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Veneto in bicicletta: 770 km dall'Adriatico al lago di Garda
La grande sfida di un bambino con sessantanove primavere alle spalle. Il grande viaggio: il giro del Veneto in bicicletta rimanendo il più possibile vicino al confine seguendo il perimetro della regione. Io, intollerante alle salite, delineo un percorso che dalla pianura si arrampica sull'arco alpino. Cosa mi spinga in ciò che richiede un sforzo fisico e mentale esagerato, per le mie doti, è difficile da spiegare. Posso dire che l'idea si insinua, mi stimola al punto tale da mettere in atto il tutto. Dai giretti da bambino sotto casa, al primo viaggio, per ritrovarmi qui, dopo più di mezzo secolo a insistere.
In questo articolo
Avevo undici anni quando istigai e convinsi un mio compagno di classe a seguirmi nell'avventura: da Marghera a Padova in bicicletta. Con la mia Bottecchia sportiva, colore azzurro metallizzato, quattro rapporti, cambio Campagnolo, regalo per la promozione, verso l'impresa, all'insaputa dei nostri genitori. Andare fu facile, ma tornare con il vento contrario... l'inesperienza, la mancanza di allenamento creò problemi, la volontà superò ogni sorta di cedimento e la soddisfazione di concludere fu immensa. Ricordo spesso questo primo viaggio in bici e l'entusiasmo che ancora oggi mi accompagna nell'inventare stravaganti scorrazzate.
Il Cammino di Nestore in Veneto
Partecipanti
Romeo Boscolo '51
Marco Pillon '82
“Ciao! Da lunedì 25 Maggio sono a casa in ferie fino al 3 Giugno … se ci mettiamo d'accordo mi porti alle sorgenti del Marzenego? Mi e ti … e Claudio se vuole … ? Sono sicuro che mi farai fare un bel giretto!”,questo è il messaggio del 17 Maggio di Marco.
“Ciao, veramente il 25 avrei intenzione di partire per il giro del Veneto in bici… se riesco ad organizzarmi” è la mia risposta.
“Vegno anca mi!”
“Ci sentiamo”
Tappa 1: Chirignago - Stienta
138 km |200 m D+
Anche questa volta sono in compagnia, mi fa piacere avere un compagno, pur avendo immaginato piacevolmente la solitudine. Alle otto in piazza a Chirignago, naturalmente... senza ombra di dubbio, con il sorriso, con un pizzico di emozione, inizia la cavalcata. Seguo il Cammino di Nestore (leggi anche l'altra avventura di Romeo), preventivamente studiato a casa e riportato sul road book di viaggio. Il vento favorevole impone un ritmo allegro, la velocità di crociera varia dai 24 ai 26 km/h.
L'itinerario del cammino si dirige a sud, superati dei corsi d'acqua minori, il Naviglio Brenta a Oriago, percorso la via dei Campi, sterrata, a Gambarare, gira a sinistra sull'argine destro, sempre sterrato, del taglio del Novissimo. La giornata è splendida: cielo azzurro privo di nuvole, temperatura confortevole e la bicicletta. Lo sbarramento sul fiume crea un bacino ampiamente ricoperto ai lati da rigogliosa vegetazione acquatica di un verde brillante con chiazze di fioritura gialla: “Il prato nell'acqua!”, questo è quel che mi suggerisce la visione.
Nei pressi di Lova il corso d'acqua segue la SS 309, ma il percorso dirige a ovest verso il Brenta. Strade campagnole solitarie scorrono sotto le ruote lasciando alle spalle orti, ampie coltivazioni, stalle, cascinali, villette, giardini fioriti, panni stesi al vento che svolazzano gioiosi, l'abbaiare di guardinghi cani impegnati nella difesa della proprietà. Il rintocco delle campane di Rosara completa il quadro… un salto nel passato. Il viaggio è appena iniziato e già proietta in una dimensione irreale fantastica se paragonata alla vita quotidiana.
La strada maestra sull'argine elevato, al di sotto, a livello dei campi, la ciclopedonale asfaltata, che ancora permette di procedere in solitudine e tranquillità. Alla confluenza delle due vie, sul ponte per Codevigo: il semaforo, l'incrocio, la confusione del traffico, ma basta attraversare il ponte per reimmergersi nella pace, lungo l'argine destro sterrato, che diviene asfalto all'incrocio di Santa Margherita.
Dall'argine del Brenta all'argine sinistro del Bacchiglione all'altezza della Botte a Sifone di Conche, manufatto di interclusione costruito nel 1610. Una stretta stradina asfaltata tra due fiumi vicini che scorrono verso il mare e che si uniscono dopo un centinaio di metri dal ponte attraversato per affacciarmi sulla laguna veneta di Chioggia. Due svincoli dove seguo la direzione Ravenna, due ponti, uno sulla ferrovia, il secondo sul Brenta e subito a destra in via Canal di Valle per tornare nella pace fuori dal traffico.
Cavanella D'Adige, il bar è chiuso quindi un panino e una bibita in panificio. Spuntino consumato su una panchina. Un altro fiume da attraversare sulla strada statale, l'Adige: anche qui fortunatamente il cammino rientra in campagna. È meraviglioso pedalare nel silenzio, osservando la sconfinata prateria, i volatili nel loro volteggiare senza sosta a volte planando senza battere le ali, simili a noi quando ci lasciamo andare in discesa.
Qualche chilometro ancora nel traffico nei pressi di Loreo per giungere a Cavanella Po dove l'argine del grande fiume fa da guida. Argine dominante sull'estesa pianura e i pioppeti sulla golena.
Un cartello informa: “Strada chiusa a 3 km” Rapido consulto... andiamo? Tentiamo? Si! Gli addetti alla potatura degli alberi in corso, ci permettono di passare: «Grazie mille, buongiorno e buon lavoro».
Scendo dall'argine, taglio un'ampia ansa del fiume verso Panarella: un paese? Un borgo? Mah? Poche case, alcune mal conce, altre disabitate, una villa, Villa Lardi, del sedicesimo secolo e una trattoria con l'ingresso lato strada chiuso, a fianco un accogliente pergolato, uno spazio per appoggiare le bici e la cosa più gradita l'entrata! Si mangia! Antica trattoria Panarella di Sara e Massimo. Un sospiro di sollievo e la gioia del cibo rallegra. Carichi di energia torniamo sull'argine. Qualche nuvoletta bianca nel cielo azzurro, una stretta fascia di asfalto verso l'infinito, fronde scosse dal vento, erba verde, erba ingiallita, l'ombra inseparabile mi segue e la sagoma del mio compagno all'orizzonte...che immagini, che bello. Si susseguono Crespino, Polesella, Santa Maria Maddalena e la sosta al cartello di Stienta per immortalare l'arrivo di tappa. Sosta in piazza per la meritata birra! Prima del ricovero al B&B Berta. Un accogliente appartamentino conforta e dona tutto quel che in questo momento si desidera: doccia, bucato steso al sole, apriamo una bottiglia di rosso, trovata nel frigo e brindiamo al successo odierno. La cara signora Albertina, coadiuvata dal figlio, si adopera per una semplice cena, così possiamo stare tranquilli, senza alcuna preoccupazione, a recuperare energie e riposare.
Tappa 2: Stienta - Caprino Veronese
159 km |550 m D+
Ho conosciuto Elvis in treno tornando da Roma, abita a Occhiobello, ciclista pure lui. L'ho informato della mia presenza in loco e ci siamo accordati per salutarci. Puntualmente questa mattina si presenta con la sua Willer Triestina rossa orgoglioso di possederla, è una delle biciclette che ha avuto Marco Pantani. Facciamo colazione in compagnia e, colti dall'entusiasmo dell'incontro, del dialogo, dei brevi racconti, ci sfugge l'occasione di fermare l'immagine con uno scatto... ci penso soltanto dopo durante i saluti.
Buongiorno al Po che ancora mi viene incontro, buongiorno a Marco che m'accompagna, buongiorno alla strada che scorre, buongiorno al sole che risplende alle mie spalle, buongiorno al cielo azzurro e terso ... insomma! Buongiorno!
Entusiasmo ed energia si manifestano nella pedalata immersa in un tripudio di colori, in un paesaggio che si ripete, ma che riserva la sorprendente scoperta di nuove sensazioni. Scendiamo dall'argine prima del confine di regione, dirigiamo a nord, entriamo in centro a Melara e al bar “La dolce vita” sostiamo per una bibita. Comodamente seduti al tavolino ammiriamo le numerose belle signore, abituali frequentatrici di questo locale. Alcune foto delle scene del famoso film di Fellini ricoprono i pannelli delimitanti il plateatico ricoperto da una tenda che ripara dal sole. Dedichiamo trenta minuti a questo momento di gaudio tanto è piacevole il contesto. La chiesetta della B.V. Di Loreto, sull'incrocio all'uscita del paese, è il riferimento per imboccare via Pagana, raggiungere Santo Stefano e successivamente l'argine del Tartaro Canal Bianco del Po di Levante. Strade bianche, per quanto possibile, permettono di apprezzare la pace della campagna e l'assoluta assenza di traffico. Seguono: Sustinenza, Gazzo Veronese, Erbè, Bagnolo dove sostiamo per pranzo al ristorante pizzeria Oasi. A stomaco pieno ci intrufoliamo tra frutteti e coltivazioni varie, passando per Tormine, Mozzecane, Turchetti e alla centrale prendiamo il sentiero che conduce alla ciclabile del Mincio. Una manciata di chilometri e siamo a Borghetto. Fugace visita tra i suggestivi vicoli, alcuni scatti dal ponte del centro e da quello medioevale. A Peschiera sostiamo per una bibita servita da una dolcissima fanciulla dal sorriso indimenticabile. Seguiamo la costa del lago in direzione Garda dove ci attende, con mia sorpresa, la salita a Caprino Veronese. L'inaspettato breve dislivello viene superato con determinazione. Brindiamo alla conclusione della tappa prima di sistemarci nell'alloggio, il B&B Palazzo Primavera in piazza Vittoria. Per la cena lascio a Marco l'incombenza di cercare e scegliere… sceglie bene.
Tappa 3: Caprino Veronese - Arsiero
147 km |1150 m D+
Una stradina scende dolcemente con ampie curve in mezzo alla prateria collinare fino all'incrocio con la SP 11, alcune decine di metri sulla provinciale e su per la traversa del Castello che sale verso il centro di Rivoli Veronese, dove inizia il percorso ciclabile in via Vigo e successivamente in strada della Rocca. Un primo tratto in falso piano, poi la salita al piccolo colle per ammirare la valle dell'Adige dal punto panoramico attrezzato e poi giù al canale artificiale Biffis, che sgorga da una galleria sotterranea, ai piedi della roccia. La ciclabile, molto frequentata, segue il corso d'acqua che rettilineo conduce a Bussolengo. Con qualche difficoltà mi sbrigo per le strade del centro, ma finisco a Pescantina, come successo in altre occasioni. Una piacevole variante che comunque si reinserisce sull'itinerario ciclabile per Verona. Piazza Brà e l'Arena incorniciano Marco, la sua bici e la soddisfazione, che colgo in un scatto senza intrusi.
Indescrivibile è il piacere di trovare ancora ghiaia sotto le ruote, vedere il profilo montuoso confinare con il cielo, in uno spazio aperto, molto aperto, in mezzo al verde, con il fiume a fianco, immersi nel silenzio e nella quiete. All'altezza di Villa Buri, a fianco dell'ingresso, attraverso una porta sull'antico muro, si accede al sentiero che raggiungere la ciclabile asfaltata. Cambio sponda dell'Adige sulla passerella della diga dell'Enel, inaugurata nel 2018. Continuo sulla ciclopedonale, ora sterrata, fino a Zevio dove attraverso nuovamente l'Adige e il Canale S.A.V.A. che costeggio imboccando via Magazzino Idraulico, fondo sempre sterrato, mosso, molta ghiaia e molto mais intorno... ci sentiamo due pannocchie quando il getto dell'impianto d'irrigazione ci investe. Alle porte di Belfiore seguo la SP 39 e ad Arcole l'Obelisco Napoleonico si erge all'incrocio prima del ponte sul Torrente Alpone, in vista della chiesa di San Giorgio. Seguo il corso d'acqua in direzione di San Bonifacio; attraversato il centro di quest'ultimo tento il percorso ciclabile lungo il torrente Chiampo, ma desisto causa l'impraticabilità: il fondo è sassoso e mosso e ricorda il greto del torrente, tentiamo alcune pedalate oltre e le sterpaglie chiudono il passaggio. Unica possibilità è la SR 11 con il suo traffico: una decina di chilometri rombanti carichi di tensione. Montebello Vicentino e il Bar da Gian: cerco di convincere la ragazza, ma niente pasta, nessuna pietà, bisogna accontentarsi di un panino.
Ma dai è noioso il dettaglio del percorso, lascio perdere, mica sto scrivendo una guida. Argine dell'Agno di qua e di là del fiume, è anche bello, a volte immerso nel folto della vegetazione. La chiesa di Restena si presenta alla fine della lieve salita, dove troviamo rifornimento d'acqua alla fontanella. Seguono Trissino e Valdagno, con sosta al Pala Lido. Bibita, gelato e chiacchiere con una bella signora: ci gustiamo l'intermezzo calorico prima di affrontare il passo Zovo, la prima salita di una certa consistenza, affrontata con l'entusiasmo dell'approssimarsi dell'arrivo.
Dal valico scendiamo a Schio dove troviamo il traffico cittadino, i semafori, le rotonde, gli incroci, i tratti alternati di ciclabile, il tutto prima d'imboccare il percorso ciclopedonale sull'ex ferrovia Rocchette – Arsiero. Piacevole sensazione entrando e uscendo dalle gallerie: come un bambino vengo pervaso dall'euforia di questo semplice gesto, attraverso il folto bosco, supero le varie stazioncine adibite a bar o punto di ristoro.
Una serie di circostanze rallegrano e permettono di superare la scalata al centro di Arsiero con gioia. La piazza e l'albergo “L'Italia Risorta” ci accolgono calorosamente. Molti, tanti cavalli, oltre i nostri, nel garage dove ricoveriamo le bici, cavalli d'altro tipo, cavalli a motore racchiusi in pausa sotto i cofani di alcune auto da rally, la passione più grande della mia vita… un sogno che son riuscito a realizzare, conquistando anche un campionato. Ceniamo al ristorante dell'albergo e dopo mi intrattengo con Cervo Ferruccio campione di rally, titolare della struttura e proprietario dei gioielli nel garage. Una lunga chiacchierata ripercorrendo i nostri trascorsi rallystici, emozionati raccontiamo e alla fine Ferruccio dice: «Mi hai fatto venir voglia di prendere l'auto e andare a fare un giro». Lui saltuariamente fa ancora qualcosa, io invece, nel lontano 1979, ho lasciato l'auto per la bici, ma il cuore ancora batte forte al rombo di un motore che gira a pieno regime... quasi mi commuovo, nettamente in contraddizione con l'attuale passione, ma come già detto in altre occasioni: «Ogni frutto ha la sua stagione». Siamo in primavera quindi immergiamoci nella natura con un mezzo a zero emissioni e godiamoci la bellezza della lentezza.
Tappa 4: Arsiero - Fianema
100 km |1800 m D+
Scendiamo dall'ampia piazza alla strada provinciale della valle lungo l'Astico e oltrepassiamo Contrà Pria molto frequentata per la possibilità di balneazione nelle sue pozze d'acqua azzurra. Percorriamo un tratto sterrato di ciclabile tra i prati, peccato che il grigiore della giornata attenui i colori. Sbuchiamo sull'asfalto; una vecchia casa disabitata, una montagna e il cartello stradale che indica la località di Pedescala, tristemente nota per i sanguinosi fatti del 1945 durante la ritirata dell'esercito tedesco, è l'immagine che si presenta agli occhi.
Ora c'è da spingere sui pedali per raggiungere l'altopiano della Reggenza dei Sette Comuni. Una serpentina con diciassette tornanti, in certi tratti intervallati da brevi rampe, per culminare accolti dal sole e dominare la pianura. La strada prosegue in saliscendi, piacevole e divertente da percorrere, la vista deliziata da incantevoli panorami. Pascoli, boschi, piccoli villaggi situati sulle dolci ondulazioni, che si elevano per digradare in piccole vallette. Dopo Roana, la ciclopedonale del trenino ci accompagna ad Asiago nei pressi del palaghiaccio, dove la vecchia stazione è stata trasformata in un accogliente snack bar.
Per completare la gioia e il piacere di tutto quel che ci ruota attorno facciamo sosta in centro, allo storico e caratteristico Caffè Adler. Un toast e una birra, ammirando la fontana del Fauno e il Duomo di San Matteo… è bello! Essere qui in bicicletta, pensare alla strada fatta, a quella da fare, a come la distanza si annienti nell'arco della giornata pur percorrendola con un un mezzo relativamente lento.
L'imponente municipio di Enego si affaccia sulla piazza, la torre sovrasta il terrapieno antistante con fioriere ricavate da tronchi, colme di gerani rossi, alla base della stessa una scultura in legno raffigurante un camoscio su di una cengia, al centro del largo si trova la fontana monumento ai caduti della Grande Guerra, la vista è arricchita dai colori delle varie fioriture. Questo comune segna la fine all'altopiano a levante. Diciannove tornanti per scendere in Valsugana, affrontare le mitiche “Scale di Primolano” e incontrare il Forte della Tagliata, insediamento della Prima Guerra ancora in buon stato di conservazione.
Dalla discesa alla salita, altri tornati per acquistare quota su una strada piena di storia. Arsiè, Lago del Corlo, nuove suggestive immagini che proseguono lungo la via per Agana, stretta nella valle fino a Fonzaso. Ad Arten imbocchiamo la SP 12 per Pedavena e ancora bellezza e purezza della natura, fantastica la veduta all'orizzonte. Pausa d'obbligo alla storica birreria di Pedavena, fondata dai Fratelli Luciani nel 1897, per rifornimento energetico a compensare la mancanza del pranzo. Due colpi di pedale, una manciata di chilometri per concludere la tappa all'agriturismo, la locanda Antico Splendore. Due camere attigue con porta balcone sul praticello. Tiriamo due corde e stendiamo il bucato approfittando degli ultimi raggi di sole prima del tramonto e dell'imminente peggioramento atmosferico. Le previsioni meteo avverse e l'affaticamento dei 1800 m di dislivello odierno mi inducono a rinunciare all'obbiettivo della tappa di domani: Cortina, che prevede molta salita. Marco concorda. Opto quindi per le colline del prosecco… che giro del Veneto in bici sarebbe senza la strada del prosecco?
Telefono a Paola del B&B di Cortina: «Buonasera sono Romeo, la chiamo per disdire la prenotazione di domani».
«Buonasera signor Romeo … Allora spengo il riscaldamento della stanza, grazie per avermi avvertito». Ceniamo al ristorante annesso alla struttura, nel lusso del locale: coprisedie in tessuto bianco, grandi lampadari in vetro di Murano, eleganti candelabri, tovaglie ricamate, arredamento in stile antico, tutto fa trasparire preoccupazione per il trattamento economico, ma il gestore ci tranquillizza immediatamente. La zuppa, preceduta dal prosecco come aperitivo, ci viene offerta su una zuppiera di porcellana… senza indugio andiamo in seconda tanta è la squisitezza della pietanza; segue la carne annaffiata con un calice di rosso. Ah! Che cena, che meraviglia, che serata, proprio da cicloviaggiatori. Le nubi nascondono le stelle e qualche goccia di pioggia precipita, ma siamo al coperto, il bucato steso ritirato. Non ci resta che andare a dormire.
Tappa 5: Fianema - Motta di Livenza
112 km |800 m D+
Sorpresa! Splende il sole, azzurro e terso il cielo, bianca la solitaria nuvola, verde il prato, verde più scuro il bosco, grigia la roccia… esaltazione cromatica in un aria pura frizzante, che gioia pedalare in discesa verso Cesiomaggiore. Alla diga di Busche indugio a osservare le acque del Piave: spumeggianti e d'intenso turchese scorrono sul greto delimitato dai boschi di pini e scompaiono in fondo alla valle chiusa dai monti, un'immagine che mi sorprende per la strabiliante bellezza e la piacevole sensazione. Oltre Segusino saliamo a Valdobbiadene. Siamo nel cuore della terra del prosecco! I filari allineati accarezzano le colline a destra e a manca, seguono l'andamento curvilineo del caratteristico territorio, esposti al sole per l'intero arco della giornata. La strada sale scompare oltre la curva dando l'impressione di scollinare, ma continua a ingannare fino a Combai, terra dei marroni. Inebriante e vertiginosa è la discesa a Miane, segue Cison di Valmarino con Castelbrando arroccato sulla rupe, le sue radici affondano in duemila anni di storia. Il primo insediamento risale all'epoca romana, costruito per controllare e difendere la Via Imperiale Claudia Augusta.
Follina con la famosa abbazia del XII secolo e l'inizio di un percorso ciclopedonale tra i prati, che ci inoltra nella borgata di Mura, nota per i presepi sparsi nelle vie e i cortili delle abitazioni nel periodo natalizio, che di anno in anno richiamano sempre più visitatori. L'Osteria “Al Barique” a Lago (Revine Lago) accoglie il desiderio di pranzare e soddisfa il palato. Ci godiamo il momento nella terrazza esterna fronte piazza. Acqua, birra, simpatia ci riempiono di allegria prima di rimetterci in sella con nuova energia. Altro bel percorso lungo un corso d'acqua a Vittorio Veneto, ai margini del centro, frequentato da parecchi camminatori. Ci sottraiamo al traffico, incontrato nuovamente, grazie a una strada in terra battuta, tra campi e vigneti che culmina a Pinindello dove seguendo l'argine del Meschio giungiamo in centro a Cordignano. Trionfale entrata dalla Porta Friuli con il bassorilievo del leone di San Marco a Portobuffolé, piccolo e suggestivo borgo medioevale ricco di storia, il più piccolo paese della provincia di Treviso sia per abitanti (750) che per superficie. All'interno delle mura, oltre al museo del ciclismo, sorge la splendida dimora trecentesca di Gaia da Camino, nobildonna colta e affascinante immortalata da Dante nella Divina Commedia. Lasciamo la storia e ritorniamo al presente sulla strada super trafficata di autotreni e automobili che sfrecciano sfiorandoci… un inferno che fortunatamente dura poco; via Gai ci salva. La bellissima strada bianca serpeggia nell'immensa distesa, alle spalle i monti si allontanano, il mare si avvicina. Anche noi, anche il cammino, come i fiumi andiamo verso la foce. L'Argine del Livenza è incolto, erbe alte sommergono la traccia al punto che a Nuvolè ci vediamo costretti ad abbandonare e scendere in strada. Ormai ci siamo, la tappa si conclude a Motta di Livenza. Dalla piazza, al di là del ponte, lo storico albergo Disarò, attivo dagli anni venti, è il nostro alloggio. Dopo la rituale doccia abbiamo il tempo per due passi in centro, un prosecco e due patatine, una pausa rilassante prima di cena e… anche oggi è andata.
Tappa 6: Motta di Livenza - Chirignago
115 km |150 m D+
La campagna, il canto dei pennuti, la chiesa di San Stino di Livenza oltre il fiume, la pace e l'argine, questa striscia d'asfalto su cui pedaliamo seguendo il corso d'acqua che ne disegna l'andamento lievemente sinuoso, un ondeggiare tra pensieri e sensazioni ancora mescolati al torpore della notte. Ci risvegliano completamente i nove battiti dell'orologio ubicato sulla torre dell'edificio municipale di Torre di Mosto, paese del vino e dell'anguilla.
Con sorpresa, nei pressi di La Salute di Livenza, le immagini sono suggestive, pur essendo il panorama simile; la campagna con i suoi colori emoziona, i fili d'erba ai margini della via scossi dal vento sembrano inchinarsi alla generosa terra, le coltivazioni diligentemente allineate scompaiono al confine con il cielo cosparso di cirrocumuli.
Dicevo sorpresa nella scoperta di una ciclabile che, parallela alla strada, a debita distanza, concede la tranquillità di soffermarsi ad ammirare e permette di insinuarsi a Cà Corniani, interessante da visitare. Attualmente azienda agricola che conserva ancora edifici abitati, un capannone ristrutturato ospita una ciclostazione, restaurata la cantina e l'area antistante, presente l'antica omonima osteria... una piccola frazione storica con programmi di riqualificazione. Attraversiamo il Ponte Delle Bilance ed entriamo a Caorle per arrivare al mare e contemplare l'immenso, l'eterno movimento, alcuni minuti di beatitudine in punta alla chiesetta della Madonna dell'Angelo ad assaporare il fluttuante sapore salmastro, accompagnato dal fragore delle onde che si infrangono sugli scogli.
L'entusiasmo compensa ampiamente l'ostilità del vento che dalla partenza è contro il nostro moto. Panino e birra a Torre di Fine in compagnia di Alberto e Paolo che ci son venuti incontro per accompagnarci alla conclusione del nostro giro del Veneto in bici. Seguiamo il Canale Revedoli fino al caratteristico ponte di barche sul Piave. Siamo a Cortellazzo, dove il fiume sacro sfocia in Adriatico.
In linea retta il Canale Cavetta, costruito nel 1499 dall'ingegner Alvise Zucharin durante la Repubblica di Venezia, collega il Sile al Piave, ovviamente gli argini ospitano la viabilità che ci permette di arrivare a Jesolo paese. Passiamo sulla sponda opposta del Sile, la costeggiamo percorrendo la via Drago Jesolo fino a Caposile, dove incontra la Piave Vecchia. Un ponte di barche e uno a bilanciere per superare i due corsi d'acqua che ci dividono dal luogo di ristoro: Ristorante alla Cacciatora. Eh già, è ora di pranzo. Da qui si aggrega anche Vittorio, pedaliamo sull'acqua tra fiume e laguna sulla bella ciclabile che arriva a Portegrandi e si collega alla Greenway del Sile. Dopo Quarto d'Altino e San Liberale, seguiamo un breve tratto campestre da Praello a Dese per accorciare e vivere l'ultimo brivido inaspettato dell'impresa. Le strade di ognuno di noi sono prossime a divergere e allora un brindisi al successo del giro, all'avventura e all'amicizia. A Mestre saluto Marco, una manciata di chilometri e sono a casa. Si chiude la pagina di questi sei giorni trascorsi sulle ali del vento, frequentati da immagini, pensieri, sensazioni, nell'incondizionata libertà di agire. Come descrivere il piacere dell'andare? Descrivere può esser utile per ricordare e magari rivivere, ma per ricordare e rivivere bisogna andare.
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico