Capita che la bellezza di un itinerario in MTB non dipenda solo dai panorami e dal divertimento nel percorrerlo: talvolta è anche il fatto di progettarlo sul PC, magari rischiando di fare un flop ma forse è proprio questo elemento aleatorio a renderlo ancor più intrigante. Volevo realizzare una traccia sul Monte Brione che unisse storia e panorami dell’Alto Garda per un nuovo percorso da inserire nel prossimo volume “MTB in Trincea”...
In questo articolo
Nago e le Marmitte dei giganti
Sono partito da un’ispirazione trovata in rete: un appassionato di storia della Grande Guerra che ha postato le foto della linea difensiva del Garda sul monte Brione. Si tratta di quel piccolo rilievo che osservato dalla Ponale appare affusolato come una conchiglia, mentre visto dalla parte opposta appare come uno spezzone roccioso tagliato di netto sul fianco. Con buona sorpresa, malgrado l’ elevazione e l’ estensione molto modesta, l’offerta panoramica, storica e naturalistica è stata davvero notevole.
L'area è sottoposta a vincoli naturalistici molto rigidi: nei biotopi è proibito l’accesso a qualsiasi tipo di veicolo. A questa comprensibile regola di tutela dell’equilibrio ambientale si aggiunge l’assurda normativa, tutta trentina, di non poter affrontare sentieri con pendenze del 20% e dall’ ampiezza inferiore alla distanza dei mozzi. Salvo brevissimi tratti (una manciata di metri con pendenza >20% ) non ci sembra di avere violato questa norma.
Il giro compie un “8” che ha come centro il paese di Nago. La partenza non è delle più classiche: gradoni in discesa, alcuni da fare a piedi.
Stiamo però andando appresso allo spettacolo creato dall’erosione dell’ acqua: la maestose pareti delle Marmitte dei Giganti. Sbuchiamo in un verde oliveto alla prima periferia di Torbole in costa al Lago.
Mentre ci troviamo in riva alle acque lacustri con le montagne del Ponale di profilo, avviene il primo incontro con la storia: il Forte San Nicolò, costruito dagli austroungarici sull’onda della Seconda e Terza Guerra d’ Indipendenza (1859 -66); oggi è sede del Gruppo Sommozzatori. Ci lasciamo alle spalle questo quadro molto suggestivo ed imbocchiamo la via Monte Brione (la fantasia è forse l’unica pecca che abbiamo riscontrato in questi luoghi).
Salita al Monte Brione
Immediatamente i nostri sensi sono sollecitati da una particolare atmosfera alpina e mediterranea al tempo stesso. Si sale in modo graduale tra ulivi ed arbusti, riscaldati dai riflessi delle scintillanti acque del Lago e del suo immissario: il Sarca. Una larga carrareccia militare che si innesta a poche centinaia di metri dalla asfaltata, ci conduce al primo e più imponente edificio storico: la Batteria di mezzo, in ottima conservazione.
Dopo un giro a piedi per vedere la struttura a 360°, riprendiamo brevemente l’asfaltata e ci infiliamo subito dopo in una strada sterrata che conduce ai resti di Forte Alessandro, la punta fortifica sul lato settentrionale. Da qui si controllava tutta la valle del Sarca, e vi era posizionato anche il telegrafo ottico.
Scendiamo su dei tracciati decisamente divertenti ed arriviamo in uno spiazzo verde sovrastato da un curioso edificio diroccato: sono i resti di una polveriera a doppia facciata, con il tetto per la raccolta dell’acqua piovana. Ricominciamo a salire attratti dalla prospettiva di incrociare qualche altro resto del passato e qua e là qualcosa vediamo, anche se l’impatto è decisamente minore. Siamo molto più appagati sotto il profilo tecnico dalla discesa finale su fondo roccioso.
Ritorno a Nago e Sentiero della pace
Abbiamo girato in tondo per 17 km: risaliamo a Nago imboccando la strada asfaltata che porta all’Altissimo. Il traffico è quasi inesistente ma la salita è impietosa. Fortunatamente a sopire la fatica ci pensa ancora una volta una bella visuale che ci permette di apprezzare Monte Brione da un’altra prospettiva. Il nostro obiettivo è visitare i luoghi degli appostamenti austriaci ed italiani: il primo che incontriamo lungo la strada è l’avamposto austriaco di Doss del Segron, una visita in cima alla croce dedicata ai caduti è d’obbligo.
Abbandoniamo l’asfalto qualche chilometro dopo, lungo una forestale che incrocia il celebre sentiero THE SKULL (una mecca del Downhill di cui abbiamo parlato in un altro articolo), e lo percorriamo in parte.
Ci imbattiamo nel cimitero italiano e nella linea difensiva eretta dagli alpini del battaglione Monviso, la cui targa scolpita nella roccia è ancora ben presente. Ripidamente scendiamo, danzando sui sassi, fino a Malga Zures, teatro di quella che fu la più violenta delle poche battaglie che si svolsero ai piedi del Baldo. L’attacco italiano avvenne il 29 dicembre del 1915 in quella che prese il nome di azione Malga Zures che mirava alla conquista di questo importante caposaldo.
Favoriti da una posizioni rialzata (lo testimonia il fatto che vi siamo arrivati in discesa) gli italiani riuscirono ad attestarsi sulla posizione e ad espugnare anche la prima linea austriaca. Un successo però reso effimero dall’immediato ed altrettanto dirompente contrattacco austriaco. Superata la Malga ci dirigiamo alla volta del Sentiero della Pace: trattandosi di un sentiero storico deve essere percorso con il massimo rispetto comportamentale. Da qui fino alla nostra meta finale è un’immersione completa tra i camminamenti militari con alcuni brevi passaggi da fare a piedi.
Nel complesso un giro decisamente bello ed interessante, impegnativo fisicamente e tecnicamente appagante.
Ultimi commenti