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Un Viaggio in bici lungo le Alpi a tappe - Terza parte

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Questo è un racconto di viaggio a tappe, sulle Alpi tra Italia e Francia. Puoi leggere a questo link la prima parte da Ventimiglia a Castelmagno e a questo link la seconda parte da Castelmagno a Avrieux.

Tappa 4 | Avrieux - Aosta

COL DE LA MADELEINE (1746 mt) – COL DE L'ISERAN (2770 mt) – COL DU PETIT SAINT-BERNARD (2188 mt)

Credo che questa tappa, a livello emotivo, sia stata quella che mi ha coinvolto di più, complice anche l'entusiasmante ascesa al Col de l'Iseran, dura prova sotto una fitta pioggia accompagnata da un forte vento in quota, il tutto in un'atmosfera surreale, quasi inattesa, ma di profonda bellezza.
Il tempo è veramente brutto ma non mi perdo d'animo e mi consolo con una ricca colazione, dopodiché è il momento dei saluti: ricorderò con piacere il proprietario della struttura, persona molto affabile con dei simpatici modi di fare, tipici di quei personaggi francesi presenti nei vari film di animazione.
Esco dal cortile e mi avvio tra i pittoreschi vicoletti di Avrieux, cercando la strada che mi porterà in un paio di ripidi chilometri di nuovo al bivio con l'arteria principale: la route départementale 1006.
I primi venti chilometri sono ormai familiari ai miei occhi, è la terza volta in due giorni che percorro questo tratto di strada. Superato il duro tratto sopra Termignon inizia a piovere in maniera consistente, sono consapevole del fatto che questa condizione climatica non mi abbandonerà molto presto e che forse non lo farà proprio.alpi in bici
Nella località di Lanslebourg-Mont-Cenis, si abbandona la strada D1006 che risale al Col du Mont Cenis e si prosegue sulla D902, seguirò quest'ultima fino alle pendici del Col du Petit Saint Bernard a Bourg Saint Maurice dall'altro lato dell'Iseran.
Pedalando la D902 si incontra il piccolo centro di Lanslevillard dove mi aspetta un duro tratto di circa quattro chilometri tra ampi tornanti, che portano al minuscolo centro di La Madeleine, ad un'altezza di 1742 metri; poco dopo si incontra anche l'omonimo colle.alpi in bici
Percorrendo gli ultimi chilometri della valle del fiume Arc, vengo investito da una miriade di emozioni trasmesse da uno scenario a dir poco spettacolare, tutt'intorno a me possenti massicci rocciosi si levano maestosi nella loro smisurata mole sino ad incontrare un pesante e plumbeo cielo.
Manca ormai poco all'inizio di una delle salite più celebri al mondo. La strada scorre tranquilla sotto la pioggia battente, oramai sono entrato nel mood di questa piovosa giornata e inizio anche a sentirmi a mio agio, in fondo è solo un'alternativa ad una giornata di sole; arrivo nell'ultimo comune della valle della Maurienne, “Bonneval sur Arc”, un borgo estremamente suggestivo e caratteristico, circondato dalle imponenti cime del parco del Vanoise.alpi in bici
Un curvone tra le ultime strutture del villaggio accompagna all'inizio della salita verso il colle. Ripidamente si risale sul fianco della montagna per un paio di chilometri fino ad un primo tornante, qui è d'obbligo una sosta per ammirare quanto ha da offrire questa splendida valle; scatto un paio di foto e riprendo la mia salita accarezzando le scure ed umide rocce, sempre in compagnia della pioggia che non molla un attimo.
Anche in questa salita mi ritrovo completamente solo, persino il traffico veicolare è pressoché inesistente. Probabilmente questo brutto tempo contribuisce a scoraggiare una bella gita in cima al colle; pedalo un altro paio di chilometri prima di ritrovarmi all'ingresso del Vallon de la Lenta.
Bellissimo anche questo scenario selvaggio e solitario di alta montagna, tra antichi ripari in pietra, bovini in alpeggio e impetuosi torrenti che corrono tumultuosi a valle.alpi in bici
Si entra nel vallone percorrendone un primo tratto a sinistra, per poi attraversare un ponte in pietra e ritrovarsi a solcarne il fianco destro sino ad arrivare nella parte più alta, costeggio ripide pareti di roccia nuda e muretti in pietra giungendo ad una galleria scavata nella dura roccia, da dove iniziano gli ultimi e molto impegnativi chilometri.
L'ingresso a questo ultimo lembo di valle è caratterizzato da uno stretto passaggio tra vicine sottocime di pietra arida prima di riaprirsi in un canalone più ampio.
La temperatura scende rapidamente, complice il forte vento che soffia in questa zona. Il vallone è oramai alle spalle, ancora un ultimo sforzo e potrò aggiungere alla lista anche il Col de l'Iseran. Supero gli ultimi chilometri con molta fatica, il vento contrario mi rallenta molto, ma riesco comunque a godere di questo momento, infatti, nonostante il clima, questa atmosfera mi piace. Finalmente conquisto la cima. La temperatura è ormai scesa a 6 gradi!alpi in bici
Mentre mi avvicino al cartello per la solita foto, un simpatico motociclista mi offre un biscotto e scherza sulle condizioni atmosferiche.
Prima di ripartire, però, vorrei mangiare qualcosa, mi avvio verso l'Echoppe de l'Iseran, una struttura in pietra alla destra del cartello. Nella borsa anteriore rimedio qualcosa di più pesante per affrontare la discesa; via verso valle, pur essendo quasi tutto coperto dalle nuvole si può comunque ammirare una buona parte del paesaggio. È molto freddo, scendo con molta attenzione, la strada è bagnata, inoltre, su questo versante, circolano molte più macchine. Dal colle si riscende costeggiando, per circa tre chilometri, la Crête des Lassières che rimane sulla mia sinistra, dopo la quale il paesaggio si apre in un'ampia visuale sulla valle sottostante.alpi in bici
Dopo una serie di tornanti si attraversa il comune di Val d'Isere, importante centro sciistico della valle, che insieme al comune di Tignes situato non lontano, forma il comprensorio sciistico di Espace Killy. Continuando nella mia discesa a valle, appena prima del lago Lac du Chevril, si incontra il centro di La Daille e subito dopo un passaggio in galleria con tanto di semaforo che naturalmente becco rosso. Nell'attesa che scatti il verde, si affianca un furgone con dei ciclisti all'interno e bici al seguito; provo un pizzico di invidia, vorrei salire anche io un po' al calduccio.alpi in bici
Dopo una trentina di chilometri arrivo a Séez appena prima di Bourge Saint Maurice, con la pioggia che non accenna a smettere; di contro, però, la temperatura è decisamente più mite tanto che ho bisogno di cambiarmi. Imbocco la strada che porta su al Col du Petit Saint Bernard e trovo riparo in una pensilina della fermata degli autobus; qui posso cambiarmi e mangiare anche una barretta in tranquillità. Finita la breve pausa riprendo a salire con passo decisamente più veloce. Mancano ancora un'ottantina di chilometri ad Aosta, non vorrei arrivare troppo tardi e far aspettare il mio amico Max, che mi ospiterà per due notti. La salita scorre agevolmente tra una lunga serie di tornanti, non mi risulta particolarmente impegnativa, però sono costretto a mettere una t-shirt sulla sella, l'escoriazione sul sedere mi sta creando non pochi problemi.alpi in bici
La strada risale zigzagando sulle pendici della montagna, tra verdissime foreste di conifere che costeggiano tutta la salita, fin su alla località sciistica di La Roserie, dove iniziano a diradarsi lasciando spazio ai verdi pascoli alpini. I due chilometri successivi sono caratterizzati da un panorama eccezionale sulla valle ai piedi del colle, una visuale molto suggestiva di questo territorio ai confini con l'Italia, ormai molto vicina; attraversato questo segmento di strada si affronta una curva di quasi novanta gradi per poi entrare nella parte finale dell'ascesa.alpi in bici
Si continua a salire sempre molto agevolmente, fino a due tornanti più impegnativi, in prossimità del monumento a San Bernardo. Qui mi fermo per scattare un paio di foto: poco più avanti cattura la mia attenzione, in un interessante profilo, l'Ancien Hospice du Petit Saint-Bernard che, con questa pioggia e nuvole basse, assume un aspetto spettrale.alpi in bici
Sono quasi arrivato al valico, mancheranno non più di un paio di chilometri. Intanto, mentre pedalo, incontro, alla mia destra, la Chapelle Mortuaire de l'Abbé Pierre Chanoux e, subito dopo, le Jardin Botanique Alpin Chanousia, due pittoresche strutture di alta montagna. Infine arrivo al cartello del Petit Saint Bernard, e posso finalmente godermi una bella birretta.1alpi in bici
Salgo in sella e mi avvio per una lunga discesa nel Vallone di La Thuile, ancora sotto la pioggia. Sono una sessantina i chilometri che ancora mi separano dal capoluogo Valdostano, quindi meglio accelerare il passo. Ma subito dopo essere partito sono costretto ad una breve sosta per scattare un paio di foto al Lago Verney, uno dei più grandi della Val d'Aosta, c'è un'atmosfera emozionante e mi fermo volentieri per catturarla. Il primo centro che incontro scendendo è La Thuile che, a prima vista, sembra davvero molto carino. Nel frattempo ha finalmente smesso di piovere, è un po' freddino ma sopportabile.
Continua la mia cavalcata verso valle, una serie di stretti tornanti portano al comune di Pré-Saint-Didier nella Valdigne, all'uscita del paese c'è lo svincolo che a sinistra porta nella famosissima località turistica di Courmayeur, comune di appartenenza della montagna più alta d'Italia, il Monte Bianco “il Re delle Alpi”.alpi in bici
La mia direzione è invece a destra, dove continua la lunga volata verso Aosta. Questa tappa sembra non terminare più. Sono quasi le 18:30 quando arrivo a piazza Emile Chanoux, dove mi siedo su una panchina in attesa che arrivi Max per andare a bere due birre insieme prima di cena.
Percorsi 182 chilometri con 3341 metri di dislivello positivo.

Tappa 6 | Aosta - Briga

COLLE DEL GRAN SAN BERNARDO (2473 metri)

Dopo aver passato una bella giornata a zonzo nella Valle d'Aosta, sono pronto a riprendere il mio viaggio. Oggi raggiungerò il punto di partenza in auto, infatti il mio amico Max, essendo di strada, si è offerto di darmi un passaggio fino a Variney - Chez Roncoz: è qui che inizierà la mia ascesa al Gran San Bernardo.
Accostiamo in una piazzola, siamo a due passi dal centro di Aosta; il tempo è abbastanza buono, purtroppo però sono ben consapevole che non sarà così fin su al valico: le previsioni di questa mattina non lasciavano spazio ad interpretazione alcuna. Non appena inizio a pedalare incontro un vento abbastanza forte che rallenta un po' il mio passo, ma, tutto sommato, si riesce a salire senza troppi affanni.
La parte iniziale scorre tranquilla tra i bei panorami offerti da queste splendida valle, è sabato mattina ed il traffico è decisamente sostenuto, soprattutto quello proveniente dalla Svizzera, ma non mi crea particolare disagio.
Percorsi una quindicina di chilometri in tutta tranquillità e superati i pittoreschi centri abitati di Condemine, Echevennoz, Saint-Oyen, giungo in prossimità della località turistica di Crevacol e di alcuni altri centri abitati, davanti a me una splendida visuale dell'alta valle ed un ampio svincolo, qui la strada principale prosegue diritta dando inizio, poco più avanti, all'imbocco del traforo del Gran San Bernardo.alpi in bici
Ovviamente il transito di biciclette nel traforo è vietato, quindi bisogna abbandonare l'arteria e svoltare a destra, per risalire la vecchia strada che porta allo storico valico. Percorrendo questa via incontro due primi tornanti, al termine dei quali mi fermo per fare una breve sosta ed una telefonata, in questo momento c'è un bel sole caldo ma i nuvoloni a monte non fanno ben sperare.
Poco più avanti incontro altri due tornanti che attraversano il piccolo centro di Saint Rhemy, l'aria cambia rapidamente ed il tempo comincia ad essere un po’ più capriccioso, le nuvole ora coprono il sole, l'aria è abbastanza pungente e di tanto in tanto avverto anche qualche goccia.
Oramai è chiaro che su troverò un tempaccio a farmi compagnia, ma senza abbattermi troppo continuo la mia ascesa, ho fatto così tanta strada per arrivare fin qui e non sarà di certo un po' di cattivo tempo a fermarmi.
Il paesaggio intorno è comunque molto suggestivo e lo si può apprezzare malgrado le nuvole incombenti inizino a coprire gradualmente le vette intorno a me; continuando si incontra un altro tornante molto ampio, dopo il quale ha inizio una bella e dura salita avvolta da alte conifere.
La salita termina con un secondo tornante a destra superato il quale si inizia a costeggiare, dal basso, la strada del traforo per poi affiancarla poco più avanti in uno scenario un po’ contrastante: da una parte la vecchia strada che risale discreta i declivi della montagna mentre dall'altra, alla mia destra, quella più moderna del traforo, rinchiusa in una struttura che pare essere più una lunga serie di serrande di garage.alpi in bici
Finalmente lo stradone vira bruscamente a destra per poi sparire, dopo qualche centinaio di metri, nel ventre della montagna, ora rimane solo il bello del paesaggio; davanti a me in tutta la sua imponenza si staglia la parte alta del massiccio, che si perde alla vista tra cupi nuvoloni, più in basso la strada che audace risale i pendii in due tornanti, un primo sulla destra ed un secondo, invece, a sinistra, per poi scollinare in alto, di nuovo a destra, ed entrare nell'ultimo tratto di salita.
Da una parte questo maltempo un po' mi demoralizza e si fanno strada nella mia mente molti dubbi, ma dall'altra ne sono anche molto affascinato: in questo momento so per certo che sarà un passaggio molto duro del mio viaggio e che mi metterà a dura prova, ma sono più che deciso nel portare a termine anche questa giornata.
Mi armo di tanto coraggio e continuo per la mia strada, nonostante tutto apprezzo profondamente questo momento di solitudine, di intimità con la natura selvaggia che mi circonda e nella mia mente inizio a canticchiare uno splendido pezzo di Eddie Vedder: Society.
Le condizioni del tempo continuano a peggiorare con l'aumentare di quota, il vento è sempre più forte e trasporta con sé del nevischio che si infila nei miei occhi, aggiungendo ulteriore disagio.
Anche il traffico veicolare è sempre più scarso, non che ce ne sia stato molto negli ultimi chilometri. Alcune macchine mi passano accanto e posso vedere i volti dei passeggeri che mi guardano con uno sguardo interrogativo, come a dire “questo è scemo”, ma io oggi devo arrivare a Briga e basta.
Man mano che mi avvicino alla cima realizzo che il peggio deve ancora arrivare: già ora ho tanto freddo, figuriamoci durante la lunga discesa!
Valicato un primo colle si affrontano gli ultimi spettacolari chilometri di strada tra una serie di tornanti, ponti in pietra e numerosi pascoli, il tutto sotto la severa presenza di imponenti e slanciate guglie rocciose che solitarie si innalzano verso l'alto, mi sento così piccolo in questo momento!
A volte capita però che il brutto tempo, e tutto ciò che ne consegue, passino in secondo piano e l'immensa bellezza della natura con le sue meraviglie riesca perfino a mutare uno stato d'animo negativo; l'angoscia ed il freddo svaniscono e, per un attimo, vivo un momento di distensione che mi accompagna negli ultimissimi metri che mi separano dal valico.
Dopo questa bella risalita al fresco arrivo su, al Colle del Gran San Bernardo; la visibilità è veramente molto bassa, il lago si vede a tratti, come tutto il resto intorno a me; il cartello per la foto però riesco a vederlo; oltrepasso la dogana, solo ora si intravede la sagoma dell'Hospice du Grand-St-Bernard. Il valico del colle del Gran San Bernardo ha una storia millenaria, è sempre stato un importante punto di comunicazione tra Italia e Francia, già conosciuto dai romani, che qui avevano anche eretto un monumento al dio Giove Pennino. Intorno all'anno Mille venne anche edificato, ad opera di San Bernardo, l'ospizio per offrire ricovero ai viandanti e pellegrini che percorrevano quegli impervi sentieri di montagna, il valico è un passaggio della Via Francigena.
Mentre costeggio il lago sono avvolto in un'atmosfera surreale, che alimenta un turbinio di forti emozioni contrastanti tra loro, l'eccitazione per essere arrivato in cima si contrappone ad un forte senso di inquietudine e di spaesamento, complici anche questa fitta nebbia ed il freddo inatteso, la temperatura infatti è scesa a zero gradi e non ne ero propriamente preparato.
Ho freddo e non ho più nulla da indossare, ho già tutto addosso, devo tenere duro un po' finché non sarò a valle, la discesa in queste condizioni sarà ostica. Intanto, mentre volo verso valle, il nevischio diventa fitta pioggia, così, almeno, per oggi le avrò provate tutte.
Arrivo finalmente a valle e mi fermo poco prima dell'abitato di Orsières, tra due ampissimi tornanti che accompagnano al paese; tra i grigi nuvoloni è spuntato un po' di sole e approfitto di questa breve tregua per scaldarmi un attimo, ho mani e piedi intirizziti, ma non mi faccio troppe illusioni in quanto il cielo è bruttissimo e non fa ben sperare.alpi in bici
Riprendo il mio viaggio in direzione della cittadina di Martigny, come immaginavo la pioggia non tarda ad arrivare, quello che non mi aspettavo però, era la sua intensità, viene giù un acquazzone tremendo ed il morale mi cade sotto i piedi, fortuna che la mantellina mi tiene asciutto... con quello che mi è costata!
Continuo pesante nel mio tragitto e proprio all'ingresso di Martigny la pioggia cessa, anche il cielo sembra decisamente migliore, e meno male visto che mi mancano ancora molti chilometri di strada per arrivare a Briga.
Lentamente attraverso buona parte della cittadina elvetica prima di ritrovarmi su di un grande stradone, che solca la valle costeggiando il fiume Rodano, da qui si percorre un lungo tratto ad una velocità decisamente più sostenuta grazie anche alla larga sede stradale che ospita ai suoi lati due comode corsie per bici. Lo scenario è quello tipico di una grande vallata, caratterizzata da numerosissimi vigneti sia nella piana che sulle pendici dei monti, alla mia sinistra corrono i monti delle Alpi Bernesi, mentre a destra quelli delle Alpi Pennine, che cederanno il passo alle Alpi Lepontine proprio a ridosso del territorio di Briga.
Essendo un amante delle salite trovo poco entusiasmante questa parte del viaggio, una veloce e monotona pedalata nel fondovalle, fortuna che di tanto in tanto ci sono dei tratti di strada interdetti alle biciclette che obbligano a deviazioni più panoramiche, tra minuscoli paesini inerpicati sui fianchi delle montagne.
È più o meno ora di pranzo quando mi ritrovo ad attraversare la città di Sion, capoluogo del Canton Vallese, approfitto per una bella pausa pranzo in un locale incontrato sulla strada, prima di affrontare l'ultima parte della tappa. Da Sion sono una cinquantina ancora i chilometri da percorrere prima di arrivare a Briga, dove avrei voluto chiudere la giornata con la scalata del passo del Sempione, ma, ahimè, non me la sono sentita di intraprendere questi ultimi chilometri in quanto un deciso e costante vento contrario ha decimato le mie forze.
Come alternativa decido di fare un bel giro per il centro. In tutta tranquillità trascorro un'oretta a visitare la cittadina, finché non decido che è ora di andare in hotel, quindi cerco sulla cartina e vedo che è a soli quattro chilometri dal centro, nessun problema, se non fosse che l'albergo si trova in cima ad una salita, tutta tra il dieci ed il dodici per cento, non male per chiudere la giornata!
L'hotel non è niente di eccezionale, ma il personale è molto gentile e disponibile, la cucina per questa sera è chiusa a causa di una manifestazione teatrale all'interno del locale, ma viste le circostanze il proprietario non si tira indietro e mi fa apparecchiare in un angoletto per una cena fugace. È un tipo giovanile ed atletico, quando ha saputo che ero in viaggio in bici ha voluto scambiare due chiacchiere e sapere qualcosa di più sulla mia avventura, fa sempre molto piacere ricevere l'interesse delle persone e la loro stima. 162 chilometri percorsi e 2553 metri di dislivello positivo.
 
 
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