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Cicloturismo sulle Alpi orientali: 1400km tra ciclovie e passi alpini

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Il primo cicloviaggio non si scorda mai! Sfogliando le pagine del mio diario emergono ricordi incredibili di un giro delle Alpi in bici di 22 giorni scalando alcuni dei passi alpini tra Italia, Austria e Slovenia. Una vacanza nata così per caso, improvvisata dal primo all’ultimo giorno, a seguito di un'amarissima rinuncia che però ha scalfito solo minimamente il mio spirito, facendomi dimenticare giorno per giorno ciò che invece avrei potuto fare in terra asiatica!

 

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L'Himalaya svanito

Pianificare un viaggio in terra himalayana richiede tempo, qualche mese direi se si vogliono fare le cose bene; almeno, io sono fatto così! Non mi posso permettere di improvvisare un viaggio in una terra sconosciuta, in cui le condizioni sanitarie sono precarie, il reperimento di informazioni è limitato a qualche pubblicazione e ai pochi contatti tra cicloviaggiatori esperti di quell’area. Srinagar-Leh-Manali, un viaggio nel Ladakh sognato da tanto tempo ma a cui ho dovuto rinunciare a causa di disordini politici interni insorti 5 giorni prima della partenza, a bici già impacchettate!

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Giro delle Alpi in bici: 1422km da Bergamo a Rovereto

Giocoforza ho dovuto ripianificare tutto, praticamente da zero e in tempi ristrettissimi! Di stare a casa a mangiarmi il fegato non se ne parlava e quindi ho proposto al mio socio l'Austria, inventandomi a grandi linee un giro delle Alpi in bici che avrebbe coperto un'area che tutti e due non conoscevamo. E così il giorno del volo aereo per New Delhi si è trasformato nel primo giorno di pedalata verso l'ignoto, direttamente da casa nostra, alle porte di Bergamo.

Tappa 1 - Bergamo – Malonno

Lunghezza 96 km  |Dislivello 1000 m |Fondo stradaleAsfalto 95% - Sterrato 5%

Alle 9 di mattina io e Flavio partiamo, carichi con le nostre biciclette in assetto da cicloturismo. Il morale è sottoterra ma per cercare di dimenticarci questo sgambetto del destino decidiamo che sia la strada a riportarci serenità. Pedaliamo sulla strada secondaria parallela alla pista ciclabile della Val Seriana e veniamo attirati dal recupero di un tasso, da parte delle autorità competenti, che probabilmente se ne stava sulla banchina della strada, impaurito dal rumore e dal passaggio degli autoveicoli. È agosto, fa caldo a 300 metri di quota e noi cerchiamo invano la frescura.

Saliamo in Valle Rossa e dopo la classica foto di rito allo scollinamento, ci fiondiamo in discesa accolti dai panorami sul lago d'Endine. Attraversata la sempre incasinata Lovere andiamo alla ricerca della pista ciclabile della Val Camonica, su cui decidiamo di transitare per il resto della giornata. Pedaliamo come degli automi, non parliamo e questo fondovalle camuno non ci soddisfa per nulla... forse dovevamo salire al passo del Vivione per godere di un minimo di fresco e iniziare a pedalare in quota questo giro delle Alpi in bici. Superiamo Capo di Ponte, il paese delle incisioni rupestri, dando uno sguardo al Pizzo Badile Camuno e alla stilosa e slanciata Concarena. Saliamo a Sellero lungo una strada laterale molto ripida e tra fontane e saliscendi impegnativi raggiungiamo Forno d'Allione, dirimpetto al Piz Tri, teatro di un bell'itinerario MTB.

Dopo poco più di 90 chilometri raggiungiamo un'area picnic lungo la ciclabile e decidiamo, vista l'ora tarda, di bivaccare concedendoci un pediluvio nel fiume Oglio.

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Tappa 2: Malonno – Passo Mortirolo

Lunghezza 52 km  |Dislivello 1600 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

La giornata parte male: la strada che dal passo Gavia conduce a Bormio è chiusa! Come facciamo ad andare nella capitale della Valtellina? Semplicemente facendo delle strade alternative, scegliendo il passo Mortirolo quale punto tappa per il nostro secondo pernottamento. Ci lanciamo sulla fresca ciclabile fino a Edolo, prima di dirigerci a Santicolo e Còrteno Golgi lungo la strada ben più defilata di quella ufficiale che conduce al caotico paese di Aprica. Dopo diverse rampe impegnative che mettono alla prova le nostre gambe, che devono trainare trentadue chili tra bici e borse, ci affacciamo sul pianoro che ospita Còrteno prima di immetterci sulla statale fino alle porte di Aprica. Soffro i falsopiani, li ho sempre sofferti!

Finalmente comincia la salita, quella che ho scelto per arrivare al Passo del Mortirolo, la più dolce, la più panoramica, la più lunga e la più soddisfacente. Quasi trenta chilometri tra saliscendi e pendenze abbordabili, tra torbiere, paeselli e pascoli profumati. Dopo i primi tornanti che conducono alla torbiera di Pian di Gembro, area naturalistica di pregio, la strada svolta a destra e con alcune serpentine si porta gradualmente in alto fino alla località Trivigno, una delle mie preferite. Un mezzacosta ci porta al primo degli scollinamenti: da qui il panorama sulle mie amate Orobie valtellinesi è incredibile, con guglie, nevai e a guastar la festa le tritate delle piste da sci di Aprica, che nascondono un trail favoloso in MTB lungo la Val Belviso fino al passo Venerocolo.

Si scende godendo di un'ampia visuale sulle montagne del parco dell'Adamello e si risale fino a giungere al piccolo lago Lagazzuolo, posto solitario e molto silenzioso. Raggiunto il passo della Guspessa ci affacciamo sulla Valtellina e i suoi meleti e vigneti di fondovalle, ammirando il dirimpettaio monte Masuccio e il solco vallivo posto 1400 metri più in basso di noi. Dopo 10 km pacifici e rilassanti raggiungiamo l'epico passo della Foppa, meta di ciclisti provenienti da ogni parte del mondo. Scendiamo per un chilometro sul versante valtellinese per fermarci al rifugio Antonioli, dove con il permesso del gestore possiamo montare la tenda nel prato antistante.

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Tappa 3: Passo Mortirolo – Umbrailpass

Lunghezza 55 km  |Dislivello 1850 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

Dopo una notte insonne a causa dei soliti ragazzi scalmanati e ubriaconi che con le loro moto da cross vanno a divertirsi come dei deficienti sgasando davanti ai rifugi, facciamo colazione al rifugio (mi piace anche sottolinerae che abbiamo cenato con pietanze locali buonissime e cucinate a dovere, a prezzi veramente onesti) e scendiamo a Grosio lungo una bella strada tortuosa che sembra non finisca mai, tra baite, chiese, prati, pascoli, boschi con un piacevole freschetto mattutino.

Troviamo il Sentiero Valtellina e lo percorriamo in direzione di Bormio. Tra salite, falsopiani e il fugace rumore del lontano traffico della superstrada che si immerge nelle viscere della montagna per diversi chilometri, non possiamo far altro che dare uno sguardo all'insù verso ciò che resta di quell'immane versante portato via nel lontano 1987 durante un catastrofico evento alluvionale che ha coinvolto l'Alta Valtellina. È la prima volta che vedo con i miei occhi la frana di Val Pola, è un pugno nell'occhio!

Bormio ormai è vicino e il caos della domenica è ciò che ci attenderà nelle ore seguenti, ahimè! Dopo uno spuntino e gli acquisti a un supermarket affollato io e Flavio ci guardiamo in faccia e decidiamo di sfruttare questo momento di transizione (mezzogiorno, ovvero quando la maggior parte delle persone ha le gambe sotto il tavolo) per inerpicarci lungo i tornanti dello Stelvio. Salita inedita per tutti e due, con una voglia a mille di scoprire tutti i suoi segreti...certo, non saranno i 5328 m del Taglang La ma ci accontentiamo lo stesso!

Le nostre prime impressioni sul traffico vengono subito contraddette da colonne infernali di auto e motoclisti da galera, ma del resto è domenica, c'è bel tempo e le strade sono di tutti! Dopo le prime gallerie e i tornanti della seconda cantoniera, affrontiamo con calma e rapporto agile il lungo mezzacosta verso San Ranieri e la terza cantoniera, a tu per tu con le alte quote. Le soste sono sempre doverose – e non solo su questa salita – perché stiamo facendo una vacanza sui pedali e il cicloturismo non è prestazione, è puro divertimento e chiaramente la fatica fa parte del gioco. In un batter di ciglio siamo all'Umbrailpass, sui cui prati circostanti su cui sferza un vento importante Flavio decide in modo perentorio di montare la tenda!

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Tappa 4: Umbrailpass – Forst

Lunghezza 74 km  |Dislivello 300 m |Fondo stradaleAsfalto 95% - Sterrato 5%

Tempo da lupi, cielo color viola, vento fortissimo, paleria della tenda che si inclinava: in due parole notte insonne! Il cielo la mattina è terso, si vede benissimo il sentiero fatto qualche anno fa con la MTB al passo Forcola, le montagne di quest'area del parco nazionale dello Stelvio sono di un colore tipicamente rossastro e molto gradevole alla vista. Dopo una colazione con thè e biscotti preparata con il fornelletto, ci sgranchiamo le gambe per compiere gli ultimi 250 metri di dislivello che ci separano dal passo dello Stelvio (2758 m). La gamba è fredda, la fatica è evidente, la quota anche. Tutte componenti che ad ogni modo non ci spaventano. Quello di cui però siamo preoccupati è l'imminente arrivo di una perturbazione e infatti in poche decine di minuti la bellezza dell'ambiente glaciale si trasforma in un grigio cupo poco attraente. Dopo la foto di vetta scendiamo belli coperti, respirando a pieni polmoni le frizioni e le pastiglie dei freni delle auto. 48 tornanti infiniti, dislivello in discesa elevato e lasciando correre le nostre biciclette arriviamo a Trafoi e più avanti a Prato allo Stelvio.

Ma per Innsbruck che strada facciamo? Dal passo Resia  e successive ciclabili di fondovalle oppure dal passo Rombo? Abbiamo le idee chiare, vogliamo stare in altura e quindi optiamo per la seconda soluzione, che però prevede di percorrere la ciclabile della Val Venosta fino a Merano, lunga e a tratti un pochino noiosa per noi. La prima parte è sicuramente molto bella, tra meleti e paeselli a mezza montagna, poi la calura comincia a farsi sentire, segno che il tempo sta cambiando. Infatti dalla zona passo Resia si avvicina sempre più una perturbazione ma noi siamo attrezzati con vestiti da pioggia e al massimo ci possiamo riparare sotto qualche tettoia. Dopo una bibita rigenerante in un bar adiacente la ciclabile proseguiamo lungo il corso dell'Adige fino a fermarci nei pressi di Foresta, sede del birrificio Forst. Sulla ciclabile c'è una bellissima area di sosta che decidiamo possa diventare a pieno titolo il nostro rifugio per la notte.

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Tappa 5: Forst – Saltnuβ

Lunghezza 43 km  |Dislivello 1400 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

Dopo un bel temporale notturno e aver sistemato tutto l'occorrente nelle borse e i vestiti lavati il giorno prima, scendiamo a Merano con l'intento di visitare il suo centro storico. Dopo una breve passeggiata all'interno del borgo saliamo lungo la ciclabile della val Passiria, che pianeggia tra filari di meleti e una curiosità che mi lascia a bocca aperta: ad un certo punto vedo a fianco della ciclabile delle cassette di mele appoggiate ad una panchina e in parte una sorta di salvadanaio per l'offerta dell'acquisto, anche di una mela; una cosa del genere dalle mie parti non esiste!

Dopo questi 20 km piacevoli su sede propria giungiamo a San Leonardo in Passiria coprendo un dislivello quasi irrisorio. Sosta pranzo e scrutiamo il cielo e la nostra direzione. Pian pianino cominciamo l'ascesa del passo Rombo, ennesimo grande passo di questo nostro giro delle Alpi in bici, incuriositi da questa strada, dalle sue gallerie, dall'ambiente tipicamente altoatesino. Dopo Moso in Passiria comincia la salita vera e propria, con alcuni tornanti dalle pendenze impegnative che ci portano in alto permettendoci di dare uno sguardo alla valle che man mano si allarga. Superato un tunnel rettilineo e buio la strada spiana e percorriamo un lungo mezzacosta sopra gli sparuti abitati di Corvara in Passiria, Raier e Hütt. Oggi la giornata termina qui, alle 15:30, visto che il cielo non promette nulla di buono e l'urgenza è di piantare la tenda in un posto protetto e defilato, non a quote troppo elevate.

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Tappa 6: Saltnuβ - Östen

Lunghezza 67 km  |Dislivello 1150 m |Fondo stradaleAsfalto 95% - Sterrato 5%

Ha piovuto poco il giorno precedente ma la scelta di fermarsi è stata saggia: infatti sulle montagne c'è stata una spolverata di neve durante la notte. Facciamo colazione e ripartiamo, invogliati nel percorrere quei bei tornanti che vediamo distintamente e che sono disegnati su un versante bellissimo. Arriviamo con facilità alla fine del tratto pianeggiante e superiamo il ponticello per imboccare l'ultima parte di salita, che copre circa 700 metri di dislivello. La salita è uno spettacolo con la vista delle montagne innevate: si respira proprio l'aria di alta montagna! Oggi con questa salita abbiamo definitivamente dimenticato l'India; ci stiamo immergendo in ambienti bellissimi, vale la pena concentrarsi sul presente e tralasciare il superfluo.

Tornante dopo tornante, fotografia dopo fotografia, arriviamo all'imbocco del tanto temuto (per me) tunnel di mezzo chilometro che ci permette di cambiare versante e di procedere con pendenze più facili verso il Timmelsjoch, nome austriaco del Passo Rombo (2509 m). È un posto fantastico, un valico quasi strano e defilato, con una varietà di ambienti e panorami che lo identificano a tutti gli effetti come il miglior valico di alta quota fatto sin d'ora in questo viaggio! Dopo aver visitato il museo che descrive attraverso le immagini d'epoca la realizzazione della "Timmeljoch Hochalpenstraβe" dal lato austriaco e la sua inaugurazione ufficiale avvenuta il 17 luglio 1959, sconfiniamo in territorio austriaco lungo una discesa inebriante e molto ampia fino alla risalita spezzaritmo fino al casello di Hochgurgl (punto di pagamento della strada per i veicoli motorizzati) che occupa al primo piano il "Top Mountain Motorcycle Museum".

Ci troviamo nella Ötztal, valle il cui nome ricorda Ötzi, l'uomo preistorico rinvenuto all'interno dei confini italiani nell'area del gruppo montuoso del Similaun. La discesa è ampia e ripida, con diversi impianti a fune che passano sopra la sede stradale, indicando una vocazione prettamente invernale di questa vallata. Una strada molto filante che scende a Sölden, località invernale moderna nota per la Coppa del mondo di sci alpino. Troviamo casualmente una pista ciclabile a tratti sterrata che ci permette di eviatare la strada trafficata. È un piacere affrontare questi saliscendi tra cascate e paeselli con le abitazioni in legno; seguendo le indicazioni di questo piacevole percorso ciclabile, ci fermiamo a Östen, nei pressi della graziosa chiesetta "Kirche Maria Schnee Umhausen".

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Tappa 7: Östen – Völs

Lunghezza 55 km  |Dislivello 1250 m |Fondo stradaleAsfalto 95% - Sterrato 5%

Per raggiungere Innsbruck ci eravamo promessi che non avremmo fatto troppi fondovalle e infatti a Prato allo Stelvio avevo pensato, una volta fatto il passo Rombo, di salire anche a Kühtai, un luogo che da qualche anno mi ispirava in quanto alcuni miei amici vi si erano recati per praticare escursionismo. Quindi, una volta scesi a Oetz per una colazione, ci siamo trovati davanti il cartello che indicava 16 km! Caspita, allora deve essere proprio una salita lunga e interessante! La salita è dolce, il peso dei bagagli molto meno, ma con il rapporto agile e lo spirito del cicloturista un po' folle, si pedala spensierati...spensierati fino al primo 15% quanto meno.

Onestamente mi ero immaginato una salita alpina molto affascinante, però sono stato smentito, a riprova che i sogni sono completamente diversi dalla realtà, nell'uno o nell'altro caso. Dopo alcuni impegnativi tornanti, affrontati insieme ad alcuni local con la bici da corsa che mi guardavano come un alieno con tutto il peso che mi portavo appresso, raggiungiamo il piccolo borgo di Ochsengarten. La strada spiana per fortuna, ma superato il ponticello, eccolo un altro 15%...certo che ci stiamo scegliendo bene le salite! Con tenacia superiamo l'ulteriore dislivello fino a raggiungere la quota del bacino artificiale di Längental, da cui un ulteriore strappo rettilineo ci porta al "villaggio" di Kühtai (2020 m), un agglomerato di edifici a vocazione sciistica; all'italiana, una sorta di passo del Tonale.

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Wurstel e patatine fritte ci accolgono in un contesto turistico poco affollato in questa giornata. Con la pancia piena ci tuffiamo in una discesa quasi illegale, da più di cento orari per chi ha coraggio con la bici da corsa, da "soli" sessanta orari per noi turisti che non facciamo gare! Ci fermiamo pure ad una festa di paese a Gries in Sellrain per ascoltare la musica della banda e cercare di comprendere la cultura locale basata sulla tradizione. Con una discesa filante raggiungiamo il campeggio di Völs, alle porte di Innsbruck.

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Tappa 8: Völs – Zell am Ziller

Lunghezza 73 km  |Dislivello 250 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

Dopo una giornata orientata sul relax e sulla visita della città di Innsbruck, le nostre strade si dividono: Flavio rientra a casa attraverso il Brennero e il passo Pennes con un'ultima tratta in treno, mentre io decido di sfidare l'ignoto senza il supporto di alcuno e proseguire il mio giro delle Alpi in bici verso oriente.

Acquistata una tenda monoposto a Innsbruck procedo lungo la ciclovia dell'Inn tra lo scorrere impetuoso del fiume che nasce alle porte di Sankt Moritz e si getta nel Danubio qualche centinaio di chilometri più a nord – est. La ciclabile è molto gradevole e permette di percorrere una vallata ampia e verdeggiante al cospetto di diverse montagne alte più di duemila metri e impreziosita da paesi caratteristici e campanili che svettano nell'aria. Decido più volte di fare delle deviazioni per visitare questi magnifici borghi come Swhaz. Una panchina a bordo della ciclabile è quello che fa per me per un pranzo al sacco; mi fa strano pedalare per una mattina facendo solo 35 chilometri, eppure questi sono i ritmi che mi sono imposto, perché viaggi cicloturistici o in bikepacking non sono degli sport violenti ma hanno bisogno di lentezza per nutrire l'anima di emozioni e conoscenza.

A Maurach svolto a destra per entrare nell'ampia Zillertal, anch'essa per fortuna dotata di una ciclabile fuori dalla strada valliva che trovo molto trafficata in questo mese di agosto. Anche qui le deviazioni sono d'obbligo, perché le architetture di ogni singolo paese sono così particolari che mi destano così tanta curiosità. Tra saliscendi inventati e soste fotografiche arrivo a Zell am Ziller e mi siedo di fronte al campeggio, quasi senza notarlo. Ecco, hai già capito dove passerò la notte.

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Tappa 9: Zell am Ziller – Bruck an der Großglocknerstraße

Lunghezza 118 km  |Dislivello 1350 m |Fondo stradaleAsfalto 95% - Sterrato 5%

Stamattina ha inizio la tappa che reputo la più bella, la più stancante e anche la più demenziale per come si è conclusa. Grazie ad una meteo fantastica infatti ho potuto godere di panorami incredibili,  però mi sono ostinato a pedalare per troppi chilometri con il solo fine di concludere la tappa alla base del Grossglockner. Ma perché?! È vero, il giorno successivo avrei affrontato il "mostro" ma con una gamba ko; peraltro sarebbe arrivato anche il brutto tempo! Una cosa insensata, ma che fa parte del gioco del viaggio e dell'improvvisazione che oggi hanno trovato la loro massima espressione.

Parto dal campeggio e dopo duecento metri di pianura la strada comincia a salire verso est. Dopo un paio di tornanti mi affaccio sulla vallata fotografando la pregevole chiesetta "Maria Rast". Dopo una colazione a base di the verde e biscotti in un bar a fianco della strada, proseguo spensierato tra mille soste fotografiche e ammirando il bosco fitto circostante. Dopo 17 km arrivo al laghetto di Gmünd e al paese turistico di Gerlos. Nell'ultima parte di salita raggiungo due ragazze olandesi partite da Amsterdam e dirette a Trieste, sempre sulla sella della loro bicicletta ma senza mai fermarsi, neanche nei punti panoramici. Boh! Due giorni dopo le avrei riviste, sempre con lo stesso piglio.

Il lago Durlaßboden è fantastico e di un colore azzurro intenso, con i ghiacciai scintillanti alle sue spalle; bisogna fare il periplo ad ogni costo! Saranno dieci chilometri bellissimi tra asfalto, sterrato e sentiero (ops: il sentiero andrebbe affrontato al contrario come indicato nei cartelli, ma non potevo tornare indietro e quindi dove possibile e in presenza di escursionisti procedevo con la bici al mio fianco...il solito italiano avranno pensato!). Continuo sulla Gerloss Hochalpenstraße e dopo qualche chilometro arrivo al casello, punto di pagamento del pedaggio per i mezzi motorizzati (in Austria le strade alpine hanno questa caratteristica, che per fortuna non riguarda il ciclista).

Affronto la prima parte di discesa, ripida e tortuosa, e al primo punto panoramico mi fermo per ammirare la bella e infinita valle che ora attende di essere percorsa, nonché il simbolo di questa strada alpina: Krimmler Wasserfall, le cascate più alte d'Austria con un triplice salto per un totale di 380 metri, all'interno del parco nazionale degli Alti Tauri. Superata questa meraviglia naturale mi innesto sulla ciclabile dei Tauri, galvanizzato da ciò che mi avrebbe aspettato ancora dopo tutte le meraviglie vissute fino a quel momento. La ciclabile è bella: la prima parte è sterrata, poi diventa asfaltata e ha il pregio di entrare nei vari paesi al fine di poterli visitare o semplicemente attraversare. La vista sull'innevato Grossvenediger è incredibile, in fondo ad una valle profonda e incassata. Per poter vedere il Kitzsteinhorn e i suoi impianti di risalita che permettono ai turisti di appoggiare i piedi a quote superiori a 3000, dovrò attendere un bel po', praticamente quasi al termine della tappa odierna. Tappa che si conclude alle 19:30 (il mio motto è: sfruttare l'intera giornata), con le gambe stracciate e con la sorpresa di pagare più di 30 € per una piazzola tenda.

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Tappa 10: Bruck an der Großglocknerstraße – Fusch an der Großglocknerstraße

Lunghezza 23 km  |Dislivello 100 m |Fondo stradaleAsfalto 90% - Sterrato 10%

La giornata è cupa, pioviggina come da pronostico e le intenzioni si limitano semplicemente al periplo del lago Zeller e alla visita del suo centro più importante, Zell am See. La giornata passa tra uno spuntino sul lago nel momento di cessata pioggia a una pedalata per inerzia fino al primo supermercato per far provviste. L'obiettivo per il giorno seguente è già da giorni individuato, quindi è giusto portarsi alla sua base, nel campeggio più strategico. La scelta cade sul campeggio di Fusch, dopo aver percorso un'inaspettata ciclabile a bordo strada nell'omonima valle. Sono uno stradista nato ma arrivato nel regno delle ciclabili e dei percorsi dedicati comincio a provare, almeno in questa vacanza, un certo odio per le strade... che strana è la vita!

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Tappa 11: Fusch an der Großglocknerstraße – Lassach

Lunghezza 59 km  |Dislivello 2000 m |Fondo stradaleAsfalto 95% - Sterrato 5%

Una cena a base di gröstl e strudel è l’ideale per immagazzinare energie necessarie per domare il mostro, ovvero il termine che io utilizzo per indicare la Großglockner Hochalpenstraße, la strada alpina austriaca ritenuta la più bella, anche se io aggiungerei la più faticosa e intensa. Lungo i primi chilometri del fondovalle salgo gradualmente e senza forzare, perché basta poco o nulla per andare fuori giri nei chilometri successivi, peraltro con 32 kg da spingere.

Arrivato a Ferleiten, sede del costosissimo casello (solo per i mezzi a motore), si materializza davanti ai miei occhi un vero e proprio muro, una salita tremenda da fare a velocità di 5-6 km/h. Sfruttando un passo costante e gestendo con minuziosità le energie fisiche. Non ho parole, è una salita decisamente dura e costante nelle pendenze, con continui cartelli appariscenti che mostrano il 12%, anche se secondo me in vari tratti il 15% non è un miraggio. Alla fin dei conti, dopo un paio di brevi soste fotografiche e tornanti estenuanti giungo con una freschezza incomprensibile alla fine della prima parte di salita, Fuscher Törl; il tempo è brutto, la pioggia mi ha accolto a braccia aperte e la nebbia incombe sull'Edelweiß Spitze, il punto più alto con i suoi 2572 m di quota.

Decido di non affrontare questa deviazione perché il cielo è completamente coperto e non mi appagherebbe in alcun modo visto il panorama compromesso sulla vetta più alta dell'Austria. Pazienza, ma non dispero perché c'è ancora da divertirsi. Dopo una breve discesa ad un laghetto mi aspetta una salita, dolce ma pur sempre salita; non si suda e la temperatura è sui 10 gradi scarsi all'Hoctor, ma grazie al mio abbigliamento antipioggia e invernale non provo freddo. La soddisfazione è enorme, i ricordi della fatica provata 10 anni prima con la bici da corsa dal versante che ora mi appresto a scendere, unitamente alle emozioni di oggi, resteranno impressi definitivamente nella mia mente. Il mostro è domato!

Non resta che divertirsi lungo una discesa velocissima, una breve risalita al Kasereck e poi solo discesa lungo la ciclabile che corre a fianco del torrente Möll in Carinzia, tra campanili, cascate e paesaggi bucolici di fondovalle, oltre ad un campeggio pronto ad accogliermi.

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Tappa 12: Lassach – Bruggen

Lunghezza 65 km  |Dislivello 500 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

Altra tappa interlocutoria, come tutte del resto: dove si va? Adesso che il mostro è alle spalle, mi sento più rilassato ma devo scegliere tra la Nockalm Hochalpenstraße o strade differenti: sicuramente dove non piove. Salgo all'Iselsbergpass e scendo a Lienz, pronto per la sua visita. Il caos e la pioggia che mi sta inseguendo mi fanno capire che sarà meglio fare quattro foto e svignarsela. Lasciando alle spallle la ciclabile San Candido – Lienz, procedo lungo la ciclabile della Drava seguendo il corso dell'omonimo corso d'acqua, anch'esso affluente del Danubio.

La vista sulle Dolomiti di Lienz non è eccezionale dal fondovalle (c'è anche brutto tempo e le vette sono coperte) ma tutto sommato pedalo con continuità tra paesaggi agresti e paesi variopinti. Condivido pure qualche chilometro a saliscendi con due ragazzi trentini in bicicletta intenti a raggiungere Spittal in giornata. Alla fine desistono e tutti e tre entriamo nel primo b&b a disposizione. Il tempismo è  perfetto: appena varchiamo la soglia comincia a piovere, una risata e un brindisi con "birra surprise" sistema tutto.

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Tappa 13: Bruggen – Matschiedl

Lunghezza 57 km  |Dislivello 1300 m |Fondo stradaleAsfalto 75% - Sterrato 25%

Oggi vado a vedere il fiordo! Per raggiungerlo però devo salire per qualche chilometro e la strada presenta tratti al 15%! Ormai convinto al 100% che involontariamente mi troverò sempre al cospetto delle salite dure (e per ironia della sorte sarà così per tutto il restante viaggio), imposto un'andatura tranquilla fino alla deviazione per il famoso Weißensee, un lago dalla forma allungata e dai versanti molto scoscesi, alla stregua di un vero fiordo norvegese, ma però non è servito da una strada che permetta di raggiunegre il lato opposto. Quindi decido di percorrere la strada che  costeggia la sua sponda meridionale fino al suo termine, scoprendo all'istante dell'esistenza di una strada sterrata che mi permetterebbe di raggiungere il mio scopo.

Mi ci butto a capofitto, facendo una salita da mtb ripida e sconnessa, riuscendo pure a stare in scia di qualche e-bike. Per fortuna monto degli pneumatici antiforatura, gli Scwhalbe Marathon Plus Tour per la precisione, pesanti ma funzionali anche su queste varianti pazzerelle. Tra uno strüdel al rifugio e vari saliscendi impegnativi raggiungo l'estrema punta orientale di questo magnifico lago incastonato nelle alpi austriache. Sono le 17:30 ma voglio ancora pedalare: lascio alle mie spalle il grazioso campeggio sul lago e mi dirigo verso una strada solitaria e a traffico nullo fino a Farchtensee, un lago immerso in una natura incontaminata dove solo il suono dei campanacci delle mucche rompe il silenzio assordante di questo angolo misterioso. Dal valico di Boden mi tuffo in discesa, fulminato dai cartelli recanti il pericolo di presenza orsi e successivamente un muro al 16% mi avvicina all'ultima fatica di giornata, Windische Hohe, un valico secondario tra pascoli e paesaggi bucolici. Un chilometro di discesa mi separa da una struttura che mi ospiterà per la notte.

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Tappa 14: Matschiedl – Drobollach am Faaker See 

Lunghezza 43 km  |Dislivello 500 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

Ogni tanto dormire in struttura permette di rigenerarmi a dovere e il contatto con le altre persone va ad impreziosire questo mio viaggio. Sostituito il filo del cambio (per fortuna ho deciso di portare con me un'officina con tutto l'occorrente: 1,8 kg di vitale importanza) e vestito a dovere per la pioggerella che sta cadendo, mi dirigo a Villach seguendo un itinerario particolare: stando alto sulla Untergailtal giro a sinistra verso Bad Bleiberg, una località turistica nota per Terra Mystica, un vero e proprio museo sulla vecchia attività estrattiva: sette miniere con spettacoli multimediali sull'origine della terra, una ruota idraulica replica del 1831 e molto altro.

Scendo verso Villach tra un acquazzone e un altro, ma per fortuna la meteo si aggiusta in tempo per poter visitare questa città attraversata dalla Drava e da ciclasbili di alto livello, con ponti ciclabili alla strgua di quelli stradali, immagino dai costi elevati ma tali da giustificare una vocazione turistica basata sul cicloturismo. La città è bella e ne è valsa la pena farci passare questo giro delle Alpi in bici. Percorrere la ciclabile lungo il fiume è veramente rilassante e ti fa entrare in una dimensione europea. Dopo pochi chilometri mi trovo al campeggio di Drobollach, di fronte al Faaker See.

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Tappa 15: Drobollach am Faaker See  – Gozd Martuljek

Lunghezza 55 km  |Dislivello 850 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

Oggi esco dall'Austria per fare una fugace incursione in Slovenia. L'interesse per tale nazione è rivolto ad un passo molto particolare di cui Flavio mi aveva parlato tanto. Una volta accantonata l'idea di pedalare sulla Nockalm, l'unico modo per avvicinarsi alle montagne del Triglav è sicuramente la scalata del Wurzenpaß (1073 m). Ti lascio immaginare le pendenze! Oltre al fatto che sbadatamente ho seguito la strada principale senza rendermi conto della presenza di una secondaria più sicura per il ciclista, mi avvicino all'attacco della salita scoprendo che un cartello indica un bel 18%!

Salgo molto cautamente e ad un certo punto comincia a diluviare; ormai è troppo tardi per fermarsi, spezzare il fiato così sarebbe troppo deleterio e quindi continuo nella mia corsa. La strada fuma, vedo solo la striscia di bordo strada, le gambe bruciano ma non mollo. Onestamente mi sto ancora chiedendo come sia riuscito a fare mezzo chilometro al 18% carico come un facchino e senza riuscire a vedere oltre il mio naso! In cima i cartelli stradali dalla grafica curiosa sono eloquenti: invitano a scalare marcia dalla quarta alla prima!

Dopo un riposino poco sotto il Bunkermuseum, che ricorda un passato bellicoso durante il primo conflitto mondiale, mi godo qualche centinaio di metri di piano prima di raggiungere il fatidico passo lungo le sue ultime rampe. Una militare alla dogana mi guarda sorridendo, penserà sicuramente che sono un folle! Scendo a Podkoren ammirando la pista da sci che tante volte l'Albertone nazionale ha domato durante la coppa del mondo di sci alpino. Il pomeriggio passa all'insegna della visita dei laghi di Fusine tra le nebbie del Mangart, poi una passeggiata a Kranjska Gora e la successiva ricerca di un campeggio vicino, raggiunto in poco tempo attraverso la ciclabile.

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Tappa 16: Gozd Martuljek – Lago del Predil

Lunghezza 68 km  |Dislivello 1750 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

La sveglia suona alle 7 e mi ritovo con il cielo azzurro e il sole che illumina le dirimpettaie guglie del Triglavski Narodni Park. Mi dirigo a Kranjska Gora per fare colazione e finalmente mi trovo a tu per tu con quella famosa strada in salita che presenta dei tratti in pavè che ricordano la Via Tremola del passo del Gottardo, ma che rispetto a quest'ultima si sviluppano solamente tra l'inizio e la fine di ogni tornante. Il passo si chiama Vrsič e si trova a 1611 m all'interno dell suddetto parco il cui monte Tricorno, Triglav in lingua slovena, ne rappresenta la sua massima elevazione.

Un tripudio di calcare e di canaloni che presentano delle similitudini con le vicine Dolomiti. Superato il grazioso lago Jasna, la strada si inerpica per diversi tornanti lungo il versante sinistro orografico all'interno di un bosco molto fresco. Procedendo con molta calma e con lo spirito del cicloturista si sale gradualmente ma sempre con pendenze vicine al 10%. Tra uno scatto fotografico e la curiosità di scoprire questo angolo a me sconosciuto il tempo vola e mi ritrovo poco sotto il passo tra panorami indescrivibili. Gli ultimi tre chilometri in apnea mi permettono di raggiungere il passo, tra mille soddisfazioni. Qui incontro due giovani cicloturisti francesi che stanno compiendo una traversata molto articolata che alla fine li porterà lungo le coste della Croazia.

Il versante opposto è ancor più bello, con montagne imponenti e la sottostante val Trenta. La discesa è divertente e in un batter d'occhio sono a Trenta, a fianco del neonato Soča, il fiume Isonzo. La discesa si tramuta in pianura e la calura comincia a farsi sentire. La monotonia della strada viene interrotta da scorci sulle pozze del fiume, dalle acque cristalline. Prima di Bovec giro a destra e mi dirigo verso il passo del Predil, tenendo alla mia sinistra il monte Canin. Affronto gli ultimi chilometri con Lutz e Katharina, due giovani e fortissimi ciclisti di Monaco abituati alle Transalp e ai giri impegnativi in montagna, che in questo momento stanno affrontando in giornata la traversata Vrsič – Predil. Ci congediamo al lago del Predil - dopo esser rientrati in territorio italiano -, specchio d'acqua placido sulle cui sponde bivaccherò.

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Tappa 17: Lago del Predil – Paularo

Lunghezza 68 km  |Dislivello 1650 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

Ho ormai passato la boa del punto più orientale di questo mio giro delle Alpi in bici

Dalle placide acque del lago del Predil mi dirigo verso Sella Nevea, località turistica votata alle attività invernali. Lasciando alla mia sinistra il monte Canin mi appresto a scendere lungo il selvaggio Canale di Raccolana, una vallata a parer mio poco invitante che tra tornanti e brevi gallerie buie conduce a Chiusaforte, nel punto di innesto con l'Alpe Adria Radweg. Nella piccola stazione della vecchia ferrovia,  ora adibita a bicigrill e area relax con sdraio, c'è un viavai di cicloturisti, perlopù tedeschi. Percorro questa ciclovia verso nord e in poco più di dieci chilometri scopro una vallata sì attraversata da viadotti autostradali ma anche piccole gallerie caratteristiche e attraversamenti della vallata a picco sul fiume Fella.

Una volta raggiunta Pontebba mi fermo per fare uno spuntino ed è qui che faccio conoscenza con due ciclisti molto simpatici, Beppe e Ireneo, intenti con le loro bici da corsa fiammanti a fare la loro passeggiata vacanziera. Dopo aver chiesto loro alcune informazioni, mi inoltro nella valle dove scorre il torrente Pontebbana, intento alla scalata di un passo che ha attirato la sua attenzione nei miei confronti già da alcuni anni per il suo nome curioso nome: passo Casòn di Lanza. Qualche piccolo nucleo di case molto carine mi introduce in una valle che mi convince poco, vista la sua conformazione e la sua predisposizione alle frane. Nonostante ciò proseguo fino a che le pendenze, chiaramente, cominciano a diventare a due cifre.

I tratti al 15% non si risparmiano e provo una fatica immane a percorrere i duri chilometri che mi separano dal valico, complice anche un caldo afoso che è il chiaro segnale di un imminente temporale estivo. Non resta che fare una foto, mangiare uno strüdel al rifugio del passo e fiondarsi lungo una discesa molto ripida fino a Paularo, schivando un acquazzone tipicamente di montagna.

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Tappa 18: Paularo – Albergo Pradibosco

Lunghezza 72 km  |Dislivello 2500 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

Dal b&b trovato per caso la sera prima decido di percorrere le Dolomiti verso ovest facendo i passi meno conosciuti e più meridionali rispetto a quelli più blasonati e chiaramente trafficati in questo periodo estivo. Alla forcella del Lius conosco Thomas, un ragazzo che mi consiglia di fare la Panoramica delle Vette. Ci avevo già pensato ma non ero convinto: lui mi ha dato una spinta in più, anche grazie alla sua esclamazione: "Ah, ma io vi conosco, bravi, voi siete di Life in Travel! Complimenti per il giro e buone scalate".

Lasciando alla mia sinistra il poco invitante Zoncolan, salita che onestamente non farei mai sia per le sue pendenze micidiali che per il suo poco valore panoramico lungo tutte le sue rampe, affronto i tornanti verso il monte Crostis. È dura, fa caldo ma la traversata sterrata sul crinale è veramente appagante da un punto di vista panoramico, nonostante sia relativamente breve. La scelta di fare ancora più fatica è stata ripagata da una grande gioia. Freni alla mano, scendo a Comeglians tra i boschi distrutti da Vaia ed entro in val Pesarina, la valle degli orologi. La salita è dolce e il paese di Pesariis è molto carino, con diversi esempi di orologi disposti lungo le vie di questa frazione di Prato Carnico. Proseguo nella marcia gustandomi il silenzio del tardo pomeriggio fino all'arrivo al rifugio Pradibosco.

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Tappa 19: Albergo Pradibosco – Passo Duran

Lunghezza 83 km  |Dislivello 2400 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

La val Pesarina è stata pesantemente investita da Vaia e ciò è dimostrato da una porzione di bosco in parte alla strada su cui sembra sia passato un aratro. A dir poco devastante!

Salgo pian piano fino a giungere alla Sella di Razzo e alla vicina Sella Ciampigotto, lasciando alle spalle la valle che fa capo al lago Sauris. Il panorama è eccezionale con le guglie del monte Brentoni ad occupare gran parte della scena. Entro nel Cadore e ciò che mi innervosisce è il tratto, seppur breve, di strada trafficata tra Lozzo e Calalzo di cadore ma per fortuna arriva in mio soccorso la ciclabile delle Dolomiti che andrò a percorrere per un breve tratto, all'interno della valle d'Ampezzo.

La salita al passo Cibiana mi permette di ammirare l'Antelao e il Sassolungo di Cibiana con le sue guglie e pareti impressionanti. Anche questi gruppi dolomitici meritano veramente tanta attenzione, ma per fortuna la massa è ancora attratta dalle aree dove la spinta turistica è altissima, come Cortina d'Ampezzo, per cui qui si gode una relativa calma. Calma che assaporo nuovamente durante la giornata salendo al passo Duran, tra le grandi pareti della Moiazza e le cime di San Sebastiano. A conclusione della giornata un bellissimo tramonto sull'Antelao, che con le nuvole rosate sembra un vulcano in eruzione.

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Tappa 20: Passo Duran – Rifugio Refavaie

Lunghezza 74 km  |Dislivello 1750 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

Lascio definitivamente l'area del Pelmo e della Civetta entrando nell'Agordino con una bella vista sulle Pale di San Lucano e le più  lontane Pale di San Martino. Dal caotico centro di Agordo salgo alla Forcella Aurine. Lungo i suoi tornanti respiro l'aria selvaggia e solitaria che solo le cupe pareti del monte Marser sanno regalare. Sarei tentato di scendere nel canale del Misper, raggiungere il suo omonimo lago ma mi allontanerei troppo dalle montagne e i giorni di ferie cominciano a scarseggiare; è ora di fare il conto alla rovescia.

Dal passo Cereda scendo verso Transaqua, ammirando le vicine Pale di San Martino e il Sass d'Ortiga in val Canali che qualche anno fa avrei avuto la possibilità, pioggia permettendo, di salire con qualche tiro di corda. Da Transaqua a Imèr trovo casualmente un troncone di ciclabile, su cui chiaramente appoggerò volentieri le ruote della bici. Tra uno sparuto abete sul crinale funestato da Vaia e i boschi del passo Gòbbera ho anche l'occasione per essere investito da una lieve pioggia che mi accarezza le braccia madide di sudore. Il resto è solo valle del Vanoi, una strada piacevolmente pianeggiante che la solca fino al rifugio Refavaie, luogo del mio pernottamento e del cambio delle pastiglie dei freni.

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Tappa 21: Rifugio Refavaie – Passo Vezzena

Lunghezza 68 km  |Dislivello 2000 m |Fondo stradaleAsfalto 70% - Sterrato 30%

La scelta è una sola: quella di salire al passo Cinque Croci lungo una strada sterrata. Pedalando tra i profumi del bosco e salendo gradualmente, comincio a provare fatica... se avessi la mia MTB scarica sarebbe tutta un'altra cosa! La fatica si somma al dispiacere di non potere godere a pieno sole della meraviglia del Lagorai, catena montuosa porfiritica in mezzo ad una regione prettamente ricca di dolomia. Pochi tornanti, tanto bosco e finalmente arrivo allo scoperto con lo spettacolo offerto dalla malga Val Cion con la cima d'Asta sullo sfondo: una meraviglia, peccato che le nuvole rendano questo ambiente così cupo.

In breve e con un ultimo sforzo raggiungo il passo Cinque Croci, individuato da una piccola struttura metallica con cinque croci. Da qui vedo la cima Vezzena, occupata da un forte militare della prima guerra. Mi viene un'idea: perché non salire anche sul suo altopiano? Lungo la discesa prende sempre più forma questa idea, quantomeno per concludere in bellezza un viaggio incredibile con un'ultima salita. Percorro i boschi "tritati" della Val Campelle e scendo a Borgo Valsugana per un pranzo al bicigrill lungo la ciclabile della Valsugana. Da qui a Levico Terme è un attimo, lungo una ciclabile molto carina che si insinua tra le coltivazioni a meleto. Dopo qualche acquisto, compresa una bottiglia di coca cola da un litro, decido di fare la vecchia strada militare Kaiserjägerstrasse, che i trentini chiamano Menador probabilmente per la sua durezza.

La strada, molto panoramica e scenografica con alcune brevissime gallerie scavate nella roccia, permette di coprire un buon dislivello con pendenze che superano anche il 10% e con l'afa e il chilo di coca cola al mio seguito le cose si complicano un pochino. Raggiungo il punto panoramico sui laghi Levico e Caldonazzo dove una sosta fotografica è il pretesto per rifiatare, lungamente. Arrivo quindi in cima a questa salita e proseguo con altri tre chilometri fino al passo Vezzena, luogo di pernottamento e dove Vaia ha distrutto praticamente tutto.

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Tappa 22: Passo Vezzena – Rovereto

Lunghezza 54 km  |Dislivello 600 m |Fondo stradaleAsfalto 100%

È l'ultimo giorno e devo onorarlo con qualche chilometro, prima di concludere questo viaggio con un trasferimento in treno verso casa. Il clima è frizzante, il luogo è molto bello e quindi decido di fare qualche deviazione qua e là. Prendo la strada per Luserna fino a Millegrobbe, vicino ai percorsi della grande guerra e ai forti dell'altopiano. Con diversi saliscendi giungo a Lavarone, alta sulla val d'Astico, e attraverso l'ultima fatica, il passo Sommo, raggiungo Folgaria, meta turistica molto affollata nei weekend. Scendo in Vallagarina con una vista incredibile sul castello di Beseno, congiungendomi alla ciclabile dell'Adige fino a Rovereto, dove ufficialmente si chiude questa grande vacanza sui pedali.

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  • Le Terme di Bormio
  • Museo storico Carlo Donegani al passo dello Stelvio
  • Merano e le sue vie storiche
  • Una visita a Innsbruck tra monumenti storici e shopping
  • Escursioni all'interno del parco degli Alti Tauri
  • La strada alpina più famosa del mondo: Großglockner Hochalpenstraße
  • Lienz con la sua piazza principale
  • Pedalare sulle ciclabili austriache
  • In battello sul Weißensee
  • La citta di Villach con le sue ciclabili
  • Kranjska Gora e il lago Jasna
  • Un'esperienza cicloturistica sull'Alpe Adria
  • Le Dolomiti, patrimonio Unesco
  • i forti della prima guerra mondiale sull'altopiano dei Sette Comuni
  • Come raggiungo Bergamo? Con il treno - da Milano o Brescia - o con l'aereo atterrando all'aeroporto di Orio al Serio
  • L'itinerario è segnalato? L'itinerario non è segnalato quindi consigliamo di scaricare la traccia GPS
  • Sono presenti fontane o fonti d'acqua in generale? Lungo l'itinerario si trovano diverse fonti d'acqua soprattutto nei paesi
  • Com'è la qualità delle strade dell'itinerario? Il percorso è perlopiù asfaltato tranne alcuni settori sterrati e la presenza di diverse ciclovie che ti permettono di pedalare in tranquillità fuori dal traffico
  • Lungo il percorso, soprattutto nelle città più turistiche, non mancano strutture ricettive per l'accoglienza, Visita i portali Airbnb per Merano, Innsbruck, Lienz, Villach
  • Porre attenzione alle leggi austriache, italiane e slovene in merito alla possibilità di fare campeggio libero o bivacco
  • La cucina friulana propone piatti della tradizione come zuppe di cereali e verdure, il prosciutto di San Daniele, Carmons e Sauris e il formaggio Montasio
  • la cucina austriaca propone gröstl, tafelspitz e i famosi knödel (canederli)
 
 
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Leo

ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.

EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.