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Scarpe gravel
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Scarpe gravel, hai proprio capito bene. Ci sono quelle da cicloturismo, confortevoli e adatte alle soste per passeggiare senza essere infastiditi dagli attacchi. CI sono quelle da corsa, che permettono standard prestazionali molto elevati. Ci sono quelle da MTB più morbide e accoglienti per sfidare i sentieri scassati. Poi ci sono sandali, infradito, stivali, stivaletti e crocs da bici. Ma le scarpe gravel non le avevi ancora sentite.

Scarpe gravel: una scoperta piacevole

Io le ho scoperte da quasi un paio di anni e posso definirmi un ciclista felice da quando ho conosciuto Marco Formenti, Product Manager del Calzaturificio King di Rudiano, in provincia di Brescia.

Sono calzature che posseggono alcune caratteristiche in comune con quelle da cicloturismo e altre con le più classiche scarpe da bici e le scarpe da MTB. Si crea un abile connubio di vantaggi che permette prima di tutto di divertirsi, ma anche di garantire velocità per affrontare strade scorrevoli e al tempo stesso comfort, prima caratteristica ricercata da Marco per i suoi prodotti.

scarpe gravel allaccio

Da quando ho iniziato a usarle, sia la linea invernale che quella propriamente gravel estiva, le ho portate con me in Sardegna, in Toscana, sul MAGS Abruzzo Trail, al Romilia Bike Trail, sia per brevi uscite che per viaggi più lunghi e impegnativi. E devo dire che, dopo un primo periodo di rodaggio e adattamento al piede, – inevitabile, direi – la scarpa gravel CTV di Marco mi ha reso il viaggio davvero molto piacevole. Il mio modello nello specifico è il Recycled Tex, con suola Vibram e chiusura con sistema Winch regolabile.

Abbiamo incontrato Marco per farci guidare nel magico mondo delle scarpe da bici e in particolare nella sua nuova e innovativa linea di scarpe gravel CTV (acronimo che sta per “calzature tecniche veloci”), nata nel 2017 e già ai piedi di tanti gravellari felici, come il sottoscritto.

Scarpe gravel ctv

Calzaturificio King: una storia di famiglia

Quella del Calzaturificio King, oggi in mano a Marco, è proprio una di quelle storie di famiglia: il nonno iniziò l’attività negli anni ’40, Calzaturificio MF (Mario Formenti), che poi passò in mano ai genitori nel 1989 divenendo Calzaturificio King, dove Marco è cresciuto in mezzo alle scarpe, imparando a fare le scarpe.

Prima di tutto da calcio artigianali, ma poi anche da running e ciclismo, con la branca CTV, nata specificamente per la realizzazione di modelli di scarpe da bici. Da qualche tempo ha cominciato anche la creazione degli stivali per la missione di simulazione marziana che si svolge in questi giorni nel deserto dello Utah, negli Stati Uniti.

Scarpe gravel king

Scarpe gravel: tecnologia, innovazione, sostenibilità

Per realizzare le scarpe gravel modello CTV, il Calzaturificio King ha un particolare occhio di riguardo alla sostenibilità della produzione.

Primo aspetto tra tanti, le tomaie sono realizzate con parte di nylon recuperato dall’oceano.

Secondariamente Marco ci fa riflettere su un altro aspetto: "In ottica green il primo materiale di riciclo è la pelle, che sarebbe un prodotto di scarto, perché l’animale viene allevato per fini alimentari".

Scarpe gravel sfuocato

Dal 2017 Marco ammette di aver realizzato alcuni prototipi improduttivi, ma odiando la parola “scarto”, non ha mai buttato via niente: “Piuttosto regalo questi modelli ai miei amici. Lo scarto è spreco e non va bene”. Dopo vari tentativi è arrivato a produrre i modelli odierni, quel mix quasi perfetto di comfort, performance e resistenza.

Durante la nostra visita al Calzaturificio King restiamo affascinati dalla tecnologia utilizzata nella produzione delle scarpe gravel: i prodotti CTV sono detti auto-termoformanti e quindi, grazie al calore corporeo, ricalcano internamente la forma del piede dell’atleta. Questa non è una tecnologia nuova a questo mondo: la troviamo infatti nel 98% delle scarpe da ciclismo della King, anche se in alcuni casi non significa una tomaia più rigida e prestazionale, per garantire il comfort di una sneaker. La scarpa gravel di Marco è invece adatta a percorsi sterrati, alle sassate, a un rovo, che il cicloturista normale non affronta.

Scarpe gravel pressa3

Le fasi di lavorazione delle scarpe gravel CTV

Scelta dei materiali e taglio

La prima fase della produzione delle scarpe gravel è quella di scelta dei materiali e del taglio. Si definisce ciò che comporrà il prodotto, per poi ricavare le fustelle (pelle, tessuto, tessuto 3D), in casi particolari col taglio al laser per cauterizzare i materiali. Le forme di acciaio determinano la sagoma del prodotto che andrà lavorato.

Scarpe gravel taglio

Preparazione e Giunteria

La seconda fase è di preparazione e giunteria: si stendono le colle, si applicano i termoadesivi ai vari pezzi non ancora cuciti. Successivamente si allestiscono gli abbinamenti: tutto ciò che sarà la parte interna della scarpa e andrà a contatto col piede. Si assemblano i pezzi che costituiscono la tomaia. Prodotta la tomaia, si passa al montaggio.

Scarpe gravel quinte

Montaggio

Si preparano le forme con dei sottopiedi, le suole da adattare a seconda dell’uso della scarpa gravel. Se siamo in ambiente racing dobbiamo garantire bassissima dispersione della pedalata e adottare una suola rigida, quindi si procede con un sottopiede di montagigo. Invece, nel caso delle gravel, si usa una via di mezzo tra racing e semi-comfort, quindi una rigidità abbastanza elevata da permettere lo scarico della potenza sul pedale ma una flessibilità accettabile per quello che è la rollata del piede perché viene appoggiato a terra spesso. Escludiamo da questo modello la suola soft, che lascia la portanza e la rigidità strutturale della pedalata ed è usata principalmente per cicloviaggi o grandi randonnée, dove si passano tantissime ore in sella, dalle 8 alle 10 per più giorni consecutivi.

Scarpe gravel pressa

La fase del montaggio avviene a premonta: chiudendo la parte anteriore della calzatura sopra alla forma in plastica, che ricalca le anatomie di un piede (standard o nel caso di un tailor-made è modificata nei punti dove c’è necessità). La chiusura avviene sui fianchi e sulle boette, serrando la parte posteriore della calzatura. In contemporanea si preparano la suole con le colle. Si segnano le scarpe e, se il materiale lo richiede, viene cardato a mano da un operatore (cioè viene grattata via la superficie che andrà a contatto con la suola con il trattamento idrorepellente per consentire alla colla di penetrare nelle fibre). Infine vengono riattivate le colle con fornetti a calore, poi premuti in pressa pneumatica (o nel caso delle scarpe gravel, pressa ad aria) contro la tomaia a formare la scarpa. Poi si sforma la scarpa: con una macchinetta si toglie la forma e si passa alla fase finale di finissaggio.

Scarpe gravel pennello

Finissaggio

In quest’ultima fase vengono recisi i fili in eccesso, puliti le sbavature delle colle, inseriti i sottopiedi anatomici ed eseguito il confezionamento della scarpa. La scarpa gravel è ora pronta per essere utilizzata. Non resta che lanciarsi in divertenti sterrati saldamente agganciati al proprio mezzo e in totale sintonia coi propri piedi.

Asinara in bici da dietro

Marco è orgoglioso di farci girare tra i macchinari, farci toccare con mano i propri prodotti, raccontarci le sue idee e spiegarci che anche lui è un viaggiatore: “Il mio progetto è quello di andare in bici da casa a Barcellona. Purtroppo ho dovuto interromperlo per causa della pandemia, ma ora mi ci dedicherò”.

E noi, oltre a ringraziarlo per le splendide scarpe gravel che produce, gli auguriamo tantissimi chilometri di strada, nella produzione di scarpe gravel e con le stesse ai piedi alla scoperta del mondo in sella alla sua bici.

Se vuoi scoprire il suo Atelier, far realizzare la tua scarpa gravel su misura e sostenere quest’azienda italiana visita il sito di Marco o la pagina Facebook del Calzaturificio King.

Valpolicella e Lessinia Bike pioggia

 
 
Ultima modifica: 22 Dicembre 2024
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Francesco G
Piemontese, 33 anni, socio di Life in Travel dallo scorso anno. 
Dopo aver iniziato totalmente a caso, mi sono avvicinato sempre più al mondo della bicicletta.
Oggi posso definirmi un cicloviaggiatore/videomaker che non smetterebbe mai.
Pedalo per cercare di capire perché i cicloviaggi siano così belli, ricchi, terapeutici.
E ogni volta, immancabilmente non lo comprendo.
Così riparto...
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