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Piani di Artavaggio in MTB: 2 giorni alla scoperta della Val Taleggio
Questo itinerario MTB ai Piani di Artavaggio attraversa la Val Taleggio, famosa sia per i suoi rinomati prodotti caseari che per l'architettura rurale che ancor oggi si può osservare nelle diverse forme sui pascoli dell'alta valle. Oltre a queste peculiarità bisogna ricordare anche l'attuale presenza di tracce storiche risalenti al periodo della Serenissima e montagne decantate da illustri poeti ottocenteschi. Insomma, un mix molto interessante che fa da sfondo a un intrigante percorso ad anello nell'alta valle.
In questo articolo
La ciclabile e l'Orrido della val Taleggio
Il viaggio di due giorni ai Piani di Artavaggio in MTB ha inizio a Zogno (334 m), paese bergamasco della Val Brembana. Io, Leo, Vero e Roberto cominciamo a pedalare spensierati lungo la ciclovia della Val Brembana, attraversando San Pellegrino Terme con le sue architetture liberty e San Giovanni Bianco. Dopo questi primi chilometri di risveglio muscolare prendiamo la strada che ci introdurrà in Val Taleggio.
Superato il bivio per il borgo di Oneta, dove la tradizione vuole la presenza della casa natale di Arlecchino, proseguiamo lungo la strada provinciale, poco trafficata per fortuna, che si inoltra nel famoso orrido della val Taleggio, il più spettacolare della bergamasca solamente dopo quello della Via Mala. Per circa tre chilometri la strada corre in falsopiano sul fondo della forra incisa dal torrente Enna, incassata tra pareti verticali e strapiombanti. Giunti a una centrale idroelettrica la strada svolta bruscamente a destra decretando la fine dell'orrido e l'inizio della vera salita lungo la valle. Al ponte del Becco un pannello descrittivo indica l'inizio del sentiero partigiano Paganoni – Vitali, in memoria di chi visse un passato turbolento in questa valle durante il periodo della Resistenza. Noi chiaramente proseguiamo in salita lungo la strada asfaltata sino a giungere dapprima a Sottochiesa (758 m) e successivamente alla soprastante Corna di Pizzino, ex castello roccaforte dei Guelfi.
Dopo una sosta per ammirare il panorama sulla sottostante vallata riprendiamo a salire fino al bivio per i Piani di Artavaggio, dove finalmente le nostre MTB possono dare il loro meglio, ovvero sullo sterrato. La stradina, un po' in salita e un po' pianeggiante, prosegue pressoché rettilinea sino alla testata di questa valletta laterale, sotto la mole del Monte Sodadura. Roberto è il primo che si ferma: ha visto una moltitudine di piante di lamponi e la tentazione è stata talmente forte che anche il resto del gruppo ha appoggiato il piede a terra! Si configurerà una sosta non breve in quanto i lamponi sono tanti e belli maturi! Abbiamo tutta la giornata per arrivare al rifugio e quindi saliamo con tranquillità, tra una battuta di spirito e una fotografia. Lo sterrato comincia ad alzarsi di quota sempre più velocemente e i tornanti sopra di noi ci fanno intendere che ce la dovremo guadagnare! E sarà così fino al raggiungimento dei Piani di Artavaggio (1650 m), dopo quasi 9 km di salita da Pizzino. Nei paraggi è possibile trovare tracce dei vecchi cippi di confine tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano, testimonianze storiche da preservare.
La dura salita al Rifugio Nicola
In questo esteso pianoro sono presenti diversi rifugi e la stazione di monte della funivia che permette un veloce collegamento con la Valsassina. Inoltre il vecchio albergo Sciatori, mai smantellato o riqualificato, rappresenta il punto più dolente, un enorme caseggiato visibile anche da lontano e che nulla ha a che vedere con la bellezza di questo ambiente.
Dopo aver pranzato al sacco e aver fatto una breve dormita sul soffice manto erboso, proseguiamo in salita lungo uno sterrato tortuoso, sempre più ripido e a tratti ostico a causa del fondo smosso. La meta di giornata è visibile ai nostri occhi, sembra che manchi pochissimo ma per raggiungere quel rifugio a forma piramidale saremo costretti a fermarci più volte e anche a spingere la bici nei brevi tratti più nervosi. Ma non mancano i sorrisi e quasi senza accorgercene arriviamo al Rifugio Nicola, posto a circa 1900 m di quota su un poggio panoramico sulle montagne circostanti e perfino sulla pianura padana. Prima della sistemazione in rifugio ci concediamo una breve passeggiata sulle alture circostanti per ammirare i Piani dell'Avaro, le Alpi Orobie in generale e le montagne della provincia di Lecco, ove il rifugio si trova. Una cena sostanziosa a base di selvaggina e formaggi tipici della Val Taleggio (taleggio e strachitunt) fa da sfondo ad una piacevole chiacchierata con Roby, appassionatissimo di giri in mountain bike e conoscitore di tutte le trattorie delle Alpi Occidentali.
Pedalando sotto il Resegone
La sveglia suona: la colazione è pronta! Caffè, biscotti, pane e marmellata e si riparte carichi e con qualche brivido per il clima frizzante. Scendiamo nella conca di Artavaggio attraverso un sentiero, lasciando alle nostre spalle il Monte Sodadura e lo Zuccone Campelli, diretti verso quella sagoma seghettata che Manzoni citò ne I Promessi Sposi: il Monte Resegone. Giunti sul pianoro scendiamo lungo un bello sterrato nel bosco per poco meno di dieci chilometri fino a raggiungere il Culmine San Pietro, valico posto a 1254 m di quota, punto di passaggio della strada provinciale Prealpina Orobica.Svoltiamo a destra su una strada sterrata costeggiando alcuni alpeggi e scendiamo verso la forcella di Olino all'interno di una bellissima faggeta intervallata da qualche pascolo con edifici rurali dal tipico tetto spiovente in pietra. Incrociamo l'asfalto e ci infiliamo in un bel single trail che si immette sulla strada per Medalunga e Morterone (1070 m), quest'ultimo censito come uno dei comuni più piccoli d'Italia. Ora ci troviamo proprio sotto il Resegone, montagna il cui nome ha origine dal suo classico profilo a tredici punte persino riconoscibili dalla lontana pianura milanese e comasca. A nord – est di questa montagna, nel comune di Morterone, è stato realizzato il Sentiero dei Grandi Alberi, un percorso escursionistico ad anello che permette la visita di decine di esemplari di faggio monumentale, alcuni dei quali che superano quattro metri di circonferenza e due secoli di età. Saliamo lungo una strada sterrata a cui il sentiero appena citato ogni tanto si sovrappone, sino a giungere a un bivio: a destra si procede verso il Passo del Palio, mentre noi proseguiamo dritti verso l'Alpe Costa del Palio e il contiguo agriturismo (1440 m), dove ci meritiamo un buon pranzo dopo la fatica di questa salita. Con la pancia piena raggiungiamo la Bolla di Valmana, un piccolo specchio d'acqua sfruttato per l'abbeverata degli animali, e seguiamo il crinale erboso della Costa del Palio uscendo dai confini della Foresta Regionale Monte Resegone. Salutiamo questa montagna, citata anche da Carducci nella Canzone di Legnano, e proseguiamo verso la Bocca del Grassello con vista sull'intera Valle Imagna. Usciamo definitivamente dalla provincia di Lecco per rientrare in quella di Bergamo, seguendo un percorso in discesa nel bosco che nella sua prima parte si rivela un sentiero molto ripido e poco pedalabile fino a diventare uno sterrato sassoso e poco divertente che termina nei pressi del ponte di Lavina. Lo sterrato è finito e ci tocca seguire la strada asfaltata in salita verso Olda per poi tuffarci in discesa verso Sottochiesa e rientrare al punto di partenza – Zogno – seguendo al contrario lo stesso percorso dell'andata, ovvero l'Orrido della Val Taleggio e la ciclovia della Val Brembana. In questa occasione ho avuto il piacere di conoscere Roberto, una persona squisita, educata e divertente, con cui sono entrato in sintonia già dopo i primi istanti. In due giorni mi ha trasmesso una positività incredibile, grazie alla sua mentalità aperta e a un entusiasmo dilagante. Per questo sarà sempre nei miei ricordi!
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Leo
ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.
EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico