Chi compie lunghi viaggi in bicicletta ce lo potrà forse confermare: quanto un luogo vi affascini, vi entusiasmi e vi emozioni dipende in gran parte dall’umore con cui lo attraversate, dal tempo in cui vi imbattete e dalle occasioni fortuite che vi riserva. Ecco perché per i ciclo-viaggiatori – anzi, meglio non generalizzare, diciamo piuttosto per noi due girovaghi godimundi – sono tre gli aspetti fondamentali che influenzano ogni singola giornata e determinano la buona riuscita del viaggio:
mangiare bene e dormire anche meglio (per mantenere l’umore alto);
controllare quasi ossessivamente le previsioni meteorologiche (per evitare il più possibile di bagnarci);
seguire ogni cartello che ci ispira e fermarsi a chiacchierare con chiunque si dimostri incuriosito dal nostro tandem (per non perdere le chance che la strada tiene in serbo per noi)
GIRO DEL MONDO IN LIBERTANDEM – Un viaggio in bici all’insegna dell’ecologia, un’avventura alla scoperta del mondo, un inno alla vita, alla salute e alla libertà. Loro sono Ale e Ste, nomadi a due ruote. Il loro viaggio in pillole su
GODIMUNDI
Il lago di Ohrid è un luogo sacro del cicloturismo anche e soprattutto perché pedalando al suo cospetto il viaggiatore lento diventa una volta per tutte consapevole della ragione che lo ha spinto a inforcare la bici.
Qualche numero
La Grecia in cifre
- Giorni in Grecia
- 27
- Chilometri percorsi
- 692
- Notti campeggio libero
- 11 su 27
- Notti ospitati in casa
- 16 su 27
- Spesa media giornaliera
- 4,86 € a testa
- Spesa per la bici
- 45 € per la sostituzione di freni e catene
In fuga nel nord della Grecia
Sono proprio le nostre prime due priorità che ci hanno indotto ad attraversare soltanto il nord della Grecia diretti in Turchia, rinunciando a malincuore a una visita più approfondita del Peloponneso.
Innanzitutto, immaginerete che entrando nella zona più fredda e umida della Grecia proprio
nel pieno del piovoso autunno macedone non potevamo rimanere asciutti per sempre. E, ve lo confessiamo, odiamo pedalare sotto la pioggia battente, infagottati nella morsa soffocante di pantaloni di nylon e giacche di goretex, che dopo la prima ora d’acqua sono peraltro praticamente inservibili. Per questo abbiamo giocato d’anticipo sul destino e, non appena annusato odore di tempesta, siamo corsi ai ripari, affidandoci alla generosa ospitalità di
alcuni couchsurfer e warmshower contattati lungo il percorso.
La cultura culinaria perduta
Essere ospitati dagli abitanti del luogo ci ha inoltre permesso di assaggiare alcune specialità della cucina greca, come trahana (zuppa di yogurt disidratato), pasticcio e alici piccanti, altrimenti introvabili. Ebbene sì, in Grecia non siamo riusciti a gustarci pienamente tutta la cultura culinaria mediterranea che ci aspettavamo dopo aver attraversato i Balcani. Forse per la stagione (non proprio la migliore per moussaka o insalate di pomodori), forse perché non ci siamo granché sforzati, ci è infatti risultato impossibile scovare trattorie di cucina tipica a buon prezzo o mercati locali.
Dappertutto fioriscono invece grandi catene di supermercati invasi di prodotti industriali, che potrebbero anche costituire un’opzione valida per noi campeggiatori, se non fosse che sono piuttosto cari paragonati agli standard dell’Italia centro-meridionale a cui siamo abituati!
L’unica vera delizia di cui ci siamo abbuffati è lo yogurt, venduto in secchielli di diverse misure e varie percentuali di materia grassa: noi eravamo capaci di mangiarne un kilo al 10% di grasso ogni giorno. Per il resto, almeno fuori casa, i greci sembrano nutrirsi di boureki – sfoglie ripiene di formaggio, carne macinata o crema pasticcera largamente consumate a colazione –, di gyros – la versione greca del kebab – e di frappè – caffè lungo freddo servito a fiumi nelle miriadi di sciccose caffetterie che spopolano ovunque nel paese.
Soltanto a Thessaloniki (Salonicco) ci siamo concessi di mangiare fuori, imbattendoci in un gustoso fish and chips alla greca: sarde arrosto, baccalà e patate fritte con crema d’aglio e melanzane (10 euro a testa).
Attraverso la regione di Edessa
Nonostante la decisione di non addentrarci a sud, la piccola porzione di Grecia che abbiamo attraversato ci ha dato comunque ampio modo di apprezzare la bellezza del territorio e la complessità della cultura ellenica, in cui affondano le radici della nostra stessa identità europea. Il viaggio del libertandem in Grecia inizia a Panagitsa, un pittoresco villaggio al confine con la Macedonia, incastonato tra il lago di Arnissa e le pendici dei monti Voras. Qui i nostri cari amici Ermis, Samantha e Angeliki si sono stretti nella loro piccola casa per ospitarci finché fosse passato il maltempo. La regione di Edessa, dove ci troviamo, è uno sconosciuto paradiso naturalistico, ricco di foreste di castagni, faggi e pini silvestri, macchie di mirtillo, sorgenti d’acqua minerale e personaggi da incontrare, come il mitico Panagiotis, allievo di Fukuoka e attivo propagatore da oltre vent’anni del metodo dell’agricoltura naturale ideato dal maestro giapponese.
Anche i tre fratelli che ci ospitano ne praticano gli insegnamenti e hanno avviato nella loro comunità un progetto rivolto ai bambini: si tratta di un doposcuola molto frequentato dove svolgono svariate attività educative e ricreazionali mirate a sviluppare i talenti pratici dei più giovani, attraverso laboratori d’arte, di cucina, di musica, di costruzioni con il legno, la cura condivisa di un orto davanti alla scuola che ogni classe si occupa di seminare e mantenere, giochi all’aperto e lezioni di yoga e kung fu per bimbi e adulti.
Trascorriamo una settimana di pura allegria immersi nella vita quotidiana di una famiglia speciale, contenti di scarrozzare i bambini sul nostro tandem, impegnarci in qualche semplice lavoro nell’orto e sfiancarci con il maestro di kung fu.
Preparativi per l'addio all'Europa
Ne approfittiamo inoltre per rinnovare la nostra attrezzatura e farci spedire alcuni pezzi che ci faranno molto comodo una volta usciti dall’Europa:
- una tenda nuova e resistente alla pioggia (ringraziamo la Hilleberg che ci ha offerto lo sconto per professionisti);
- un fornello multi-fuel in sostituzione della spiritiera, dato che andando a est è sempre più difficile trovare alcool etilico di largo consumo;
- un paio di copertoni hardcore per ogni tipo di terreno (26-2,15);
- una dry-bag e nuove borse frontali (Crosso), per accomodare agevolmente il più ingombrante equipaggiamento invernale.
Una volta ripartiti da Edessa, il nostro itinerario percorre il tracciato dell’antica via Egnatia, attraverso i meleti e i campi di cotone di una delle poche pianure della Grecia. Oltrepassiamo Thessaloniki a tutta velocità sulla sua spaziosa pista ciclabile lungomare, lasciandoci in fretta alle spalle questa vibrante e caotica città d’arte e controcultura giovanile, notabile per i suoi murales provocatori e un originale festival del cinema.
Compagnia nella penisola calcidica
Le prime salite della penisola calcidica ci portano invece dai nostri prossimi ospiti, Vasilios e Ariadnis, una simpatica coppia di warmshower che possiede una fattoria a Peristeria, un microscopico villaggio abbarbicato tra i monti. Alloggiati in un lindo e comodissimo camper, facciamo in tempo, nel corso di un breve ma intenso weekend, a raccogliere le ultime mandorle, cominciare a brucare le olive e soprattutto uccidere e pulire una decina di polli, il tutto condito da ottimo cibo biologico e straordinari racconti di viaggio del primo greco ad aver fatto il giro del mondo in bicicletta.
Superati i capricciosi saliscendi calcidici, attraversiamo il resto della Macedonia orientale lungo la costa. Il territorio è sempre collinare ma le pendenze più dolci; in questa stagione i centri balneari sono quasi inabitati, a tal punto che risulta difficile perfino trovare un negozio dove comprare da mangiare; non si contano invece le cappelle ortodosse, le pinete e i campeggi deserti a ridosso delle spiagge dove mettere la tenda in assoluta tranquillità.
Le terme di Eleuthere
Il clou della zona lo scopriamo ovviamente per caso, quando, a una svolta della strada panoramica che sovrasta il litorale schiaffeggiato dal mare burrascoso, ci imbattiamo nel cartello “Loutraki”. Siamo affamati dalla lunga mattinata senza colazione e preoccupati per la pioggia imminente, ma l’istinto ci suggerisce che non possiamo perdercelo! Un paio di chilometri di deviazione lungo il corso del fiume ci conducono in un bosco appartato, dove sparute carcasse di edifici in sfacelo indicano quella che era un tempo l’affollata stazione termale di Eleuthere, in cui ora regna soltanto il cinguettio degli uccelli e il gorgoglio delle correnti.
Le sorgenti calde sono facilmente individuabili dal ponte di ferro che attraversa il torrente, per l’odore e il fumo che si sprigiona dalle sponde del fiume: alcune pozze d’acqua ribollente delimitate da grosse pietre levigate ci fanno dimenticare fame e stanchezza.
Tracia, terme e couchsurfing
Dalla storica cittadina di Kabala, arroccata sulla collina in una bianca serpentina di vicoli acciottolati e scalini scoscesi, entriamo in Tracia, dove seguiamo strade secondarie parallele alla costa attraverso la pianura di Chrysoupolis. È suggestivo e rigenerante pedalare tra i panorami lattiginosi dei biotopi del delta della Mesta e delle lagune di Vistonida, nei quali mare e lago si fondono in un sensuale abbraccio salmastro solcato dai maestosi voli rosati dei fenicotteri.
Nei pressi di Potamia abbiamo di nuovo l’opportunità di saggiare le locali acque termali: questa volta si presentano nelle vesti di una piscina coperta e un affabile guardiano che ci chiede di pagare un solo biglietto di ingresso per entrambi (4 euro). All’altezza di Maroneia ci addentriamo sulle prime propaggini dei Rodopi meridionali, compiendo una deviazione a nord verso la città di Komothini, dove nuovi amici di couchsurfing ci ospitano per una buona settimana mentre imperversa il diluvio.
Komothini è una trafficata città universitaria gremita di caffetterie e locali notturni, dove ci sentiamo a casa per un solo semplice motivo: il quartiere dove alloggiamo è abitato esclusivamente da turchi, che costituiscono il 50% della popolazione totale. Il nostro amico Aris, vero appassionato della lingua e della cultura italiana, ci accompagna perfino per una breve incursione nella vicina Bulgaria, a visitare la caratteristica cittadina montana di Zlatograd tra i monti Rodopi, che ospita un pregevole complesso etnografico istituito con l’intento di preservare l’architettura tradizionale locale di pietra e legno. Sulla via del ritorno avvistiamo anche variopinti villaggi pomacchi sparpagliati tra le montagne adornate dei colori sgargianti dell’autunno e ci fermiamo a passeggiare per il grazioso centro storico della città di Xanthi.
Ripartiti da Komothini, valichiamo infine il promontorio montuoso meridionale per riguadagnare la costa, da dove risaliamo fangosi sterrati panoramici coronati da singolari picchi rocciosi, che ci ricordano gli aspri paesaggi della Gallura. Per la seconda volta da quando siamo in territorio ellenico, un fotografo ci regala qualche splendido scatto dal sapore autunnale. È un bell’arrivederci alla Grecia, che lasciamo poco dopo la città portuale di Alexandropolis dalla frontiera di Ipsala.
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