le indicazioni stradali. ll clima è buono , le strade del centro poco affollate, l'asfalto è curato e privo di buche.
Alla biglietteria del porto la confusione regna sovrana, mille file agli sportelli mi danno l'imbarazzo delle scelta e non conoscendo le differenze di prezzo guardo sul display delle partenze l'orario delle successive partenze e decido di acquistare il ticket della Blunavy che mi costa la bellezza di 20 euro per me e la bicicletta. Mi imbarco alle 16.30 e dopo un'ora e dieci di navigazione attracchiamo a Portoferraio. Durante la traversata mi siedo sulle balconate che guardano verso l'isola e solo in quel momento mi rendo conto di quanto immenso sia lo "scoglio" che mi appresto ad esplorare. Non esistono spiagge lungo costa, è una continua roccia che piomba nel mare e ne deduco che le strade saranno un continuo saliscendi sui pendi che si ergono altissimi, avvolti da nuvole poco promettenti. Tocco terra e timidamente mi avvio verso le indicazioni stradali. ll clima è buono , le strade del centro poco affollate, l'asfalto è curato e privo di buche.
Un immenso giardino botanico
Prima destinazione è Procchio dove ho prenotato all'albergo Dieci Colori e le indicazioni mi immettono immediatamente nella direzione giusta. Pedalo pigramente a causa dell'inattività del viaggio in treno ma ben presto la pendenza mi suona la carica e le gambe gioco forza sono costrette ad assecondare la salita.La vegetazione è a dir poco stupefacente, sembra di viaggiare in un enorme giardino botanico dove si mischano i profumi di gelsomini e ginestre, di alloro e pini marittimi. La boscaglia sui fianchi delle montagne sembra impenetrabile tanto è fissa, la varietà di specie è abbondante e ad ogni metro lo scenario cambia spaziando dal carsico al boschivo, tra foresta e macchia mediterranea.
Arrivo a destinazione e vengo accolto calorosamente dalle signore che gestiscono la struttura che mi ospita. Mi viene data la camera e la bicicletta trova sistemazione nell'ufficio dove mi sono registrato. La piazzetta di Procchio alla sera offre uno spettacolo di villeggianti che si rilassano e mangiano seduti ai tavoli dei bar e ristoranti. Ceno e mi ritiro in stanza per la notte e al mattino presto mi preparo a scendere e partire. Prima di ripartire chiacchiero con le signore dell'albergo che oltretutto mi danno alcune utili indicazioni sul giro che mi accingo a compiere. Prima tappa è la spiaggia sotto l'albergo che è un litorale sabbioso racchiuso tra due ali di roccia. In mezzo alla baia staziona un brigantino a due alberi che mi ricorda di non perdere la rievocazione storica in occasione del bicentenario di Napoleone che qui ha vissuto per molto tempo. Prima destinazione è Marciana Marina, che raggiungo velocemente su una strada ombreggiata che come il giorno prima stupisce per la magnificenza della vegetazione. Su un cartellone pubblicitario leggo che c'è un traghetto che dispone di una galleria vetrata sommersa che effettua il giro dei fondali a nord dell'isola, ripromettendomi di tornarci per fare diving senza bagnarmi.
Mariciana ha un un centro omonimo in altura, che mi regala una salita mozzafiato. Il tempo è molto variabile, spesso minaccia pioggia e la temperatura è piuttosto fresca ma per la fatica finisco con il pedalare in maniche corte. Scalo rapporti di continuo, la pendenza sale costantemente fino ad arrivare a una serie di tornanti che mi costringono a un paio di soste per rifiatare. Non ho nessuna fretta, non devo battere nessun record e l'orologio mi dice che ho tempo in abbondanza per arrivare a golfo Lacona, sulla parte sud dell'isola senza dover cercare prestazioni eccezionali. Mi metto sull'ultimo rapporto disponibile e inizio a tritare gambe e strada. Dopo quattro chilometri arrivo alla partenza delle funivia per il monte Capanne, valuto gli orari e con rammarico decido di proseguire per la costa. La discesa è ripida e velocissima, si pinza a fondo nei tornanti viaggiando quaranta all'ora tra nuvole di lavanda e rosmarino. Il mare sulla destra si sposa con le roccie dando luogo a pennellate di colori da favola. Il tempo è clemente nonostante le previsioni e qualche breve e furtivo raggio di sole illumina i saliscendi che per 35 km mi accompagnano verso Marina di Campo passando per Chiessi, Pomonte e Fetovaia.
Ho fatto il pieno nella scheda di memoria di immagini meravigliose. Faccio un giro per le botteghe del centro di Marina di Campo, mangio qualcosa e in un bar del centro chiedo informazioni al ragazzo dietro il banco sulle strade che portano a Lacona: mi dice che l'unica praticabile è quella del Monumento che sale un po' ma è fattibilissima. In effetti ci sarebbe una strada sterrata che passa vicino a monte Fonza ma l'asfalto per me rimane comunque più pratico per il peso delle borse che altrimenti graverebbe troppo sulla meccanica. Infine capisco il motivo per cui si chiama Monumento, infatti la salita è micidiale, percorsa da ciclisti con prototipi da strada in carbonio che arrancano sbuffando come tori impazziti sorpassandomi con una facilità vergognosa. Tre chilometri sotto il sole che spinge lacrime di sudore a rigare la fronte, soste ogni cento metri a rifiatare colto da dubbi amletici sulla capacità di rotolamento dei cuscinetti o su un eventuale blocco delle pinze sui dischi, fino a raggiungere la convinzione che sto decisamente invecchiando!
Scollino dove il gruppone di stradisti tedeschi (una quarantina di persone) si stà ricomponendo e mi festeggia incitandomi allegramente. La fatica è terminata, la discesa che segue ha una pendenza da brivido e trascina vorticosamente verso il basso fino ad arrivare all'hotel Giardino dove mi registro e poggio le borse in stanza per uscire a esplorare la baia. La costa è accessibile da una stradina che arriva a un paio di ristoranti affacciati al mare racchiuso dai due istmi e la luce del sole filtra a illuminare l'acqua che scintilla sul proscenio sinistro di un cielo neroblu che improvvisamente squarcia gli indugi con un fulmine che spacca l'aria accompagnato dal crepitio e dal successivo rombo.
Sono distinguibili le colonne d'acqua che annebbiano le montagne e quindi mi precipito in sella a raggiungere l'albergo appena in tempo per evitare l'acquazzone. Dopo una cena leggera, mi preparo per la notte nella speranza che l'indomani il tempo sia clemente. Purtroppo mi sveglio al tichettar di goccie alle finestre e il cielo uniformemente grigio promette maltempo a largo raggio. Entro alla recption già pronto alla partenza, faccio una colazione calorica al buffet fornito di ogni leccornia immaginabile e regolo i 37 euro pattuiti con la disponibilissima proprietaria che mi consiglia di attendere un paio di ore prima di andare.
Pedalando nella pioggia
Purtroppo non posso dare retta all'invito e indosso sacchi di plastica alle scarpe , pantaloni anitipioggia e mantella che mi copre a 360 gradi. Parto sotto una pioggia leggera che in cinque minuti diventa battente fino ad assumere la proporzione di rovescio. Continuo tra i tornanti ragionando sulla destinazione perchè avrei voluto raggiungere Porto Azzurro, ma con questo tempaccio decido che è più opportuno andare direttamente a Portoferraio riducendo le ore sotto l'acqua. All'incrocio giro senza indugi verso sinistra e dopo una decina di chilometri sotto un pioggia a tratti apocalittica arrivo su di un rettilineo vittima delle radici dei pini marittimi. Tra pozzanghere ed avvallamenti sulla strada sconnessa, mi impongono un'andatura che intralcia il traffico delle auto che pazientemente attendono che mi faccia da parte nella prima radura che arriva dopo due chilometri. Entro in Portoferraio con calma, senza fretta e cerco qualcosa di interessante da fare, così mi informo sugli orari dei traghetti per il mattino successivo, prendo un capuccino per riscaldarmi fino a quando sento il rullante di una banda militare che mi richiama all'attenzione. Accorro nella direzione dove inquadro subito due fucilieri napoleonici che aprono il corteo che dà il via alla parata. Ricostruzioni fedelissime di casacche ottocentesche che sfilano imperterrite bagnate da una pioggia impietosa tra due sponde di folla che si accalcano per cercare uno scatto imperdibile. Trovo un posto coperto e mi prendo la mia porzione di fotogrammi per ripartire ancora alla volta del porto dove riprendo ancora la parata inseguendola fino alla piazza dove si schierano i soldati per la parata commemorativa. Infine li lascio alla folla e mi ritiro in un ristorante del porto per scrollarmi di dosso i teli zuppi e gustare una succulenta pizza. Di li a poco il cielo si apre regalando una luce meravigliosa che mi invoglia a ritornare vero il centro per scattare altre foto. Arrivano le tre del pomeriggio, vado ad acquistare il biglietto per il traghetto del ritorno delle 7.30 del mattino successivo e mi avvio verso l' albergo Santo Stefano che si trova in prossimità del famigerato salitone del Volterraio. La strada fatta all'andata si è asciugata ma le radici rimangono a creare pericoli che meritano la dovuta attenzione. Svoltando verso la direzione che conduce all'albergo mi ritrovo in un avvallamento che mi sà tanto di campi Elisi, quelli visti nel film il gladiatore, con un appezzamento coltivato a cereali e gli ulivi a far da contorno ad un paesaggio bucolico chiazzato da fiori di campo. Il profumo è intenso, il cielo è tinto di un blu screziato di bianco, la strada si snoda leggera e sinuosa tra casali che sembrano artefatti tanto sono perfetti, pedalare in questo eden giustifica la fatica del viaggio per arrivare fino all'Elba. Rifletto sull'aforisma che indica quanto sia gratificante un panorama dopo aver fatto una salita faticosa.
Girovagando nei dintorni di Portoferraio
Quando la strada poi svolta a sinistra, sulla curva trovo l'indicazione per la deviazione che porta alla struttura che cerco, mi immetto e la pendenza sale, mi inerpico sul fianco di una collina rigogliosa che dopo un paio di tornanti mi regala un posto idilliaco, ben curato e tenuto in ordine perfetto. Accanto alla porta d'ingresso la statua del Buddha ride paciosamente. Nel corpo centrale ci sono la reception e il ristorante e a ricevermi c'è una signora che tradisce origini tedesche, mi registro e mi accompagna in una casetta che ospita quattro unità indipendenti. La stanza è perfetta, con un letto matrimoniale e un bagno enorme, a terra si stende un pavimento in cotto e al soffitto le travi a vista danno sfoggio di senso rustico. Ringrazio la padrona di casa che mi consegna il codice per la connessione e le chiavi della stanza. Rimasto da solo, esco nel giardino ed esploro il posto ma dopo cinque minuti inizia di nuova a piovere! L'Elba è fatta così, imprevedibile. Rientro e faccio un paio di telefonate e appena concluse un raggio di sole mi comunica che lo scroscio è terminato. Prendo la bicicletta e visito la chiesetta che sovrasta l'albergo da un terrazzone panoramico da dove ammiro Portoferraio. Decido di fare un giro verso nord per impegnare la serata e ora con il sole molto più basso all'orizzonte c'è un taglio di luce particolare che gioca ad allungare ombre. La strada è il consueto saliscendi ora bagnato, rilucente, la vegetazione inumidita dalla pioggia produce gli effluvi con maggiore intensità. Arrivo al mare in località Magazzini su uno squero che dà ricovero alle barche dei pescatori e poi risalgo a cercare altri orizzonti.
La costa è frastagliata, di un ardesia che si sfalda e cade a perpendicolo nel mare. Arrivo all'incrocio con il Volterraio, lo imbocco ma dopo duecento metri decido che non è il momento più adatto per affrontare una sfida, ma piuttosto quello di un ben più appagante momento di relax. Pedalo cinque chilometri e infine valuto sia ora di rientrare facendo un repentino dietrofront. La vallata brilla e nel cielo sopra le montagne si sfuma verso l'infinito un doppio arcobaleno nitido e immenso. Rientro in tempo per la cena, mi lavo e mi cambio per andare ad accomodarmi a tavola dove una bruschetta sul pane abbrustolito con olio d'oliva e pomodorini avvertono che sarà una delizia a tutto tondo. Mi viene servito poi un piatto di pasta con frutti di mare e guazzetto di pesce. Regolo il conto con la signora considerando che il mattino dopo sarei partito molto presto, pagando 40 euro per la stanza e 15 per la cena. Ringrazio sentitamente e saluto ripromettendomi di tornare altre volte. Sazio mi avvio alla stanza che sono le nove in tempo per la partita di finale di coppa che inizia in forte ritardo, e così mi perdo con la zapping addormentandomi serenamente.
Il mattino seguente la sveglia suona alle 5.45, mi riattivo rapido sotto la doccia bollente, raccolgo le mie cose , chiudo le borse e inforcata la bicicletta inizio il trasferimento verso Portoferraio alle 6.15. Carburo lentamente ma nel fresco del mattino prendo vigore accompagnato dal continuo richiamarsi e cantare degli uccelli nei boschi che nel silenzio dell'albeggio amplificano la voce. Giunto al porto entro al bar per la colazione, poi attracca la nave e mi porto all'imbarcadero. La Moby=Lally ha un ventre infinito, lo attraverso e arrivo fino alla prua legando la bicicletta a un sostegno. Salgo in coperta per le ultime foto all'isola con le luci del primo mattino. La traversata è tranquilla, arrivo in orario per il mio treno, il giro dell'Isola d'Elba in bici è felicemente concluso.
Mi sento di dire che un posto così è un paradiso per il ciclista di qualsiasi taglia e livello di esperienza, la natura è selvaggia, l'edificazione è compatibile con il territorio, il mare generosamente attento nelle sfumature di ogni intensità e saturazione, la natura che sembra impenetrabile si lascia visitare senza alcun problema, l'accoglienza è cordiale e attenta a ogni esigenza del turista e i servizi sono di primo ordine anche per quello che riguarda la manutenzione della bicicletta se si dovesse subire qualche inconveniente di natura tecnica. Pernottare non è più costoso di qualsiasi altro posto, almeno in questa stagione, forse un po' esagerato il costo del traghetto per la bicicletta.
Sono certo che tornerò per una visita prima o poi, forse nella veste del turista appiedato con colei che non pedala, o nuovamente a provare l'ebbrezza che regala l'Isola d'Elba in bici in punta di pedali.
Il mattino seguente la sveglia suona alle 5.45, mi riattivo rapido sotto la doccia bollente, raccolgo le mie cose , chiudo le borse e inforcata la bicicletta inizio il trasferimento verso Portoferraio alle 6.15. Carburo lentamente ma nel fresco del mattino prendo vigore accompagnato dal continuo richiamarsi e cantare degli uccelli nei boschi che nel silenzio dell'albeggio amplificano la voce. Giunto al porto entro al bar per la colazione, poi attracca la nave e mi porto all'imbarcadero. La Moby=Lally ha un ventre infinito, lo attraverso e arrivo fino alla prua legando la bicicletta a un sostegno. Salgo in coperta per le ultime foto all'isola con le luci del primo mattino. La traversata è tranquilla, arrivo in orario per il mio treno, il giro dell'Isola d'Elba in bici è felicemente concluso.
Mi sento di dire che un posto così è un paradiso per il ciclista di qualsiasi taglia e livello di esperienza, la natura è selvaggia, l'edificazione è compatibile con il territorio, il mare generosamente attento nelle sfumature di ogni intensità e saturazione, la natura che sembra impenetrabile si lascia visitare senza alcun problema, l'accoglienza è cordiale e attenta a ogni esigenza del turista e i servizi sono di primo ordine anche per quello che riguarda la manutenzione della bicicletta se si dovesse subire qualche inconveniente di natura tecnica. Pernottare non è più costoso di qualsiasi altro posto, almeno in questa stagione, forse un po' esagerato il costo del traghetto per la bicicletta.
Sono certo che tornerò per una visita prima o poi, forse nella veste del turista appiedato con colei che non pedala, o nuovamente a provare l'ebbrezza che regala l'Isola d'Elba in bici in punta di pedali.
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Alessandro67
Sono Alessandro Vitale e abito a Trieste . Coltivo la passione dei viaggi con la bicicletta perché mi hanno dato un serie di soddisfazioni sempre più complete, mi fanno vivere la natura poliedrica del pianeta a una velocità visivamente sostenibile.
Sono fidanzato da quasi cinque anni con una Cube Trekking e non abbiamo mai litigato, siamo in perfetta sintonia. Pensiamo di non mettere al modo figli, perché siamo profondamente egoisti e comunque lei non potrebbe averne.
Il viaggio più bello? Quello che devo ancora fare .
Il posto più lontano che ho raggiunto è stato il Marocco, toccata e fuga.
Il più bello, le gole di Vintgar in Slovenia.
Il più caro la Svizzera.
Il più economico la Sicilia.
Il prossimo? Forse il raduno Harley a Velden...vedremo.
Ho un' altra donna oltre la Cube e ogni tanto mi vorrebbe con se...non pedala...che dolore...
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Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico